Radiotelefonia umana: le «radio-onde» cerebrali (1926)

Da Secolo XX, Anno XXV, N. 1, gennaio 1926.
Di F. Savorgnan di Brazzà.

“Che il corpo umano in genere, ed i centri cerebrali e nervosi in particolare posseggono una misteriosa possibilità di esteriorizzazione, capace, in determinate, speciali condizioni, di trovare a distanza una risonanza in centri nervosi di altri individui, è cosa intuita da moltissimo tempo.
I fenomeni di telepatia, i sogni e le allucinazioni collettive, nonché molte esperienze d’ipnosi, dimostrano in modo indiscutibile, che il sistema psichico umano, in momenti di anormalità, può funzionare da intensa stazione radiante trasmettente e ricevente. Ciò faceva dire recentemente ad uno dei più grandi fisici viventi, l’inglese Olivier Lodge, una profezia che, in apparenza trascurabile, tocca invece i campi più ardui e più interessanti della scienza: «Io credo perfettamente attendibile l’ipotesi che verrà il giorno in cui si potrà giungere alla trasmissione diretta del pensiero da cervello a cervello».

“Apparecchio rivelatore di radio-onde cerebrali, capace di afferrare onde da uno a dieci metri.”

Profezia arditissima, tale da fare sorridere scetticamente i più, dato specialmente che ci troviamo, benché in modo promettente. ai primi inizii del più delicato dei campi di ricerche, in cui le possibilità di false interpretazioni hanno sempre abbondato. Le molteplici prove indirette hanno finora convalidato l’ipotesi dell’esistenza delle «radiazioni umane»; tuttavia mancava il mezzo sensibilissimo che ne confermasse, in modo rigidamente scientifico, l’esistenza. I documenti finora ottenuti non erano infatti tali da controbattere in modo definitivo le molteplici obiezioni degli avversari. Un breve riepilogo storico s’impone, tanto più che ebbi l’occasione di occuparmi in queste pagine dello stesso argomento una ventina di anni fa (I), primo ad aprire in Italia la discussione.
Nel 1890 un curioso tipo di studioso tedesco, il barone Reichenbach di Stuttgarda, affermava l’esistenza, negli esseri di organizzazione superiore, di un fluido vitale speciale, atto a manifestarsi fuori del corpo, fluido che chiamò «od». I dottori francesi Luys e Baradac tentarono nella stessa via senza risultato parecchie ricerche, finché nel 1896 il professore Jodko di Pietroburgo, usò uno speciale sistema elettrografico per fotografare queste emanazioni.
Documenti molto incerti, che vennero violentemente contestati.
Si giunse così al 1903, in cui, per una serie importantissima di esperienze, dovute ai due fisici francesi, Blondlot e Charpentier di Nancy, il problema sembrò d’un tratto prendere un nuovo orientamento. Si era all’epoca delle prime scoperte sui metalli radioattivi, e casualmente i due scienziati poterono verificare che certe materie fosforescenti aumentavano d’intensità luminosa quando erano avvicinate ad un nervo od a un muscolo in contrazione. Lo stesso si otteneva seguendo il midollo spinale, con aumento di luminescenza sopra i rigonfiamenti cervicali e lombari.
Charpentier chiamò i nuovi raggi, dalla sua città, «raggi N». Lo scrittore di questo articolo, che ebbe occasione di assistere a Nancy a più di un’esperienza, tentò pure alcune ricerche, le quali, però, benché promettenti, per circostanze varie, non poterono essere proseguite. Cercai di distinguere l’eventuale esistenza di una radiazione muscolare da quella cerebrale, proponendo per quest’ultima la denominazione di «raggi I».
Gli scettici di queste ricerche dichiararono che l’aumento di luminescenza di alcune sostanze fosforescenti era dovuta all’influenza di umori emessi dalla pelle in conseguenza dello sforzo.
In realtà ciò che mancava era l’apparecchio di squisita sensibilità, capace di registrare con sufficiente scrupolosità scientifica, se fossero esistite, le radiazioni emesse dal cervello e dai centri nervosi. Le nuove concezioni sulla materia e l’energia e le recenti scoperte sulla telegrafia e specialmente sopra la radiotelefonia, dovevano non tardare a fornire mezzi delicatissimi di ricerca: e le ricerche, iniziate con slancio, proseguono attivissime e sodisfacenti.

