Fiera Internazionale del Libro (1922)

Da Rivista Enciclopedica Contemporanea, dispensa di ottobre 1922.
di Giuseppe Signorini.

“Benché questa sia stata la prima volta che in Italia si è tenuta una Fiera del Libro, pure la proposta è vecchia di oltre un secolo. Fino dal 1814, la proposta fu fatta dal professore Maiocchi in un articolo della Biblioteca Italiana: e lo stesso Maiocchi ripeté il suo voto alla Sesta Riunione degli Scienziati italiani. Ora Domenico Tordi ci avverte (Tribuna, 22 giugno 1922) che anche G. P. Vieusseux si dichiarò favorevolissimo a quella proposta e che ebbe incarico di studiarne l’attuazione insieme con altri, pur concludendo che a quella si opponevano i diversi regimi doganali dei numerosi Stati italiani.
La Fiera internazionale del libro, inauguratasi il 7 maggio 1922 a Firenze, è dovuta, all’editore fiorentino Enrico Bemporad, il quale trovò incoraggiamenti ed aiuti nella Camera di Commercio locale, nel Governo e nel Comune, ottenne l’alto patronato del Re e riuscì ad aggregarsi in un Comitato esecutivo, oltre a letterati e uomini politici, anche autorevoli editori quali il Formiggini, il Sodini, Antonio Vallardi, Oliviero Franchi, Innocenzo Vigliardi, Simone Lattes, Fr. Perella, Luigi Pierro, Remo Sandron e Ettore Principato.
Nel programma della Fiera così erano indicati i fini che si proponevano i promotori:
«Sotto gli auspicii dell’Associazione Editoriale Libraria Italiana e con la cooperazione della Fondazione Leonardo per la cultura italiana, la Fiera internazionale del Libro ha lo scopo di promuovere fra le nazioni la reciproca e diretta conoscenza della loro produzione libraria; di mostrare agli stranieri tutta l’attività tipografica ed editoriale italiana; di agevolare il commercio librario internazionale, oggi inceppato dai cambi e dai lenti e costosi trasporti e lo scambio di traduzioni; di restituire, coi diretti confronti imposti da una fiera, definiti caratteri nazionali all’arte tipografica e alla decorazione del libro; di onorare in ogni modo il libro come il più potente e rapido veicolo di cultura e di umanità, anzi come il più sicuro legame fra il passato e il presente, e la più durevole testimonianza della nostra civiltà davanti all’avvenire».

La scelta dei locali adibiti alla Fiera è stata delle più felici.
A Porta Romana, nel Giardino di Boboli e precisamente nelle scuderie reali fatte espressamente costruire da Vittorio Emanuele II, quando Firenze fu capitale d’Italia, si sono riunite le Mostre del libro moderno delle singole nazioni, quella della legatura industriale, del cartellone, dell’applicazione della fotografia alle arti grafiche, e delle arti grafiche in genere, Al secondo piano del Palazzo Pitti, il quale, come si sa, è stato adibito anche a sede della splendida Mostra dei pittori del seicento e del settecento, hanno trovato posto la Mostra degli illustratori e decoratori del libro, la Mostra storica della legatura artistica, la Mostra del libro antico.
Il Palazzo Nonfinito è sede della Mostra della Cultura Popolare e della Mostra cartografica.
Vera e reale importanza ha la Fiera veramente detta, a Porta Romana, sebbene purtroppo molti editori, e non tutti fra i minori, non abbiano creduto di esporvi la loro produzione. Bellissima e riuscitissima è la Mostra storica della legatura artistica, della quale la nostra Rivista si occuperà a parte. Le altre sezioni della Fiera, pur sempre utili e istruttive, non hanno certo corrisposto alle speranze dei promotori e ai nobili sforzi del comm. Giuseppe Fumagalli e di Enrico Barlucci, Direttore il primo e Segretario generale l’altro della Fiera.
Alla Mostra del libro antico, per esempio, gli espositori non sono che pochissimi: Ulrico Hoepli, che espone alcuni manoscritti miniati, autografi, libri a figure: la Libreria Detken Rockol di Napoli, Gaspare Casella pure di Napoli, Luigi Lubrano sempre di Napoli, Gilhofer e Ranschburg di Vienna.

