Da Il Secolo XX, Anno XV, N. 12, 1 dicembre 1916
Di Davide Giudici.
” ■ Allo scoppio della guerra la situazione economica della Germania era eccellente: i raccolti del frumento e della segale negli anni 1912-13 erano stati ottimi, superiori di un milione di tonnellate, circa, ai raccolti normali; se la guerra fosse durata, come i circoli dirigenti tedeschi contavano, solo fino all’inverno, l’impero tedesco non avrebbe risentito del conflitto nessuna seria ripercussione economica. Per rendere meno sensibile la sospensione delle normali importazioni di grano dall’estero e non mettere subito mano alle riserve, il governo stabilì con la ordinanza del 28 ottobre 1914, una maggiore macinazione del frumento e della segale, e a questa ordinanza ne seguì un’altra (5 gennaio 1915) quando cominciarono a rendersi sensibili i primi effetti del blocco. Lo sfruttamento della segale venne elevato prima al 72 poi all’82 per cento, quello del frumento, al 75 poi all’80 per cento. Così nacque il Kriegsbrot, il «pane di guerra» o come gli italiani battezzarono il pane kappa.

■ La penuria dei foraggi si fece invece sentire in modo rapido e impreveduto. È noto che la Germania importava in tempo di pace per oltre un miliardo all’anno di foraggi, specialmente dalla Russia: la sospensione delle importazioni, le larghe requisizioni fatte per l’esercito, la mancanza di sollecite ed energiche misure da parte del governo, crearono tra gli allevatori di bestiame uno stato di incertezza, di disagio, di panico che ebbe presto conseguenze assai profonde sulla economia generale del paese.

■ Mancando dei soliti mezzi gli allevatori misero mano al frumento, alla segale, all’orzo alle patate, e per oltre due mesi (settembre e ottobre 1914) buona parte del bestiame venne nutrito in Germania col grano destinato alla alimentazione dell’uomo. Quando il governo prussiano si avvide dell’errore enorme, e corse ai ripari (ordinanza 4 novembre 1914) era già tardi; le riserve di grano degli anni 1912 e 1913 erano già state per una buona metà consumate, e nei primissimi mesi del 1915 la Germania si trovava a dover fronteggiare le prime serie difficoltà della alimentazione.

■ Da un rapido calcolo emerse che continuando il consumo normale, le riserve di grano ancora esistenti non sarebbero bastate per arrivare al nuovo raccolto. Delle misure particolarmente energiche si imposero e fu così che nel gennaio 1915 sorse a Berlino la Società di guerra dei grani, società a responsabilità limitata, che si proponeva di acquistare le maggiori possibili quantità di grano, di conservarlo e di distribuirlo negli ultimi mesi precedenti il raccolto 1915. Fu questo in Germania il primo passo verso il socialismo di stato: nell’estate del 1915 la «Società di guerra dei grani» si ricostituiva su basi più larghe e diventava un vero organo di Stato, regolatore della produzione e della distribuzione razionale dei grani per l’alimentazione dell’uomo e degli animali.

■ Ordinato un inventario e il sequestro delle provviste esistenti si constatava che per arrivare al raccolto la popolazione civile non avrebbe dovuto consumare più di 225 grammi di farina al giorno per persona, (in tempo di pace la Germania consuma in media 340 gr. al giorno) e un calcolo successivo (15 marzo) rendeva necessario ridurre ancora la razione a 200 grammi. Le difficoltà di disciplinare la distribuzione della farina e del pane, fu oggetto di minutissimi studi da parte dei funzionari prussiani e finalmente si credette di trovare la soluzione del problema con la introduzione di una Brotkarte, di una «tessera del pane» che fece la sua prima comparsa a Berlino il 22 febbraio 1915, e il cui successo passò presto ogni più rosea speranza.

