Da La Scienza per Tutti, Anno XIV, N. 8, agosto 1894.
Del cap. Isidoro Baroni.
” ■ Chi non ricorda il grande trambusto dello scorso anno per la riforma oraria, cioè per l’introduzione in Italia dell’ora austro-tedesca, divenuta così l’ora italo-austro-tedesca, vale a dire l’ora della triplice alleanza?
■ Chi non ricorda lo stupido sacrificio dell’ora di Roma per quella d’un miserabile fuso, sacrificio tanto inutile quanto ostinatamente reclamato da una schiera supina di ferrovieri, che tanto fece e brigò, usando di tutte le arti lecite ed illecite, per strappare al ministro Genala il decreto del 10 agosto, che imponeva la nuova ora col 1.° novembre?
■ Noi, in siffatta questione, abbiamo sempre fatto e faremo il nostro dovere, quello cioè di combattere l’inconsulta riforma, combinata tra le gazzarre dei Congressi ferroviari, non curando i deliberati dei Congressi scientifici, le opinioni dei più illustri dotti e le opposizioni di varie Accademie. Fortunatamente quel decreto è ancora un decreto, un semplice decreto, poiché non venne peranco convertito in legge, ed è sperabile che il Parlamento, quando sarà chiamato a discuterlo — il che sarebbe già avvenuto se l’immane putridume bancario e le vergognose vicende politiche non avessero assorbito ogni altra preoccupazione — gli farà l’accoglienza che si merita. Ammenoché, violando la Costituzione, strappando lo Statuto, non s’intendesse di dare ai decreti forza di legge, benché ciò non sembri giusto neanco al Ministro di Grazia e Giustizia, il quale — come riferimmo nel numero d’aprile — interpellato da alcuni dipendenti Uffici, rispose che finché non esista una legge gli atti civili, penali, commerciali, di stato civile, ecc., devono redigersi secondo il vecchio sistema.
■ Premesso questo, altre considerazioni, che dimostrano la slealtà di taluni dei fautori della riforma oraria fusolare, vogliamo esporre, tanto perché il pubblico possa farsi un’idea anche morale dei suddetti.
■Tacendo di quanto concerne noi, personalmente, perché non si abbia a dire che scriviamo ad irato, parleremo del prof. Frassi.
■ In un cantuccio delle Esposizioni Riunite, Sezione geografica, e precisamente in un angolo del riparto Pirelli e C., si vedono, appese alle pareti, molte carte, tavole, mappamondi, prospetti, ecc., tutte opere eseguite od imaginate dal signor D’Italo Enrico prof. Frassi, un uomo intelligente, attivissimo, modesto che ha studiato, lavorato, anzi sgobbato come un cane per anni ed anni, e girato mezzo mondo tutto sacrificando ad un’idea fissa, al suo ideale prediletto, quello appunto della riforma oraria col sistema dei fusi, quale si va attualmente applicando.
■ Da quanto abbiamo premesso, e più ancora dalle roventi parole che scrivemmo altrove a suo tempo, appare chiaramente che noi siamo proprio tutt’altro che teneri per i fusi e pei fusisti, eppure oggi non possiamo a meno di farci difensori del Frassi, di lui, come studioso ed inventore, se non del suo sistema.
■ Quanti fra voi, o lettori, ha sentito parlare del professor Frassi durante la baraonda dell’anno passato?
■ Chi di voi ha mai trovato il suo nome nei famosi comunicati, o meglio nei famosi clichés, che dagli uffici superiori di qualche segretariato ferroviario passavano sotto ai torchi dei giornali amici, in difesa del nuovo sistema orario ? Nessuno.
■ Nessuno, capite, nessuno, e se il nome del Frassi non vi riuscisse nuovo, non è perché ve lo abbiano ricordato essi — cioè coloro che più gongolarono o si vantarono del conseguito trionfo d’una idea… non loro — ma gli altri, cioè gli avversarî, come noi, o qualcuno dei fusisti meno arrabbiati e più in buona fede, come il prof. Ricchieri.