Prezioso contributo alla Mostra ha dato il dott. Achille Bertarelli di Milano con i documenti iconografici per la storia del libro dal cinquecento alla metà del secolo XIX.
Egli ha distribuito il ricco materiale in quindici classi, che riferiamo, perché il lettore abbia un’idea adeguata delle cure sapienti poste dal Bertarelli nel raccogliere di importanti documenti, che offrono allo studioso tanta messe di osservazioni e di notizie.
Le insegne dei cartai milanesi dei secoli XVI, XVII e quelle dei tipografi italiani del secolo XVI formano le prime due sezioni. La terza, singolarissima, è dedicata ai venditori ambulanti di canzonette e di libretti dei secoli XVIII e XIX. E poi: indirizzi di librai, tipografi e legatori; esterni e interni di botteghe; editori calcografi; Litografia; Jalografia; Tessierografia; Cartiere; Legature editoriali del secolo XVIII per libri di preghiere e per l’Almanacco di corte; Copertine di quaderni per ragazzi dei secoli XVIII e XIX; Legature editoriali veneziane per opuscoli nuziali del secolo XVIII; legature editoriali per strenne, almanacchi, ecc., del secolo XIX; copertine di edizioni musicali.

Anche quanto è contenuto nella seconda sala costituisce una pari e invero importante della Esposizione. È un ricco materiale raccolto da Biblioteche e Musei Fiorentini, che concerne la storia del libro nelle sue forme più antiche e meno note. Accenniamo alcuno degli oggetti più notevoli: calchi di tavolette fittili con scrittura antichissima, papiri egiziani, iscrizioni etrusche, una tavoletta cerata in avorio su cui è scritto l’ alfabeto greco-calcidese, libri di preci copte, un dittico in bronzo contenente il congedo militare e la concessione della cittadinanza romana data ai veterani di Galba, contratti, decreti, frammenti dei secoli più antichi, conti in caratteri demotici scritti su coccio. Questo è materiale raccolto dal Museo Archeologico di Firenze.
Il R. Istituto di Studi superiori di Firenze ha concesso alla Mostra un manoscritto di foglie di palma in lingua e scrittura singalese, nonché altri manoscritti e facsimili persiani, indiani, sanscriti.
Delle sue molte ricchezze poi è stata larga la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. V’è un trattato astronomico di Alfragano nella traduzione ebraica di Giacobbe Ben Antoli (ms. membranaceo del secolo XV), il Corano ms. arabo di forma ottagonale, carattere naskhî microscopico conservato in scatoletta d’argento per portarlo al collo come amuleto, un Ricettario rabbinico, una collana, un rotolo membranaceo in testo etiopico contenente preci, nomi magici, formole contro malattie, iettature, demonii, spiriti maligni, incanti.

Il Museo Nazionale di Antropologia espone fra le altre cose due libri su scorza di albero trovati a Sumatra, i quali contengono consigli sul far la guerra, sul modo di scoprire i ladri, sulla cura delle malattie, nonché un libro di preghiere di un prete abissino trovato nei dintorni di Keren e una collana con rotolo di preghiere appartenente a donna abissina dell’Asmara.
La sala terza di questa Mostra del libro antico è dedicata, non sappiamo con quanta opportunità e tempestività di luogo, a una raccolta Dannunziana dovuta al prof. Nello Puccioni, il quale dichiara di aver messa insieme la raccolta non per semplice sentimento di bibliofilia, ma con lo scopo preciso di riunire il materiale necessario allo studio dell’intera opera del D’Annunzio, studio che si considera (continua il raccoglitore) non doversi limitare ad un’indagine puramente filologica, ma alla evoluzione e al perfezionamento continuo dello stile e dell’ispirazione.
La collezione comprende le edizioni esaurite e quelle fuori di commercio, i manifesti lanciati su Vienna, i proclami del periodo fiumano, la prima novella pubblicata sul «Fanfulla della domenica», la prima cosa comparsa per le stampe.
E con questa terza sala si compie la Mostra del libro antico, la quale purtroppo, se raccoglie del materiale prezioso e raro, non ha avuto dai nostri librai antiquari e dagli amatori del libro antico l’incoraggiamento che meritava.