■ Gli esempi di «tessere del pane» in tempi di guerra, non sono infrequenti nella storia, specie in quella dei grandi assedi, e, senza rimontare a epoche troppo remote, basterà ricordare l’esempio di Ginevra del 1693. Priva dei grani della Germania e di quelli del Piemonte che l’esercito di Catinat intercettava, la Signoria di Ginevra dovette pensare a razionare i suoi sudditi e un documento trovato proprio in questi giorni a Londra (Foreign Office, Switzerland, J. misc. papers, numero 9) accenna chiaramente alla esistenza in quel tempo di «tessere del pane». Il documento in parola è la lettera di un anonimo il quale scrive:
«Ce qu’il y a de pis. c’est qu’on craint que MM. de Genève ne soient pas en état da pouvoir continuer à faire vendre du pain, ne sachant où prendra bes bledz ».
e più oltre:
«Pour vous faire connoître, monsieur, l’extrémité vù l’on est réduit icy, vous saurez que deux de messieurs du conseil des Deux-Cents vont tous les matins chey chaque boulanger pour voir pezer le pain et veiller à ce qu’on n’en donne «qu’à ceux qui ont des billets d’un syndic préposé pour les expédier et faire observer qu’an n’en donne que demielivre par chaque peraonne».

■ Si troveranno certo nella storia altri esempi di «tessere del pane», ma questo di Ginevra è sufficiente a dimostrare che nella lotta contro la carestia come in tutte le altre manifestazioni dell’attività umana, i tedeschi non sono stati i primi a portare la disciplina e il metodo.
■ L’introduzione della carta del pane in Germania ha di nuovo soltanto questo: che per la prima volta nella storia del mondo tutto il popolo di un impero viene sottoposto a razione, ma ciò dipende semplicemente dalle proporzioni assolutamente nuove e imprevedute assunte dalla guerra odierna, ed è resa possibile solo dalla rapidità delle comunicazioni moderne.

■ Ma, torniamo a noi. Dicevamo che i primi disagi prodotti dal blocco, la mancanza di chiare vedute da parte dei governi degli Stati confederati, il ritardo nella adozione di misure energiche e generali, il panico di una parte della popolazione e la riluttanza dell’altra parte a piegarsi alle ordinanze governative, determinavano nella primavera del 1915 quella situazione caotica che sembrò dovesse preludere allo sfacelo della economia pubblica tedesca. La Germania, ad esempio, che produce ordinariamente circa cinquanta milioni di tonnellate di patate all’anno (tre volte cioè il fabbisogno della popolazione civile) si trovò verso il maggio 1915 a scarseggiare di patate perché una circolare ministeriale ne aveva vivamente raccomandato l’uso come foraggio. Inoltre, la popolazione limitata nel consumo del pane cercava un compenso in un maggior consumo di patate e i tuberi venivano anche adoperati largamente nella preparazione di quella speciale qualità di pane che comparve in Germania nell’estate del 1915, e fu chiamato K. K. Brot (Korn und Kartoffelbrot).
■ Si decise anche qui di seguire quelle misure dimostratesi efficaci nella regolazione del consumo del pane; si eseguì un inventario delle provviste di patate in tutto l’impero, si misero da parte le quantità necessarie alla semina, al mantenimento del bestiame (del quale intanto veniva ordinata la macellazione in massa per diminuire il consumo dei foraggi) si regolava il consumo delle industrie e si distribuiva il resto alla popolazione.
■ Il 12 aprile veniva crea- to a Berlino un «Ufficio imperiale per l’approvvigionamento delle patate» e veniva subito emessa una «tessera delle patate» la quale dà diritto a mezzo chilogrammo di tuberi al giorno.

■ Il governo frattanto continuava a commettere gli errori più evidenti: prima raccomandò di salvare ad ogni costo il bestiame, ciò che determinò una carestia di patate per la popolazione civile, poi ordinò la macellazione in massa del bestiame (circa otto milioni di capi furono abbattuti in poche settimane) per ridurre il consumo dei foraggi e si ebbe immediatamente una carestia della carne, del burro, e delle altre sostanze grasse, carestia che dura tuttora e tende ad assumere sempre più carattere di assoluta gravità. Si sentì allora la necessità di razionare anche gli altri principali generi dell’alimentazione, e così sorsero poco a poco le «tessere del latte» (per gli ammalati e i bambini; per gli adulti viene accordato solo dietro prescrizione medica) le «tessere della carne» (250 grammi per persona alla settimana, i bambini fino ai sei anni hanno diritto soltanto alla metà) la «tessera del burro» (60 grammi di burro e 30 di margarina la settimana), la «carta delle uova», due uova ogni tre settimane) quella del riso, quella dei legumi secchi, del caffè, ecc.

