Racconti formati con tangrammi (1909)

Da La Lettura, Anno IX, N. 2, febbraio 1909.
Da Strand Magazine.

” ■ Molti passatempi dell’antichità, come gli scacchi, hanno tanto progredito e mutato lungo i secoli, che i loro inventori difficilmente li riconoscerebbero. Ma non è questo il caso del tangramma, un gioco che conta almeno quattro secoli d’età e che pare non abbia mai dormito, non venne alterato né fece progressi dal giorno in cui il cinese Tau ritagliò i sette pezzi come sono mostrati alla fig. 1. Tutti i disegni di questo articolo (eccetto uno) sono formati con questi sette pezzetti di cartone nero. Si capisce subito che le combinazioni sono infinite. È probabile che il tangramma fosse disegnato in principio non come passatempo ma come mezzo d’istruzione, e non sappiamo precisamente come quei pezzetti fossero impiegati. Il prof. Max Müller disse: «La scienza dei tangrammi è la dimostrazione del più alto grado di civiltà ora esistente in Cina».

“Come tagliare i tangrammi.”

■ Il prof. Challenor fece un lungo e paziente studio della storia dei tangrammi e dice che esistevano in origine sette libri di tangramma, compilati in Cina duemila anni avanti Cristo. Questi libri sono così rari che il suddetto professore in 40 anni di residenza in quel paese non riuscì a vedere che le copie perfette del primo e del settimo volume e dei frammenti del secondo. Parte di uno dei libri, stampata in oro sopra pergamena, fu trovata a Pechino da un soldato inglese e venduta per trecento sterline. Un piccolo libro venuto fra le mie mani è intitolato: «Il gioco cinese alla moda»; esso contiene trecento e ventitré disegni di tangrammi costruiti con i sette pezzetti.

■ Nel libro non c’è data, ma l’epoca della sua pubblicazione si può precisare da questo periodo: «Questo ingegnoso passatempo è stato per molto tempo il divertimento favorito dell’ex-imperatore Napoleone, che essendo in istato di debolezza e vivendo molto ritirato passa molte ore della giornata esercitando così la sua pazienza e il suo ingegno». Il lettore troverà, come fece il grande esule, che un gradevole divertimento non privo d’insegnamento può derivare dalla formazione di tante figure.
■ Sarà interessante già copiare le figure che qui riproduciamo, molte delle quali formeranno dei veri problemi da risolvere; ma miglior passatempo sarà formare nuovi e originali disegni ed è mio intento di mostrare come con i tangrammi si possono formare figure di esseri viventi, angolose e spesso grottesche, è vero, ma piene di carattere.
■ Si dice che Gustavo Doré fosse amantissimo del tangramma; è probabile che questo passatempo usato nella giovinezza abbia stimolata l’immaginazione di questo artista. Al numero 2 io dò un esempio di figura particolarmente graziosa, alla quale basterebbe togliere alcune angolosità per rimanere un disegno soddisfacente. Ho cercato anche di combinare una lepre che cammina e un cappellaio. Ho tolto dal libro di certo Loyd un Napoleone, dei bellissimi Pellirosse e altri scelti disegni che danno figure non facili da combinare.
■ Cerchiamo ora di illustrare: «La casa che fabbricò Jack»:
Questo è il gallo (8) che canta al mattino e sveglia il prete (9) pelato che sposa l’uomo straccione e zoppo (10) con la donzella derelitta che baciò (11) e che munge la vacca dalle corna straordinarie (12) mentre spaventa il cane (13) che provoca il gatto (14) il quale uccide il topo (15) che mangia l’orzo (16) depositato nella casa (17) fabbricata da Jack. Siccome le figure sono costruite con i medesimi sette pezzi, tutte le figure sono delle medesime dimensioni, così che il gatto è grande come la vacca, e l’orzo è in un vaso grande come la casa che lo contiene. Ma si potrebbe benissimo costruire figure con tangramma di differenti dimensioni.

“Casa fabbricata da Jack con tangrammi.”

■ Ora illustreremo la storia di Gretna Green: Una volta molto tempo fa, Edoardo (18) e il suo unico amore Angelina (19) decisero di fuggire e di sposarsi. Così si incontrarono alle 8 (20) sul ponte (21) sotto al quale il pesce (22) luccicava al sole nascente e il cigno (23) veleggiava tranquillamente sull’onda e i due innamorati partirono come verso la vita, per Gretna Green. Essendovi felicemente arrivato il vecchio fabbro (24) pose il suo martello (25) sull’incudine (26) e tosto sposò la coppia felice nel buon sistema antico. Quando il padre (27) si accorse della fuga della figlia, montò in gran furore. Prese il suo cavallo (28) e il suo revolver (29) e indossato un pesante mantello (30) e un berretto (31) sul capo egli partì all’inseguimento dei fuggitivi spaventando al suo folle passaggio polli (32), oche (33) e maiali (34). Ma arrivò troppo tardi e da uomo sensibile qual’era perdonò agli amanti e sedutosi su una sedia (35) nell’albergo ordinò una pipa (36) ed un vaso di buona birra (37). Quando il vecchio morì in tarda età, Edoardo e Angelina gli fecero fare una lapide (38) in affettuosa memoria e vissero poi sempre felici. Tutte queste figure sono costruite con i sette tangramma eccetto una perché impossibile; ora sta a voi il trovarla ricostruendole tutte a una a una: oppure saprete indovinare guardandole attentamente?