La Mostra degl’illustratori e decoratori del Libro neppure ha numerosi espositori. Molti dei valenti e dei notissimi mancano: d’altra parte fa piacere di scoprire artisti nuovi, quasi sconosciuti, che si affermano con saggi veramente buoni.
Questa Mostra ha un catalogo a stampa che è stato compilato con molto amore da Mario Tinti, A. Forti, e Carlo Cainelli, al quale rimandiamo il lettore, dovendo affrettarci a dar conto, sempre sommariamente, delle altre sezioni della Fiera.

Aggiungerò che la Mostra degl’illustratori e decoratori occupa undici sale.
Al Palazzo Nonfinito, la Mostra della cultura popolare raccoglie il materiale, che non è certo né numeroso né svariatissimo, in otto sale.
Bella e istruttiva è la parte dedicata alle Biblioteche popolari. Noto fra gli espositori la Federazione delle Biblioteche popolari e tra le sue federate le Bibliotechine del reduce, l’Opera delle Biblioteche popolari della Sardegna, quella del Manicomio Provinciale d’Arezzo, l’Istituto delle Biblioteche popolari milanesi, la Biblioteca del 26° Reggimento d’Artiglieria, la Biblioteca Operaria del Cotonificio Cantoni, l’Unione Provinciale delle Biblioteche popolari milanesi.
Fa piacere ed è ragione di grande conforto la varietà di forme assunta in molte parti d’Italia dalla diffusione del libro. Ma quante regioni e quante province qui sono assenti lasciando nell’animo il dubbio che la propaganda efficace della cultura fatta per mezzo del libro non abbia ancora trovato i suoi apostoli!

La seconda sala è occupata dalla Federazione delle Università popolari, della quale sono espositori l’Università di Milano, con specchi sinottici e pubblicazioni di propaganda e di cultura, quella di Novara, di Palermo, di Grosseto, di Padova, di Parma, di Prato. Altre Università popolari trovano posto nella sala settima e sono quelle di Siena, Firenze, Bagnacavallo, Treviso, Trieste, Roma, Mantova.
Una sala è anche destinata agli editori di opere indirizzate alla cultura popolare. Sono il Bemporad, il Casella, la Voce, Bellorte, Sandron, Paravia, Bartolozzi di Lecco, la Società anonima «Nostra edizione» di Trieste, la Narodna Tiskarna di Gorizia, la Libreria Editrice della Società Tipografica Cattolica di Gorizia, la Società Nuova Magistrale «Slemsek» di Lubiana, J. Stedka di Trieste e Mladika di Trieste, tutte case editrici che hanno approfittato della Fiera per mettere in mostra la loro attività in pro della cultura slava. Altri espositori sono il giornale settimanale di Genova «Lo scolaro», l’editore Rocco Janin di Donnaz (Torino) che pubblica libri propri, Raffaele Gori di Bologna, Adriani Augelini di Perugia, e Ida Falorsi Sestini.
Le nazioni estere concorrenti a questa mostra della cultura popolare non sono che la Russia con libri popolari e infantili, fotografie di scuole, educatorii, ecc., poi la Romania con libri pure popolari e la Svizzera col Bureau International des Ecoles Nouvelles, editore della rivista «Pour l’Ere Nouvelle».
Milano, sempre prima in tutto, oltre a quanto già abbiamo indicato, espone le pubblicazioni e la rivista dell’Unione Italiana dell’educazione popolare, la bibliotechina, il materiale scolastico e le relazioni dei Gruppi d’ azione delle Scuole del popolo, il periodico per il contadino e altri volumi dell’Istituto italiano per il libro del popolo, gli apparecchi cinematografici e per proiezioni fisse dell’Istituto italiano per le proiezioni luminose, i cataloghi, i modelli, gli statuti della Federazione italiana delle Biblioteche circolari, una bibliotechina del Comitato Lombardo, Bibliotechine per la nuova Italia, le fotografie, le tessere, i distintivi, i quadri sinottici, i periodici, le pubblicazioni della Unione Operaia escursionisti.

La Società Margherita di patronato per i ciechi espone il catalogo della sua Biblioteca in rilievo per i non veggenti, una macchina tipografica. per la stampa in caratteri Braille, ecc.; l’Istituto Vittorio Emanuele per i ciechi in Firenze espone pure materiale speciale per l’istruzione dei privi della vista.