■ Senonché, essendo negli arbitrii di ciascun governo confederato di prendere quelle misure che ai fini della economia di ogni singolo stato potevano sembrare meglio opportune, derivò in breve, da un punto di vista generale, uno stato di grande anarchia, che aumentò, se possibile, il disagio della popolazione. Si delineò un forte squilibrio fra campagna e città, tra Stato e Stato e specialmente tra Nord e Sud, si sentì imperiosa la necessità di dare al vasto e complicato problema della produzione e della distribuzione dei viveri in Germania un assetto stabile e uniforme. Fu così che nella primavera di questo anno si pensò di chiamare una persona a regolare la alimentazione in tutto l’impero, di creare una specie di dittatore. La scelta cadde su Von Batocki, presidente delle associazioni agrarie della Prussia Occidentale, la cui nomina non tornò gradita ed è tuttora vivamente criticata dai tedeschi del Sud. Compito del nuovo dittatore, il quale sia osservato fra parentesi ha dimostrato finora di essere capace di molta polemica, ma di pochi fatti, è, e sarà, per quanto concerne l’alimentazione quello di creare un terreno di eguaglianza in tutto l’impero, unificando le grandi linee direttive della economia di guerra della Germania, e procedere all’assestamento economico del paese, usando dei poteri dittatoriali conferitogli dal Consiglio Federale. Come prima misura von Batocki ha ordinato l’introduzione di una «carta della carne» unica in tutto l’impero, e presto seguiranno le «tessere imperiali» del latte, del burro, dello zucchero e degli altri principali alimenti. Comunque von Batocki potrà svolgere la sua azione, egli non riuscirà forse che ad evitare il ripetersi di inconvenienti e di errori, ma certo non potrà cambiare molto la situazione generale dell’economia tedesca. Alla carestia di certi generi, come la carne, il latte, il burro e in generale di tutte le sostanze grasse non sarà possibile porre rimedio che molti anni dopo la pace.

■ Le economie che oggi si fanno in Germania delle sostanze grasse sono quasi incredibili: è stato proibito, per esempio, il consumo dell’olio nelle chiese e nei cimiteri, sono stati stabiliti, come è noto, i giorni nei quali è rigorosamente vietato il consumo dei grassi nei restaurants, nei cortili delle case sono stati collocati dei recipienti dove sono raccolti i resti delle cucine, che poi vengono utilizzati per il bestiame, si cerca di estrarre l’olio dai semi di mais, di segale, di orzo e nei paesi neutri si fanno al medesimo scopo incette di animali domestici (cani, gatti, conigli). Anche la penuria dello zucchero è certamente uro dei fenomeni più interessanti: la Germania che esportava in tempo di pace dai 14 ai 16 milioni di quintali di zucchero all’anno, si trova oggi a dover razionare severamente il consumo.

■ A queste difficoltà naturali si aggiungano quella create dalle manovre degli speculatori e dai falsificatori, contro i quali il governo procede con rigore, ma non sempre con successo e si avrà una pallida idea delle difficoltà entro cui si dibatte, oggi, nell’impero tedesco, la popolazione civile.

■ Chi naturalmente soffre maggiormente di questo stato di cose, è la popolazione meno abbiente. I ricchi bene o male riescono sempre a collocarsi in una posizione privilegiata. Uno dei metodi favoriti dalle persone danarose per procurarsi una quantità maggiore di alimenti è la incetta delle diverse tessere. In questi tempi di miseria c’è sempre della povera gente disposta a barattare una carta dello zucchero con un paio di marchi o qualche portiera o cameriere d’albergo che specula sulle «tessere» dei clienti.

■ Si aggiunga che i furti di tessere sono diventati in Germania una calamità: si rubano le tessere del pane con l’accanimento dei cercatori di diamanti, e il mercato è tanto pubblico che vengono persino fatte inserzioni nei giornali. I ricchi possono inoltre procurarsi, pagando prezzi proibitivi, generi di lusso che non cadono sotto le prescrizioni del razionamento. Le oche per esempio, pur costando dai 50 ai 75 marchi ciascuna, sono ricercatissime e così dicasi delle anitre e di buona parte della selvaggina. Quanto alle popolazioni delle campagne, non sembra che le loro condizioni siano gravi: i contadini che producono, difficilmente si lasciano mancare di quanto abbisognano. Chi soffre invece veramente e penosamente sono le popolazioni lavoratrici delle grandi città, che, con famiglie spesso assai numerose, e con salari relativamente modesti, devono lottare contemporaneamente contro la carestia, contro le difficoltà materiali di procurarsi i generi indispensabili e contro l’enorme rincaro dei viveri.

