Le applicazioni diatermiche delle micro-onde (1935)

di Guglielmo Marconi.
Da Sapere, Anno I, Volume I, N. 1, 15 gennaio 1935.

“Da quando iniziai le esperienze su queste onde estremamente corte, inferiori ad un metro e denominate “micro-onde”, si sono raccolte preziose osservazioni che hanno dato luogo ad applicazioni pratiche molto importanti.
Abbiamo oramai stabilito definitivamente la possibilità di comunicazioni sul mare in un raggio di 180 miglia almeno, per mezzo delle onde ultra-corte; e se non più di due anni fa queste meravigliose piccole onde erano note solo come onde ottiche, giacché si credeva che la loro efficacia fosse limitata al campo visivo, adesso le conosciamo abbastanza bene per stimare con sufficiente esattezza in qual misura saranno destinate, in un avvenire molto prossimo, a rivoluzionare le comunicazioni radiotelegrafiche.
Sappiamo già, ad esempio, che quando il loro impiego sarà esteso ad un vasto campo d’azione, potremo raddoppiare il numero dei servizi attualmente disposti su lunghezze d’onda variabili fra 10 e 25 mila metri, così da diminuire in modo considerevole l’odierna congestione dell’etere, che assume ben rapidamente proporzioni allarmanti.
Sappiamo anche, e questo importa sovrattutto, che la loro diffusione sarà affatto insensibile alle perturbazioni elettriche o atmosferiche le quali troppo spesso distruggono il piacere dell’audizione: l’onda ultra-corta deve probabilmente questo vantaggio all’alta frequenza di vibrazione, pari, per una lunghezza di onda di 50 centimetri, a 600.000.000 di vibrazioni al minuto secondo.
Ci resta ancora da scoprire il comportamento di queste onde rispetto agli eventuali ostacoli: montagne, ad esempio ed altri. Li attraversano o passano al disopra di essi? E neppure sappiamo che cosa avviene quando esse hanno abbandonato la superficie della terra: al contrario delle onde più lunghe, o dei raggi di Marconi, sembra che esse non ritornino allo strato di Heaviside o ad altro strato atmosferico più elevato.
Ho la speranza di riuscire a dimostrare fra non molto in qual modo queste onde potranno assistere la navigazione specialmente con nebbia. A questo scopo è stato consegnato uno strumento che nella sala nautica accenderà delle luci rosse e verdi per indicare, con errori di appena qualche metro, la più lieve variazione di rotta della nave, sia a sinistra, sia a dritta.
Frattanto, i miei ingegneri incaricati di queste ricerche vanno esperimentando altre onde corte da uno a tre metri, che potranno condurli a scoperte le quali toccheranno ancor più da vicino il futuro benessere dell’umanità: studiano infatti le possibili applicazioni di queste onde alla medicina. Non è forse ancora molto noto che le onde radioelettriche sono già impiegate in alcuni ospedali, per la medicina come per la chirurgia. Ben inteso, la diatermia (parola che significa semplicemente «scaldare attraverso») non è una novità, e la si impiega già da parecchi anni nella cura di varie affezioni polmonari; ma alla loro applicazione era posto un limite dal grado di calore che può sopportare la pelle del paziente. Il vecchio apparecchio viene sostituito con strumenti più perfetti, muniti di ‘ordinari tubi di trasmissione che permettono di riscaldare l’interno del corpo senza ledere l’epidermide.
Ora, in virtù di queste applicazioni moderne, il medico può mettersi letteralmente all’unisono col soggetto e rendersi conto della massima efficacia delle onde in rapporto alla adatta lunghezza d’onda, variabile, per ogni malato, a seconda della statura, della costituzione ossea e della composizione del sangue.
Il bisturi diatermico è il complemento chirurgico della terapia e della cicatrizzazione, mediante l’impiego delle onde ultra-corte. Per mezzo di questo piccolo e meraviglioso strumento, il chirurgo può fare una incisione diretta, netta e profonda, con insignificante perdita di sangue, poiché la corrente ad alta frequenza coagula il sangue dei vasi contemporaneamente al progredire della incisione. I suoi tre vantaggi principali sono costituiti da ciò: che la emorragia è minima, che al chirurgo viene lasciato un campo operatorio ben pulito, ed infine che viene attutita la scossa del sistema nervoso dell’individuo operato, sicché appunto ne viene resa più facile la rapida guarigione senza pericolo di complicazioni. Il bisturi radiotermico funziona su una lunghezza d’onda all’incirca di 40 m.
Lavoriamo adesso a scoprire l’effetto delle onde cortissime con una frequenza ancora più alta di quelle fin qui usate. Sappiamo che da una data frequenza in poi, esse non si limitano a riscaldare e rimane proprio da accertare la natura di quest’azione successiva. L’esperienza di recente fatta con della pasta è singolarmente suggestiva, sebbene ci dica che ben poco è quanto conosciamo sull’argomento. Il pezzo di pasta veniva sottoposto al massimo d’azione di un oscillatore ad onde ultra-corte: alla fine dell’esperienza, la pasta era apparentemente intatta, ma nell’interno completamente bruciata.
Vuol dire questo che siamo alla vigilia di una scoperta capace di provocare una rivoluzione simile a quella che si ebbe al tempo delle mie prime ricerche sulle possibilità dei raggi X? Si potrà avere in avvenire l’apparecchio ’’magnetzon”’, precursore dell’epoca in cui le stesse incisioni diatermiche non saranno più necessarie per la cura dei tumori interni?
Soltanto il tempo e le pazienti ricerche potranno rispondere a queste domande di vitale interesse. Se la risposta sarà affermativa, le onde radioelettriche ci faranno progredire d’un salto in una sfera nuova che nessuno avrebbe potuto invero prevedere.”