“Apparecchio rivelatore di radio-onde cerebrali, capace di rilevare onde da dieci a cinquanta metri.”

Sul principio del 1923, il professore Lasareff presentava all’Accademia di Scienze della Russia, una importantissima memoria in cui faceva la descrizione di un metodo indiretto permettente l’osservazione di correnti periodiche prodotte dai centri nervosi in azione. Concludeva affermando l’esistenza di onde elettromagnetiche della lunghezza caratteristica di 3000 km.

“Il prof. Ferdinando Cazzamalli, dell’Università di Milano, presso l’apparecchio con cui è riuscito a dimostrare l’esistenza di onde elettromagnetiche prodotte da eccitazioni cerebrali.”

Da queste ricerche è partito lo scienziato nostro, Ferdinando Cazzamalli, fin da quando era addetto al notissimo laboratorio di psicologia sperimentale del manicomio di Reggio Emilia. Compiendo delle ricerche con lo stenometro di Joire, si era persuaso che le deviazioni prodotte nell’apparecchio, alla presenza di un corpo vivo, non erano unicamente dovute a radiazioni termiche, ma che a queste si univa un agente ancora sconosciuto corrispondente a stati eccezionali dell’individuo, come sarebbe il caso di determinati accessi epilettici e di caratteristiche forme allucinatorie. Sopravvenuta la guerra, l’opera di medico al fronte interruppe ogni ricerca, ripresa poi, dopo le constatazioni del Lasareff.
Il Cazzamalli, con intuito veramente geniale, pensò, per controllare la teoria dello scienziato russo, di ricorrere alla lampada a tre elettrodi, all’audion, lo squisitissimo rivelatore di ogni vibrazione eterea.
Ed allo stesso tempo si preoccupò di procurarsi un «materiale umano», per sue particolari condizioni psicopatiche specialmente adatto a queste ricerche.

“Camera isolante costruita dal prof. Cazzamalli per le sue interessanti esperienze sull’esistenza delle radio-onde cerebrali: A, sportello d’ingresso; B, ventilatore; CC, filtri d’aria; E, porta d’ingresso.”