“Una storia di Gretna Green.”

■ La storia seguente è moderna e si intitola: «Gli amanti di Belinda». La signora Belinda era molto bella ma non era questa la sua sola disgrazia. «Perché non sono io come tutte le altre donne?» essa esclamava guardandosi nello specchio (39). Ella aveva una graziosa casetta di campagna (40). Un giorno mentre ella andava a diporto incontrò il giovane pittore Rodolfo (41) che subito se ne innamorò.
■ I suoi quadri, ritratti di un americano (42), di un certo generale turco (43) e specialmente quello di un finanziere ebreo (44) fermavano l’attenzione di tutta la città; e sebbene i ritratti fossero assai più veri degli originali, pure tutti dicevano che i lavori avevano dei gran pregi, e non c’era pittore del suo tempo che potesse reggergli una candela (45). Sebbene Rodolfo portasse i capelli corti e pagasse i suoi debiti, la signora Belinda ricambiò il suo amore ma non i suoi presenti. Ma un giorno sfortunato egli dipinse il suo ritratto (46) che ella considerò più brutto dell’originale. Il giorno appresso incontrandolo ella raccolse sprezzantemente le gonne (47) e gli volse le spalle dicendogli addio. Per qualche tempo la signora si dedicò ai suoi preferiti animali. Primo veniva il suo gatto (48) una graziosa creatura che mangiava nelle sue mani. Poi aveva una bella cicogna (49), un’anitra (50) che correva dietro alla sua automobile ora in riparazione e un grazioso coniglio (51) che chiedeva i pezzi di zucchero. Aveva ordinato uno struzzo (52) che doveva arrivarle dall’Africa così da poter raccoglierne le piume, e un suo amico australiano le aveva promesso un canguro (53) con la borsa perfetta. Ma col tempo essa trovò che queste creature non bastavano al suo cuore, e quando le arrivò l’eco della fama raggiunta da Rodolfo cominciò a diventar triste e melanconica (54). Nemmeno il suo fonografo (55) riusciva a divertirla.
■ Un giorno un elegante signore a cavallo (56) passò di là. Egli era Reginaldo di Beaumont, un suo antico amico che era una volta gran giocatore di bridge, ma che per molto tempo era stato assente alla caccia grossa. Quanto grossa e di quale qualità nessuno poté mai sapere. Egli venne frequentemente a visitarla e in breve cadde, o meglio si collocò ai suoi piedi (58) e le disse: «Volete voi essere mia moglie, Belinda?» o altre simili parole, che ebbero il primo effetto di farle voltare le spalle sdegnosamente, ma poi in fine ella acconsenti a essere sua sposa. Poco tempo dopo Reginaldo parti per una crociera sul suo yacht (59) e mentre era ancorato sulle coste di Switzerland si innamorò di una piccola olandese (60) e triste a dirlo (perché era una fanciulla onesta e stimata) la sposò. Ciò ferì non il cuore di Belinda, che non fu mai troppo innamorata di Reginaldo, ma bensì il suo orgoglio. Prese il treno (61) e (62) per Londra e si abbandonò alla vita brillante in società. Un giorno all’Esposizione dell’Accademia Reale ella si trovò in mezzo a una folla ammiratrice di un quadro. il soggetto era: «Una monaca in preghiera» (63). Guardò il catalogo e scoprì che l’autore era Rodolfo. Il nome la riportò a tristi memorie. Era stata troppo crudele? Potrebbe ella perdonare a lui? potrebbe egli perdonare a lei? Mentre si tormentava con queste domande si volse e si trovò faccia a faccia…. sicuro! con Rodolfo istesso.

“La storia degli amanti di Belinda.”

■ Egli si tolse il cappello e s’inchinò (64), indi soggiunse: «Io fui sconsigliato di mandare il mio quadro «Una partita di bigliardo» (65) all’Accademia; i miei amici mi assicurano che quei del giurì sono rimpinzati di idee convenzionali! Il mio secondo quadro è intitolato «L’orchestra» (66), e fu scelto per la decorazione di un salone da concerti. Le posizioni del direttore d’ orchestra, del pianista, della cornetta, del suonatore di violoncello sono piene di vita, sebbene siano costretti a una distanza incomoda dai loro strumenti e in ultimo il ragazzo che suona la gran cassa è imponente. Il cane dietro il piano non urla, ma soltanto ascolta come intenditore».

“Un giuoco di bigliardo.”
“L’orchestra.”

■ Se ponete i pezzetti del tangramma sulla carta bianca lasciando fra le giunture delle figure un piccolo spazio, otterrete in certi casi effetti migliori; in altri guasterete il risultato.
■ Finalmente vi dò un giochetto da risolvere, le due ultime (67 e 68), che rappresentano un dignitoso magistrato: sono composte ognuna di sette pezzi uguali di tangrammi. Da dove ha tolto l’ultimo magistrato, il suo piede? Spiegate il mistero.

“Ciascuna di queste figure è costruita con gli stessi sette pezzi.”