Ci è piaciuto di vedere in questa Mostra anche la Associazione nazionale per gl’interessi del mezzogiorno d’ Italia, che risiede in Roma, la quale attesta dei suoi progressi e dello svolgimento dell’opera sua con carte murali, pubblicazioni e relazioni.
Altre importanti istituzioni di cultura sono l’Istituto Nazionale per le Biblioteche dei soldati di Torino, il Consorzio Nazionale per biblioteche pure di Torino, l’Istituto Giosuè Carducci di Como, la Procultura di Firenze, la «Via Nuova» comitato apolitico educativo di Bologna.
Ricordo infine la Biblioteca di bordo della Sezione di Genova della Società Dante Alighieri, la Società per le Bibliotechine per le scuole elementari, le Biblioteche popolari di Ragusa, e comunali di Firenze, le pubblicazioni della Società operaia di Pola, la scuola Cesare Battisti di Catania, l’Istituto italiano d’igiene, previdenza e assistenza sociale di Roma, le Università popolari di Siena, Firenze, Bagnacavallo, Treviso, Trieste, Roma, Mantova, le produzioni artistiche e le pubblicazioni popolari d’arte della I. D. E. A.
In questa medesima sede (Palazzo Nonfinito) la Mostra cartografica appare di grande importanza per il ricco materiale, che non può essere esaminato senza ammirazione e senza utili e istruttivi confronti.
L’ Italia è rappresentata dalle pubblicazioni dell’Istituto Idrografico della Regia Marina, dalIstituto Geografico De Agostini di Novara e dalle superbe carte, dai plastici e dalle pubblicazioni varie dell’Istituto Geografico Militare.
Con l’Italia concorrono il Portogallo, che espone le carte del Deposito della Guerra e della Direzione Generale dei lavori geodetici e del Ministero delle Colonie, nonché delle Missioni geodetiche e idrografiche del Ministero delle Colonie, la Spagna con le carte del Corpo di stato maggiore, il Belgio con le pubblicazioni dell’Istituto Cartografico Militare, la Repubblica Ceco-Slovacca pure con lavori dell’Istituto Geografico Militare, l’Inghilterra con planisferi e carte di due editori, gli Stati Uniti d’ America con le pubblicazioni della Sopraintendenza dei laghi settentrionali e dell’Ispettorato geologico, coi rilievi del Servizio Topografico Geologico e con quelli del Corpo degl’Ingegneri dell’esercito, la Norvegia, il Giappone e la Francia, quest’ultima con pubblicazioni del Servizio geografico dell’armata.

Tutto questo corredo di carte non può non interessare gli studiosi in genere e quelli di geografia e i militari in particolare, giacché difficilmente si può offrire insieme raccolto tanto completo materiale cartografico per comparazioni e studii di alta importanza.
Ed ora occupiamoci della Fiera la quale, come sì è detto in principio, ha sede nel Palazzo della pace in Boboli, con ingresso da Porta Romana.
La Fiera comprende per l’Italia la legatura industriale, la mostra del Cartellone, e il libro moderno. Per il libro moderno hanno sezioni la Francia, la Germania, l’Inghilterra, la Spagna, la Polonia, l’Ungheria, gli Stati Uniti di America, la Rumenia, la Russia. V’è poi una sezione mista, una per le applicazioni della fotografia alle arti grafiche, e una per le arti grafiche in genere.
Nove, pochi cioè, sono gli espositori della legatura industriale; ma si può applicar loro in compenso il noto adagio «pochi ma buoni».
Oltre alla mostra dello Staderini, ormai notissimo, troviamo splendide legature artistiche eseguite a mano di Dante Gozzi di Modena, di Luigi Parma di Bologna, di C. Clingler di Roma.
Belle anche e inappuntabilmente eseguite con gusto squisito le legature in cuoio di Armando Farina di Roma e di A. Casciani pure di Roma, nonché del Bertarelli di Milano. Il Barucci di Torino espone custodie e fodere artistiche per incunabuli.
