Le donne italiane e l’industria del giocattolo (1916)

Da La donna, Anno XII, N. 285, 5-20 novembre 1916.

” ■ In altra parte del giornale [vedi in fondo: “Per il giocattolo italiano”, di Nino G. Caimi.] richiamiamo l’attenzione delle nostre lettrici sull’interessante problema dell’industria italiana dei giocattoli e del dovere patriottico che ha ogni donna veramente italiana di incoraggiare e favorire questa affermazione di italianità, anche perché i bambini formino i loro primi rudimenti di educazione e di gusto estetico su oggetti e creazioni industriali, che portino l’impronta e le caratteristiche nostre, di nostra gente.
■ Basta bambole tedesche e orsi americani! Si inventi, si crei, si comperi il giocattolo italiano! Vi è già in Italia una nascente industria del giocattolo nazionale, la si incoraggi, la si aiuti perché possa affermarsi vittoriosamente! Si chiamino a raccolta i nostri artisti e si chieda loro idee, foggie e creazioni nuove, ma soprattutto siano le donne italiane, le mamme italiane le prime, le più efficaci sostenitrici e propagandiste del nuovo verbo patriottico: Pei bimbi italiani vogliamo giocattoli italiani!

La Donna.”

Di Ester Danesi Traversari

” ■ Ho detto già come le donne friulane siano ispirate dalla più pura e appassionata italianità nelle loro opere civili, nelle loro opere di assistenza ospitaliera, in tutta la loro indefessa attività di guerra. Attività che in questa regione, vicina alle porte d’Italia e alla grande lotta gigantesca, richiede un più intenso fervore, un instancabile sentimento del dovere, una vibrante idealità.

“L’interessante mostra dei giocattoli italiani, organizzata a scopo di beneficenza a Udine. – Alcuni tipi di giocattoli nazionali.”

■ E pure le donne friulane, benché prese nel loro sentimento più profondo e nel loro tempo d’ininterrotto lavoro dalle opere di guerra, non hanno dimenticato di essere utili alla grande Madre anche nella creazione di opere di pace, e si sono adoperate e si stanno adoperando a formare nuove industrie, prima non esistenti, che debbono efficacemente sostituire quelle straniere di che il paese era invaso.
■ La sezione di Udine delle industrie femminili italiane, per opera della sua presidente, la prefettessa signora Bona Luzzatto Neilschott, che ad ogni iniziativa femminile s’interessa con grande attività e con grande intelligenza, ha fondato un Comitato per la fabbricazione dei giuocattoli, specialmente dedicandosi alla creazione di animali di ogni genere.
■ I grossi orsi bianchi, i teddy bars degli inglesi, le galline in vari colori, i galli chantecler veramente imponenti nella loro espressione orgogliosa, i cavallini, gli asinelli, i conigli, i cani, i topi, i pinguini, le foche, i porcellini… tutti i più svariati abitatori dei cortili, degli orti, dei mari e dei ghiacciai e delle foreste tropicali voi trovate raccolti nel laboratorio di Udine che le signore Renier e Nigris dirigono con impegno industrioso e artistico copiando i più bei modelli, creandone di nuovi con tali ottimi risultati ai quali sono per nulla superiori i prodotti della più raffinata industria straniera.

“Una delle caratteristiche della mostra: il giocattolo di stoffa e di lana.”

■ Nel piccolo ma nitido e ordinatissimo laboratorio provvisorio sono raccolte al lavoro tutte donne che si dividono i piccoli pezzi che compongono gli svariati animali di che son pieni i grandi armadi e che escono freschi e arguti dalle abili manine femminili.
■ Nello scorso ottobre la signora Bona Luzzatto Neilscholt volle riunire i prodotti dell’industria friulana dei giuocattoli in una piccola esposizione che è riuscita assai più importante di quanto la geniale promotrice osava ripromettersi.
■ Ivi figurarono assai lodevolmente i begli animali delle industrie femminili di Udine e con essi dei soldatini di piombo dell’ing. Facchini, dei lavori d’intaglio in legno del Martusiani ed altri prodotti dell’arte del ferro battuto e di altre più umili industrie fiorenti nel Friuli.

“Il soldato predomina tra i giocattoli ora di moda.”

