Possono i nostri bambini possedere del denaro? (1935)

Da Mammina, Anno I, N. 3, agosto 1935
Di Maria Mancini

“■ È questo uno dei problemi educativi più complessi, e, nello stesso tempo, meno attentamente studiato da genitori e da maestri.

■ In generale i genitori hanno molta riluttanza a far possedere denaro ai loro figliuoli. Un proverbio molto conosciuto riassume in modo assai categorico le convinzioni che essi hanno intorno a questo argomento: «I denari in mano ai ragazzi sono come i coltelli in mano ai pazzi». Essi preferiscono perciò — appena lo possano — accontentare i loro figliuoli in tutti i loro capricci, consentono che le piccole mani tramutino rapidamente il denaro in chicche, gelati, giocattoli e svaghi di ogni genere, a volte senza controlli e senza limitazioni di sorta, ma rigidamente verificano che le piccole monete non sostino nelle piccole mani nemmeno per un giorno solo.
■ Indubbiamente una simile soluzione del problema è consigliabile per quei genitori che si preoccupino innanzi tutto di evitare i pericoli o, per essere più esatti, le molestie immediate che certi elementi di vita, certi fattori educativi, certe consuetudini di azione possono determinare nella vita infantile, e non si preoccupano di trarre, anche se con fatica e con ansia vigilante, da tali fattori e da tali elementi, tutte le possibilità educative che esse possono offrire per una più solida e completa preparazione alla convivenza sociale dei loro figliuoli. Ma è una soluzione che rassomiglia a quella di certe mamme che, per evitare ai loro bimbi le sbucciature, i raffreddori e i capitomboli, li tengono lontani dalla gaiezza corroborante dei giuochi e delle consuetudini sane della vita sportiva.
■ Il problema del quale stiamo ora discorrendo è al centro di molte altre questioni che illuminano le responsabilità dell’educazione domestica nei riguardi della preparazione alla vita dei nostri bimbi. È soprattutto, legato intimamente a tre altri problemi educativi che riflettono:
a) la determinazione equilibrata e serena del senso di proprietà;
b) la necessità di trasformare l’egoismo infantile in un concetto etico che affermi la bellezza della lotta per la conquista dei beni della vita;
c) la chiarificazione del concetto di giustizia nell’evoluzione della coscienza infantile.

■ Il denaro rappresenta nella vita degli uomini un elemento d’importanza perfino esorbitante. È necessario che insegniamo senza dilazioni ai nostri bimbi, a scorgere, attraverso i bagliori da cui è circondato, la reale sostanza di bene e di male che esso può dare.
Insegniamo fin dai primi anni ad adoperarlo con saggezza e con misura.
■ Dal punto di vista educativo è, più che utile, necessario che i ragazzi abbiano qualche soldino o qualche lira da conservare o da amministrare.
■ In genere, i denari sono come i dolci e come le frutta: chi ne ha sempre e può farne quel che vuole, non ne abusa. È difficile che il figlio del pasticciere sia più ghiotto di un altro bambino, e che il figlio del fruttivendolo, per esempio, si getti sui canestri delle pesche o sui grappoli d’uva, o sulle fragole, con la stessa avidità di chi tutta questa grazia di Dio non ha mai, con sì grande abbondanza, a portata di mano.
Solo la consuetudine lunga con certi beni preserva da intemperanze o da eccessi.
■ Un ragazzo il quale sia o si creda… capitalista, attingerà con molto giudizio al peculio e sarà assai più parsimonioso nelle spese di chi avrà denaro a spizzico, a tempo fisso, e a titolo di premio.
■ Non volete che i denari sostino nelle tasche del vostro figliuolo? Gli darete, in tal modo, una concezione falsa della funzione e dell’uso del denaro. Quando, per una ragione qualsiasi, glie ne darete, egli si affretterà a spenderlo. Magari in cose inutili, magari in generosa combutta con amici e compagni, magari in indigestioni; ma li spenderà subito.
— Non me li hanno dati appunto per questo?
■ Guardate, per esempio, quel che accade nel giorno della Prima Comunione a un ragazzo che non ha mai posseduto un soldo. Quel giorno egli ne avrà dal babbo, dalla mamma, dal compare, dalla comare. E se gli lasciate mano libera, si crederà lecito tutto. Se non lo sorvegliate, tra chicche caramelle e dolci, il giorno dopo vi toccherà correre dal farmacista; e, fra giocattoli, schioppi, e trombe e trombette, avrete in casa un bazar.
■ Per lui il soldo è stato inventato apposta e soltanto perchè sia speso.
— Il rotondo — vi dirà — appunto perchè deve circolare. —
Una concezione che ha del vero. Ma è soverchiamente unilaterale e può condurre, in seguito nelle prime tappe dell’autonomia… finanziaria della giovinezza e della prima maturità, verso errori di valutazione assai pericolosi.

■ Bisogna far sorgere ed educare per tempo il senso della proprietà, non come una manifestazione di egoismo, ma come incentivo a svolgere un’attività creativa invece che difensiva. Bisogna far sorgere ed educare per tempo il senso del risparmio, inteso più che come astratta norma morale, come misura di prudenza e di saggezza pratica.
■ Abituate il vostro bimbo valendovi della pietra di paragone delle contingenze concrete e quotidiane a considerare chie la funzione del soldo non è nel capriccio che può immediatamente soddisfare, ma è nelle infinite possibilità di bene — alcune delle quali remote nell’attuazione — che esso può conservare. Senza che egli se ne accorga, sorvegliatelo e guidatelo quando egli raccoglie ed eroga il suo peculio. Fategli sentire, non in forma retorica o attraverso la predichetta morale, ma in maniera concreta, la gioia di alleviare la sofferenza altrui, di donare agli altri un attimo di felicità, col proprio, col suo denaro.
■ Non rinunziate, insomma, per preoccupazioni di carattere contingente, a far entrare il denaro nella vita e nelle consuetudini del vostro bimbo, come strumento che lo prepari più realisticamente alla vita, come mezzo che ne elevi il senso di responsabilità morale e rinsaldi il suo sentimento di bontà e di solidarietà umana.”