La mostra del cartellone non è riuscita, lo confessiamo, a suscitare in noi il minimo interesse. Nulla o quasi nulla di nuovo. Molte cose grossolane, poco o punto disegno, scarsissima originalità, meschina applicazione di quelle conoscenze psicologiche che hanno importanza massima in chi vuol trarre vantaggio dalla suggestione, che la pubblicità deve esercitare sul pubblico.
Utile e ben riuscita senza dubbio è la serie di dieci cartelli «Igiene della vita» editi a scopo di propaganda dalla Croce Rossa italiana ed eseguiti da Alberto Pellegrini Micheli.
Nella mostra dedicata alle applicazioni della fotografia alle arti grafiche, i Fratelli Alinari, che hanno esposto in varie sezioni della Fiera, affermano la loro eminenza. Sono editori di circa 50.000 soggetti fotografici. Oltre a varii saggi di quell’importante collezione espongono meravigliose fotografie dirette a colori, nonché belle e importanti pubblicazioni artistiche.
Con gli Alinari, che si sono ora trasformati nella Società anonima I. D. E. A., concorrono la Fotomeccanica Fiorentina Gherardelli e Guadagni e C. autori di bicromie, tricomie, fotolitografie, ecc., lo Stabilimento Zincografico e Fotografico Giani, Testi e C., poi Alfieri e Lacroix di Milano, C. Anger e Goeschl di Vienna, lo stabilimento di fotoincisioni Alfani e Venturi.
Poca cosa anche questa, come si vede, che serve tuttavia a dar varietà alla Fiera.

Che dire poi della mostra delle arti grafiche in genere? Gli espositori non sono che sette, tra i quali occupa il primo posto la «Casa del Cellini» stabilimento d’arte di Mario Nelli che eseguisce artisticamente e con perizia inarrivabile medaglie, targhe, distintivi. Qui nella Fiera una bellissima macchina batte in faccia al pubblico le targhette commemorative della Fiera stessa modellate da uno scultore di valore C. Rivalta.
Le Scuole del libro di Milano e quella d’arte tipografica del comune di Bologna espongono saggi degli allievi. Caratteri tipografici espongono la Fonderia Etruria e riproduzioni le Officine Grafiche Leopoldo Baroni di Milano, Vincenzo Bona di Torino, e F. Ricco di Modena, che riproduce oggetti naturali e manufatti su lastre di qualsiasi metallo.
Entriamo ora nella Fiera propriamente detta.
La mostra più ricca è quella dell’Italia, nonostante molte inesplicabili assenze.
Nella galleria centrale espone le pubblicazioni di propaganda turistiche l’Ente nazionale per le industrie turistiche, che risiede a Roma. Il Comitato siracusano per le feste classiche, il Consorzio autonomo del Porto di Genova, la R. Calcografia vi hanno pure preso posto. Vi sono anche gli editori di musica e case editrici di arte come Bestetti e Tumminelli, Alfieri e Lacroix di Roma, «Itala Ars» di Torino, F. Ongania di Venezia, «L’Eroica» di Milano.
Nella galleria principale il libro italiano fa bella mostra di sé. Noi pensiamo che questa Fiera abbia fatto conoscere molte opere poco note e mostrato nella loro veste molti libri che pure erano noti ma non diffusi. Si ha l’impressione di una ricchezza di cui si ignorava la entità. Il libro italiano ha generalmente aspetto simpatico ed attraente. Messi qui accanto l’uno all’altro, queste migliaia di volumi parlano un linguaggio che conforta. Crediamo che abbiano fatto luce a molta gente e aperto orizzonti nuovi. Nulla giova per la conoscenza del libro più che vederlo, aprirlo, sfogliarlo: e molti editori hanno compreso questa grande utilità, mentre altri hanno rinchiuso i libri nelle vetrine.
Esce fuori del nostro programma il particolareggiato esame della nostra produzione libraria. Se qualche impressione si può avere a tutta prima è che le pubblicazioni di indole scientifica hanno poco sviluppo, che quelle scolastiche sono sovrabbondanti, che troppi editori pubblicano le stesse cose, facendosi concorrenza nel prezzo e nella veste del libro, che si pubblica troppa roba classica, la quale sarebbe desiderabile venisse novamente in luce soltanto quando si abbia da offrire lezioni nuove e commenti cospicui, che trascurata è quella letteratura facile, la quale dovrebbe essere diretta al ammannire cognizioni utili alle persone mezzanamente colte ed al popolo. La tendenza generale, lodevole certamente, è di far il libro bello: il che spesso si oppone alla possibilità di curare il libro utile.
