Lampada utilizzante il calore perduto (1886)

Da La Scienza per Tutti, Anno VI, N. 4, Aprile 1886.

“Lampada utilizzante il calore perduto per scaldare mediante il vapore acqueo una tejera o uno scaldapiedi.”

“■ È noto come sia cosa di non lieve momento per l’industria l’usufruire, colla minima perdita possibile, il calore prodotto dalla combustione del carbone; ed è pur noto quanto sia ragguardevole una tal perdita malgrado gli sforzi fatti per diminuirla. Nell’economia domestica succede presso a poco la cosa stessa: i nostri camini, a cagione d’ esempio, non ci danno che una minima frazione del calore prodotto dal combustibile da essi consumato, ed è la canna del camino e l’aria esterna che noi scaldiamo ben più che la nostra abitazione. Non v’ha un solo degli apparecchi di cui facciam uso ogni giorno che non sia suscettibile di essere perfezionato del punto di vista economico.
■ Un valente costruttore parigino, il Legrand, fece questa osservazione considerando una lampada ad olio od a petrolio.
■ Egli pensò che il calore perduto che sfugge dalla bocca del vetro della lampada è notevole, e che in luogo di soffrire gli incomodi dei suoi effetti sarebbe stato molto meglio usufruirlo per scaldarsi i piedi o per far bollire una tazza di caffè, ed ha trovato la soluzione di questo strano problema ideando la disposizione rappresentata dalla figura.
■ Il Legrand pone una piccola caldaja C sopra alla lampada; la caldaja è munita di un livello d’acqua D; essa viene alimentata da un serbatojo di vetro superiore B nel quale si versa l’acqua. Il vaso superiore B, contiene una tubulatura A con bottone che forma robinetto, e permette di regolare l’efflusso dell’acqua nella caldaja o generatore. Alla superficie dell’acqua si vede in E E, nella caldaja, un tubo che si prolunga in F lungo il sostegno e conduce il vapore prodotto sino ai robinetti G ed H. Il primo di questi, G, è munito di un tubo ricurvo che si introduce in una tejera, ed anche direttamente in una tazza contenente il liquido che si vuol scaldare.
■L’inalzamento di temperatura si produce in fretta mercé l’accesso del vapor acqueo. Alla parte inferiore del tubo F, il robinetto H permette di lasciar sfuggire il vapore dall’orifizio Y, ove si colloca una piccola bacinetta K che raccoglie l’acqua di condensazione. Volendo, si può anche aggiungere in J un tubo di gomma che conduca il vapore in uno scaldapiedi a cassetta d’acqua. La bacinella K non si mette a posto che quando non si usufruisce in nulla il vapore.
■ Oltre ai vantaggi offerti da codesta utilizzazione economica del calore perduto, il nuovo sistema contribuisce a diffondere nell’aria ambiente una picciola quantità di vapore acqueo salutare, che combatte l’effetto di seccura determinato dalla combustione di una lampada comune.
■ Per dire il vero, c’è qui una complicazione un po’ notevole del materiale di una lampada, ma le persone dotate di abili mani, ed i dilettanti di piccoli congegni domestici ingegnosi e razionali, faranno buon viso ad un sistema che merita per lo meno di essere conosciuto pel carattere di incontestabile singolarità che offre.
■La nostra figura rappresenta un apparecchio di piccole dimensioni, ed è inutile aggiungere che molto agevolmente sì ponno costruire apparecchi più grandi, piantati anche a posto fisso sopra un becco di gas, il cui calore perduto è notevolissimo. Noi crediamo che ci sarebbe un interesse reale nello studiare il problema da questo punto di vista, e certamente si potrebbero trovare molte applicazioni più importanti. Si comprende che le disposizioni possono variare all’infinito, secondo lo spazio disponibile ed il luogo ove si dovrebbe collocare l’apparecchio. Nelle cucine, nelle credenze, negli uffici, tale sistemi non mancherebbero sicuramente di rendere utili servigi, ed il prezzo di impianto sarebbe probabilmente compensato in breve tempo dall’economia ottenuta col loro impiego.”