■ Ebbene, dovete sapere che l’inventore, il creatore, il papà dei fusi è precisamente il signor D’Italo Enrico prof. Frassi; è lui che li ha concepiti, fecondati e… allevati amorosamente per quasi trent’anni, poiché è dal 1867 che va esponendo il suo sistema traducendolo in mille foggie sulle carte, sui mappamondi, ecc., e presentandolo ai Congressi — come il 2.° Geografico di Parigi del 1874 — alle Esposizioni — come quella di Vienna del 1873, di Filadelfia del 1876 — alle Accademie, Istituti scientifici, ecc., ricevendo, dove incoraggiamenti, dove delusioni, ma sempre procedendo ardito e fidente per la sua via.
■ E ben vero che, prima del Frassi, un altro italiano, il chiaro prof. Quirico Filopanti, aveva proposto un tale sistema, come leggesi a pag. 387 e 388 della di lui opera Miranda, scritta in inglese e pubblicata nel 1859, ma, mentre questi si è limitato a gettar là l’idea, in quattro righe, senza più riprenderla, concretarla, ridurla a sistema, il Frassi — che fra l’altro nemmeno conosceva l’opera del Filopanti — fece assai più, poiché oltre avere ideato e concretato il sistema, applicati i simboli, disegnate infinite carte, ecc., si fece apostolo, banditore attivissimo del nuovo sistema che oggi parzialmente trionfa, sebbene, lo confessiamo, a nostro dispetto.
■ Comunque sia, duri poco o molto, buono o cattivo, il sistema dei fusi appartiene al Frassi, e quindi coloro che l’hanno fatto approvare, coloro che hanno indotto o forzata la mano al ministro Genala, dovrebbero oggi ricordarsi… dell’inventore!
■ Ed invero, è giusto, è onesto, che gli ultimi arrivati, cioè coloro che fecero tanto chiasso e tante allegrie per la riuscita della riforma ch’essi impararono a conoscere pochi mesi prima, tacciano il nome e usurpino il vanto ed il merito a chi ha lavorato per anni ed anni, sacrificando tutto a quell’ideale? che mentre i primi se la passano grassamente si debba vedere il Frassi costretto a rimettervi talvolta: perfino le spese di stampa dei suoi lavori, e mendicare agli avversarî quella giustizia e quella réclame che egli capisce di non poter sperare dai compagnoni fusisti?
■ Così, pur troppo, va il mondo, e noi lo sappiamo per lunga, personale esperienza. La superbia, l’ambizione e l’invidia sono tanto grandi!…
■ Venendo adesso ad esporre la base del sistema Frassi, premesso che — come oramai tutti sanno — la Terra si suppone divisa in 24 fusi orari o zone orarie, limitate parte dal meridiani, parte dai confini politici e parte da accidentalità geografiche, e che ogni fuso o zona conta l’ora del meridiano medio, il sistema simbolico consiste nel distinguere ognuno di questi fusi con una lettera dell’alfabeto che entri il maggior numero possibile di volte come iniziale nei nomi geografici contenuti nel fuso stesso, o che sia per lo meno l’ iniziale di uno dei nomi più noti o famosi.
■ La fissazione di questi simboli venne fatta dal Frassi da oltre un ventennio, ma credette recentemente di doverla modificare per subordinarla alle denominazioni dei 5 fusi americani le cui iniziali sono, dall’est all’ovest, I, E, M, R, P.
■ Infatti, i tempi delle cinque zone orarie introdotte dagli Stati Uniti nel 1883 per esclusiva utilità ferroviaria, e senza pretesa d’imporre la riforma agli altri usi, nè, tanto meno, di estenderla al mondo intero, vennero denominate Intercolonial times — Eastern t. — Mississipì t.— Rock m. t. — Pacific t. Così, il Frassi, applicando a quei 5 fusi le cinque iniziali di questi nomi, ed apportando al suo anteriore sistema simbolico quelle variazioni e quegli spostamenti di lettere che si richiedevano, venne a formulare il sistema definitivo, quello rappresentato nel planisfero qui riprodotto, che è la migliore delle tante forme sotto le quali il Frassi presenta il sistema dei fusi. E non solo in forma di planisferi egli ha tracciato i suoi cari fusi, ma anche in grandi tavole tutte a composizione tipografica, la maggiore delle quali è quella esposta alla Sezione geografica, intitolata Mappamondi a 24 fusi coi loro simboli orari, gran quadro geo-tipografico delle dimensioni di metri 1.20 per 80, con tutte le spiegazioni relative al sistema in generale e ad ogni singolo fuso in particolare.