Non tutti i grandi editori italiani hanno esposto. Roma è rappresentata dalla Libreria di scienza e lettere diretta dal dott. Giovanni Bardi, che è il proprietario della Tipografia del Senato; dall’Istituto di propaganda della cultura italiana dell’editore Formiggini, dagli editori pontifici Desclée e C., dalla Casa Editrice Rassegna internazionale, da Athenaeum, dalla stamperia Reale, dalla Società Italiana riproduzioni artistiche «Optima» e dalla «Universelle».
Milano, come è naturale, ha il maggior numero di espositori che sono:
A Mondadori, «Vita e pensiero», Dott. Francesco Vallardi, Soc. Ed. Unitas, Bertieri e Vanzetti, Treves, Anonima Libraria italiana, Associazione editoriale libraria italiana, Soc. Ed. «Avanti», Antonio Vallardi, Hoepli, Bottega di poesia.
Di Firenze hanno esposto: Giorgio e Piero Alinari, Bemporad, Sansoni, Barbera, «La Voce», Battistelli, Salani, Le Monnier, Altani e Venturi, Carpigiani e Zipoli, Ars nova, Libreria editrice fiorentina «La Nave», Egisto Shorgi, Olschki.
Torino ha concorso con Lattes, Bocca, Chiantore, Sten, Paravia, Utet, «Itala Ars».
Vi sono poi di Bologna Zanichelli e Cappelli, di Trieste l’Editoriale Libraria, di Napoli Federico e Ardia, Morano, Elpis e Idelson, di Siena Giuntini e Tipografia Sordomuti, di Palermo Giannitrapani e Sandron, di Livorno Belforte e Giusti, di Genova Annuario Grenerale d’Italia, Di Terliz e Ricci, di Venezia Ungania, «Estremo Oriente».
Altri espositori (e speriamo di non aver dimenticato nessuno) sono Draghi di Padova, Detti e Resciani di Greco Milanese, «Atanor» di Todi, Taddei di Ferrara, Perrella di Città di Castello, che accoglie anche le edizioni delle altre due Case editrici della stessa città «Il Solco» e «Leonardo da Vinci», Giannotta di Catania, Principato di Messina, Istituto italiano d’arti grafiche di Bergamo, Ferrari di Parma, Laterza di Bari.
Fra le mostre straniere, le più importanti sono quelle della Francia, della Germania e della Spagna: quella che ha destato maggiore interesse, almeno tra i visitatori spiccioli, è quella della Russia.
La sezione russa infatti è come un piccolo e importante museo storico: né il Governo espositore ha lasciato di approfittare dell’occasione per fare un po’ di propaganda bolscevica.
La mostra è stata ordinata dallo stesso Dirertore dell’Istituto editoriale di stato di Pietrogrado, I. I. Ionof.
Nel catalogo si legge: «Gli amatori dei libro ed i cultori dell’arte libraria potranno qui osservare non soltanto una scelta delle migliori edizioni stampate nel periodo rivoluzionario dall’ottobre 1917 ad oggi e rendersi conto altresì delle infinite difficoltà (guerra civile, blocco, carestia) attraverso le quali s’è venuta svolgendo l’attività editoriale della Russia dei Soviet».
Gli espositori sono relativamente numerosi, se non è abbondante la produzione.
Notiamo l’Istituto editoriale di stato, sezione di Pietrogrado e sezioni di Mosca, le edizioni dell’Internazionale comunista di Pietrogrado, le Edizioni della Filarmonica di Stato, il Commissariato del popolo par la marina, il Comitato per popolarizzare le pubblicazioni d’arte, l’Istituto tecnico scientifico, varie Cooperative, tra le quali una fra letterati e scienziati, e un’ altra che si intitola «Scienza e scuola». V’è tra gli espositori più notevoli anche la Casa editrice dei futuristi. In complesso gli espositori, sia pubblici che privati, di Pietrogrado sono ventiquattro, quelli di Mosca sedici.