Restava però, per aver probabilità di afferrare la delicatissima vibrazione nervosa o cerebrale, la necessità di creare come sede di esperienze un’oasi di assoluto silenzio ondulatorio. Cosa non facile, lo spazio essendo continuamente solcato dall’incrocio di molteplici vibrazioni: telefonia senza fili, scariche atmosferiche, macchine elettriche ecc.
Il problema fu risolto costruendo una camera metallica, secondo il principio ben noto in fisica sotto il nome di «gabbia di Faraday». Ho avuto recentemente occasione di visitarla attentamente a Como, ove hanno luogo le esperienze. Essa è di dimensioni più che sufficienti per contenere un lettino destinato al soggetto da esaminare, un tavolo per gli apparecchi riceventi e di controllo, e due o tre esperimentatori. Dispositivi speciali, muniti di filtri a limatura di ferro, assicurano la circolazione dell’aria, senza pericolo che venga turbato l’isolamento.
Le ricerche furono iniziate con un apparecchio radiotelefonico ordinario a due lampade, sensibile ad onde da 300 a 4000 metri, ma i risultati furono pressoché insignificanti, ciò che si verificò pure facendo uso di un apparecchio a galena.
Si pensò quindi di spingere le ricerche con apparecchi capaci di rivelare onde sempre più corte. Per costruirli fu necessario di superare più di una difficoltà tecnica. Per giungervi il Cazzamalli si è aggiunto un valentissimo tecnico del ramo, Mario Rosasco, ormai prezioso collaboratore. Si giunse così a due speciali ricevitori sensibilissimi, a due lampade capaci, il primo di rivelare onde da 10 a 1000 metri, il secondo da 1 a 10 metri.
Come ho detto prima, i soggetti sono stati scelti fra malati nervosi, di cui le facoltà mentali possono essere sovraeccitate, come il caso degli allucinati, degli epilettici, dei neuropatici ipnotizzabili. Fu specialmente sottoposta a replicate esperienze una certa signorina Maggi, nota per curiosissime facoltà chiaroveggenti e telepatiche.
Quando un soggetto viene rinchiuso nella camera d’isolamento con il viso rivolto verso il quadro ricevitore radiotelefonico, e si provoca per mezzo dell’ipnosi una sovraeccitazione d’idee, nel casco telefonico, gli esperimentatori odono dei rumori simili a segnali radiotelegrafici, rumori che cessano al risvegliarsi del soggetto. Quando le allucinazioni del soggetto diventano più intense, secondo il Cazzamalli, si odono al ricevitore dei fischi e delle note modulate simili a quelle di un violino in sordina, dolci come quelle di un violoncello.
Tutte le numerosissime esperienze sono state eseguite con le più scrupolose precauzioni scientifiche, in modo da eliminare qualsiasi eventuale causa di errore. Ciò ha permesso di giungere con certezza alla conclusione d’importanza capitale, che nella camera isolante si producono onde elettricomagnetiche in correlazione diretta con lo stato psichico del soggetto.
Ciò equivale a dimostrare scientificamente l’esistenza delle radioonde cerebrali, intuita nel passato, ma dai più ostinatamente negata.
Non siamo che ai primi passi in un enorme campo di ricerche, il quale si presenta fin d’ora delicatissimo, poiché le onde umane non sono d’ordine semplice, ma formano un assieme complessissimo.
Il Cazzamalli, riconosciuta in modo sicuro l’esistenza delle onde radio cerebrali, si è preoccupato fin dall’inizio di poterle registrare meccanicamente onde avere il documento grafico oggettivo di ogni esperienza. L’apparecchio registratore è già costrutto ed in una prossima epoca quando si potrà stabilire nuovi centri di ricerche verrà accoppiato ai ricevitori acustici fino ad ora adoperati.
Lo scienziato italiano si recherà all’estero onde ripetere le esperienze e dare le indicazioni necessarie per stabilire nuovi centri di ricerche. L’invito proviene da importantissimi enti scientifici.
Quali saranno nel futuro le conseguenze dell’importantissima scoperta? La risposta è difficile, ed ogni ipotesi sarebbe per lo meno prematura.
Certo è che essa permetterà la revisione dell’interpretazione di più di un fenomeno psichico.
Più in là è l’ignoto.
Lascio la parola al Cazzamalli, riportando un riassunto delle conclusioni del suo rapporto pubblicato dall’Institut Métapsychique International di Parigi. «La scoperta che il cervello emette delle onde di corta lunghezza trova un appoggio nello sviluppo vertiginoso delle conoscenze in materia di radiazioni. Marconi ricordava recentemente, in una seduta della Royal Society of Arts, che solo nel 1916, con l’eccitatore a scintilla ed il ricevitore a cristallo, cominciò lo studio delle onde corte.
Con esse non sono più necessarie stazioni ultrapotenti, vi è meno consumo di energia, maggior sicurezza e rapidità.
Chi potrebbe pensare che la Natura sia un operaio meno perfetto dell’uomo ?
È probabile che essa abbia provveduto e provveda, con il perfezionamento dell’evoluzione, il cervello umano di varie possibilità. Chi può dire ancora quali aspetti possa presentare l’irradiazione dell’energia nervosa ?
Le onde cerebrali potranno incrociarsi nell’aere con una trasmissibilità differente a seconda dei soggetti, degli stati fisiopsichici e le esigenze di un fine da raggiungere. Esse potranno aggiungere un accordo perfetto nel caso particolare di corrispondenza fra cervelli emettitori e ricevitori (sogno a due, trasmissione del pensiero, simultaneità di percezione)».
Si riuscirà a facilizzare queste forme di sintonizzazioni cerebrali, fino ad accostarsi alla profezia di Olivier Lodge?
Ce lo dirà il domani.”