■ Per questo le provvidenze di guerra tedesche mirano principalmente a venire in soccorso di questa parte della popolazione. Si pensò anzitutto ai più deboli; in tutte le città dell’impero, per iniziativa della Croce Rossa, sono stati aperti dei locali dove ad ore fisse i bambini ricevono — dietro il pagamento della modestissima tassa di 2 pfennig — una refezione calda e nutriente. Le provviste di cacao, di latte condensato, di cioccolata sequestrate, o che la Germania riceve tuttora dagli stati neutri (Svizzera, Olanda, Norvegia, Danimarca e Svezia), in compenso del carbone che continua a fornir loro (Neppure una goccia d’acqua senza compensazioni; è la massima tedesca!) vengono distribuite fra i comitati delle diverse città a questo scopo.
■ Si pensò poi alla popolazione adulta e si provvide, e si provvede sempre più su vasta scala, con la creazione delle cucine ambulanti dei pasti collettivi.

■ Le cucine ambulanti funzionano ormai in quasi tutte le città dell’impero specialmente, nei sobborghi dove la popolazione operaia è più densa. Verso il mezzogiorno e alla sette di sera le cucine ambulanti fanno la loro comparsa e distribuiscono ad una folla impaziente, dietro il pagamento di una tassa variante dai 20 ai 40 pfennig secondo le città una porzione di circa un litro di minestra di riso e pasta con verdura, un brodetto che i berlinesi chiamano pomposamente Gulasch. In molte città si adoperano a questo scopo le cucine militari da campo capaci di circa 500 litri ciascuna. La iniziativa ha incontrato nelle classi popolari un articolare favore; il cibo giunge caldo nei pressi delle abitazioni e la famigliuola può consumarlo nella tranquillità e nella discrezione delle pareti domestiche.
■ Uno sviluppo considerevolissimo hanno preso in questi ultimi tempi i pasti collettivi, le Massenspeisungen. I grandi locali delle città, le sale di ginnastica, i mercati coperti, ecc. sono stati trasformati presso che dappertutto in cucine popolari, ciascuna delle quali può dare da mangiare contemporaneamente a diecine di migliaia di persone.
■ Recentemente sono state emesse in Germania due tessere particolarmente curiose; una del sapone che da diritto a 50 grammi di sapone di toeletta al mese e a 250 grammi di una composizione di polvere di sapone e di altre sostanze per il bucato, e una «carta dell’abbigliamento». Questa è certamente una delle misure più interessanti fin qui adottate dalla Prussia; essa mira al massimo risparmio delle provviste di stoffa e di biancheria. L’organizzazione è stata così stabilita: chi desidera fare un abito o comperare comunque un oggetto di biancheria deve provvedersi n un negozio di una «tessera dell’abbligliamento», poi recarsi all’ufficio di polizia del suo circondario per far comprovare che veramente egli abita in quel distretto, quindi presentarsi all’«ufficio imperiale dell’abbligliamento» del circondario cui appartiene, e sostenere la necessità di comperare il capo di vestiario o di biancheria che desidera. L’ufficio esamina profondamente il caso e se decide in senso favorevole, accorda il nulla osta col quale finalmente il candidato ad un abito nuovo o ad un fazzoletto potrà recarsi a fare l’acquisto.
■ I casi speciali (nozze, nascite, malattie, feste religiose) vengono volta per volta diligentemente esaminati e risolti dagli uffici imperiali i quali, nella migliore ipotesi, accordano un mininum di corredo, quanto cioè appare strettamente necessario, per giungere alla fine della guerra. Prossimamente verranno istituite le «tessere per la riparazione delle scarpe», e chissà quali altre carte ancora. È il socialismo di Stato che invade poco a poco tutti i campi della economia, non soltanto nella Germania militarista, ma anche nella vicina monarchia assolutista.”