La maggior parte delle cose esposte non sono libri, ma opuscoli, giornali, fogli volanti, materiale, come dicevamo in principio, da museo, tra il quale è importantissima la serie dei proclami, dei fogli volanti e dei giornali pubblicati durante il blocco su carta fatta con surrogati.
Dopo questa mostra della Russia, importante per la curiosità che desta, una delle sezioni che ci sembrano meglio riuscite è quella della Spagna, che ha avuto la fortuna di essere ordinata e diretta da G. Beccari, un degno amico della Spagna, scrittore italiano e traduttore di opere spagnole. Anche nella tecnica del libro, nella eleganza, nella praticità delle edizioni, la Spagna è molto progredita.
La Germania e la Francia hanno esposto il materiale più abbondante. La Francia ha concorso con centosei espositori, la Germania con centodue.
Dell’Inghilterra fu detto che non avrebbe partecipato alla Fiera, poi pervennero buone e belle edizioni di trentotto editori: ma le assenze, come si comprende, sono molte ed anche di editori tra i più noti.
La Polonia ha voluto dare, così si legge nell’elegante opuscolo «La Pologne a la Foire du livre de Florence» un segno manifesto del pensiero libero di una nazione liberata.
Espongono l’Accademia delle scienze di Cracovia, l’Istituto Nazionale di Leopoli, il Museo dell’industria e il Museo Nazionale di Cracovia, la Società editrice tra professori, la Società Storica di Cracovia, la Società per la conservazione dei monumenti, nonché venti editori privati, sette tipografi, cinque stabilimenti litografici, cinque legatori e la Società pittori e incisori polacchi.
Altra nazione che si rinnovella, sebbene impicciolita di territorio e che non ha voluto perdere l’occasione di farsi ammirare in questa Fiera, è l’Ungheria. Apprendiamo che l’Ungheria, nel 1904, quandola popolazione contava venti milioni di abitanti, pubblicò 3177 volumi, e che nel 1921, ridotti gli abitanti a 8 milioni, i volumi pubblicati furono 2318, per un quinto costituiti da traduzioni di classici stranieri.Troviamo fra le Società che espongono, l’Accademia ungherese delle scienze, la Commissione nazionale di monumenti artistici, la Società di filologia, il Museo di belle arti, la Società dei bibliofili ungheresi, la Società di arti applicate, la Sopraintendenza e Consiglio nazionale dei Musei e delle Biblioteche, la Società ungherese per gli affari stranieri, la Società di araldica e genealogia, l’Istituto nazionale di cartografia, il Consiglio nazionale di educazione, l’Istituto reale di geologia, il Museo di agricoltura, l’Archivio e Museo dell’armata, la Società, di storia naturale, il Consiglio di ginnastica e di sport, l’Istituto di ornitologia. Nella sezione dedicata agli Stati Uniti di America, gli espositori non sono che otto, tra i quali l’Università di Chicago, che ha raccolto qui i libri scolastici per lo studio della letteratura italiana e la Harvard University con pubblicazioni di storia, filologia, arte, filosofia, letteratura.
La Rumenia ha un’importante sezione. Delle istituzioni pubbliche espongono l’Accademia Rumena di Bucarest e il Ministero delle arti e dei culti, nonché la Casa delle scuole e delle chiese.
Varii sono anche gli editori privati, che espongono belle ed eleganti pubblicazioni. Tra queste meritano menzione la Biblioteca per tutti e la collezione Minerva. I volumi di questa collana sono rilegati in cuoio ed hanno copertine ricamate ad ago, una vera curiosità per tutti gli amatori del libro.
Ultima sezione è la Mista, che accoglie l’ Ufficio Internazionale del lavoro di Ginevra, l’Istituto internazionale d’agricoltura di Roma, il Pontificio Istituto biblico e un editore di Vienna.
In conclusione, la Fiera del libro, ottima idea, messa in atto in una città, che meglio di ogni altra in Italia pareva destinata ad accoglierla, se non è riuscita quale poteva desiderarsi ed attendersi, è sempre un avvenimento di grande importanza e come prima messe, dà molto bene a sperare per l’avvenire.
Una più intensa pubblicità, un maggiore interessamento da parte del Comune, una più lunga preparazione faranno sì un’altra volta che la Fiera di Firenze si avvicini sempre più alla fiera ormai celebre di Lipsia.”