■ Ora parte di questa esposizione emigrerà in quella del giuocattolo italiano che si terrà in Milano, e questo movimento di importante interesse nazionale è degno di ogni lode e di ogni incoraggiamento.
■ È necessario coordinare quest’industria nazionale che va sorgendo un po’ ovunque (anche nei laboratori femminili del Comitato di organizzazione civile di Venezia ho visto produrre di quegli animali, specialmente orsi). Non solo è utile far conoscere questa nuova nostra produzione, ma bisogna rendere agile e pratico tutto il movimento dell’industria operando similmente alla Francia che ha provvidenzialmente formato un’organizzazione nazionale quale la invocava anche in Italia Nello Tarchiani nel Marzocco, che provvederà a non disperdere forze produttrici e a mettere in valore degnamente il giocattolo italiano il quale spesso — anche se ben fabbricato — non risponde a quelle eleganti esigenze di presentazione alle quali ci ha abituato la più perfetta industria straniera.
■ Le donne possono molto operare in questa nuova, necessaria iniziativa che è tra le più sostanzialmente utili al paese, e mai saranno abbastanza lodate coloro che, disponendo di capacità e di mezzi, si adopereranno con savia modernità ad organizzare tale lavoro che apre un nuovo campo di ampia e patriottica attività femminile.”


Per il giocattolo italiano
Di Nino G. Caimi.

“■ Donna si è fatta già eco nelle sue pagine, di una tra le verità che la guerra non ha inventate, ma che però ha messo in valore, e che ha inchiodato davanti alla pubblica opinione con una evidenza e verità che parvero rivelazioni.
■ Nel primo divampare della guerra europea, l’Italia, come svegliandosi da un sogno, s’è accorta di una verità che precedentemente era rimasta tra i problemi di limitato interesse economico, o di accademico dibattito statistico, e cioè, dell’enorme contributo di danaro che annualmente un paese non ricco come il nostro offriva all’estero, non solo per oggetti di lusso, ma per un enorme quantità di prodotti che ingiustamente l’Italia doveva importare; fra questi, il giocattolo.
■ Nel 1913, dicono le statistiche come l’Italia abbia importato oltre 10.000 quintali di giocattoli, per un valore di circa 3 milioni di lire, provenienti in gran parte della Germania.
■ Per mutare questo indirizzo di cose occorreva un cataclisma come quello della guerra, ed un poco anche quel risveglio che la guerra ha portato ovunque.
■ Sotto lo stimolo della necessità, si è pensato che anche in Italia si sarebbe potuto avere una fiorente industria del giocattolo italiano, c mentre le poche fabbriche che prima vivevano assai modestamente per la fortissima concorrenza estera, aumentavano la loro produzione, si sentiva il bisogno di allargare gli orizzonti e il programma di questa industria. Si è pensato giustamente, che non bastava cercare di produrre in Italia più o meno a buon prezzo le bambole tedesche o i giocattoli di Norimberga, ma per dei bimbi italiani si doveva pensare ad un giocattolo italiano, rispondente ai nostri gusti e al nostro temperamento, e sopratutto, ai principî di educazione estetica infantile, che comincia col giocattolo.
■ Mentre quindi segnaliamo in questo stesso numero la geniale iniziativa delle signore di Udine per una riuscitissima esposizione del giocattolo friulano, mentre già abbiamo segnalato, con la dovuta lode, l’iniziativa della Principessa Laetitia, per la fabbricazione dei giocattoli per parte dei mutilati nel Castello di Moncalieri, Donna si propone di incoraggiare ogni manifestazione ed ogni tentativo atto a tracciare le linee e i gusti per il giocattolo italiano, e incoraggiare un’industria nazionale, pensando che tutte le donne, tutte le mamme, tutte le sue lettrici, possono e devono dare aiuto a questo nobile intento che è anche affermazione di italianità utile e pratica.
■ Intanto a Milano, con quel senso pratico che guida ogni affermazione della grande città lombarda, si è alacremente preparata, e si inaugurerà il 19 corr. una Mostra campionaria del giocattolo italiano per iniziativa di un benefico comitato di personalità maschili e femminili, a cui ha dato il suo valido patrocinio per la grande autorizzazione, quell’ente autorevole che è l’Unione Cooperativa.
■ Compongono il comitato esecutivo la signora Giulia Melzi D’Eril, il senatore dott. Luigi Della Torre, la signorina Boschetti Elisa, la signora Bettina Della Valle di Casanova, il cav. Pietro Cantù, il cav. rag. Alfredo Ficcarelli, il comm. arch. Giuseppe Gatti Casazza, il cav. Alessandro Mazzucotelli, il comm. ing. Carlo Tarlarini e l’ing. Antonio Vallardi, e colla maggiore fiducia sono attesi i risultati di questo convegno, destinato a mettere in evidenza le grandi energie italiane, e sopratutto a stimolare la grande schiera dei nostri artisti, che non dovrebbero disdegnare questa forma originale di applicazione artistica, e col concorso dei quali solamente sarà possibile dar vita ad un vero giocattolo italiano.”