■ Come vedesi nella figura, i fusi pari sono bianchi e controdistinti da una lettera sottile con parentesi tonda rivolta sempre al fuso iniziale, quello regolato sul meridiano normale di Greenwich preso a base del sistema, ed i fusi dispari son tratteggiati, più o meno secondoché si tratta di mare o terra, distinti da lettera grossa munita da parentesi quadra, sempre rivolta a Greenwich, per indicare, insieme alle altre, d’un tratto la posizione dei singoli fusi relativamente al fondamentale.
■ Ed ecco adesso, procedendo da Greenwich verso levante, l’ordine dei fusi coi relativi simboli e coi principali nomi geografici corrispondenti:
(G) — Greenwich, Guascogna, Gibilterra.
[A — Alpi, Adriatico, Austria.
(D — Danubio, Dardanelli, Debra Tabor.
[V — Volga, Varana, Volonesc.
(U — Urali, Ufa, Ulang.
[O — Obi, Omsk, Oxus.
(H — Himalaja, Henzada, Hog.
[T — Taimur, Tongusi, Tonchino.
(J — Jigank, Jakutsh, Jablonoi.
[N — Nogaoka, Nippon, Nuyts.
(Q — Queensland, Queenstown, Quain.
[K — Kamchatka, Kurili, Kanagin.
(Z) — Zelanda nuova.
S] — Salto di data, Sydenham, Samoa.
Y) — Yukon fiume, monti e forte.
C] — Charlotte, Colombia, Cokburn.
P) — Parry, Pitt, Portland.
R] — Rocciose, Repubblican, Rum.
M) — Mississipì, Michigan, Merida.
E] — Est America, Eleutera, Equatore.
I) — Intercolonial times, Imataca, Itaxi.
B] — Brasile, Bahia, Blumenan.
W) — Werner, Wilhelm Land, Washington Capo.
F] — Ferro, Fuertaventura, Freetown.
■ Esposto così il sistema simbolico del Frassi, sistema che per noi ha un’importanza assai relativa perché siamo convinti che i fusi non riusciranno mai ad estendersi troppo fuor delle carte, non possiamo però a meno di rilevare, con una certa compiacenza, come il Frassi, in un di lui recente scritto, convenga sulla necessità e sulla futura realizzazione del nostro ideale, cioè l’ora unica od universale, ritenendo però che essa possa coesistere col sistema dei fusi, il quale anzi, come testé pur si espresse il signor G. G. Motta parlando del Frassi, faciliterebbe la via all’ora universale.
■ Noi, lo ripetiamo, non siamo di questo parere, che è pur quello del prof. Ricchieri, ma constatiamo ugualmente con piacere che il papà dei fusi, cioè il professore Frassi, sia già più conciliante, più ragionevole e meno cocciuto di molti de’ suoi stessi discepoli, coll’ammettere e riconoscere che la meta finale dell’odierna rivoluzione oraria, il rimedio eroico ed infallibile delle antiche e moderne piaghe cronologiche, è, e non può essere che uno solo: l’ora universale, ma universale davvero e non per ridere, cioè non come vollero far credere i fusisti ferroviari negli articolucci dello scorso anno, con quell’impudenza che già più volte noi abbiamo rilevata e sferzata.
■ Concludendo, noi auguriamo al prof. Frassi che i suoi tanti sudori per la riuscita del fusolare sistema gli valgano qualche cosa, almeno il costo della carta e dell’inchiostro sprecato… per farsi usurpare i meriti e per far fare bella o brutta figura ai fusisti improvvisati dell’ultimo momento, dai quali, ci spiace dirlo, ha ben poco da sperare!…”