L’acufono magnetico bilaterale (1912)

Da La Scienza per Tutti, Anno XIX – N. 93 – 15 dicembre 1912

“Le diverse parti dell’acufono magnetico bilaterale.”

“Fra i numerosi apparecchi che furono messi a disposizione dei sordi o duri di orecchio, allo scopo di rimediare alla loro penosa infermità, non devono prendersi in considerazione che quelli che si basano sull’uso del microfono, i soli che meritino di richiamare l’attenzione degli studiosi.
Dopo la meravigliosa scoperta dei Graham Bell, degli Edison, degli Hughes, cioè da una trentina d’anni, si è pensato di far profittare coloro, la cui acuità uditiva lascia a desiderare, delle modificazioni delle quali essa è oggetto e che han raggiunto, fin quasi dall’origine, tutto il grado di perfezione che attualmente si ammira.
Per far questo, un relais acustico amplificatore o trasformatore atto ad utilizzare le vibrazioni di una membrana metallica parlante, si applica agli organi esterni dell’orecchio sul quale agisce in modo da assicurare una percezione più netta dei suoni.
Fra i mezzi che son stati adottati per usare questo relais che comprende, come un circuito telefonico minuscolo, un trasmettitore, un ricevitore ed una sorgente di energia elettrica, si possono annoverare quelli nei quali il trasmettitore è indipendente dal ricevitore od ascoltatore che si applica all’orecchio, e quelli nei quali il trasmettitore ed il ricevitore son collegati da una maniglia comune che serve alla loro presa e simile, per quanto riguarda la disposizione relativa degli organi che essa porta, ad un apparecchio telefonico ordinario.
Nel primo caso, il trasmettitore si appoggia generalmente al petto ed è collegato al ricevitore ed alla pila da tasca con cordoni conduttori flessibili; nel secondo caso, trasmettitore e ricevitore sono provvisti alle estremità di una maniglia incavata che protegge tanto la pila che le connessioni elettriche.
In tutti questi apparecchi, come si vede, è uso di separare il trasmettitore dal ricevitore, ciò che reca un incomodo nella manipolazione dell’apparecchio, causa i cordoni conduttori flessibili e le dimensioni importantissime dei diversi organi che li costituiscono.
L’apparecchio egualmente microfonico, che col nome di acufono magnetico bilaterale fu presentato all’Accademia di medicina dell’Havre, è destinato, come i suoi congeneri, alla cura della sordità nelle sue varie gradazioni, in tutti quelli cui il nervo uditivo non è stato distrutto.
Peraltro, se esiste una lesione di questo nervo, non vi ha nulla a sperare, nessun acufono potrebbe esser utile: a questa categoria di sordi l’acufono non potrebbe render l’udito alla stessa maniera che un occhialino non renderebbe la vista ad un cieco.
Ma il numero di questi ultimi è poco elevato, ed è per tutti gli altri casi — molto numerosi — che fu ideato il nuovo dispositivo.
L’apparecchio microfonico, di cui parliamo, presenta questa particolarità: che il trasmettitore microfonico ed il ricevitore o ascoltatore telefonico sono contigui e formano un solo blocco di aluminio annerito, poco visibile, il quale non pesa che alcuni grammi.
Può, mediante una gorbia che si prolunga nella parte ricevitrice, introdursi nel condotto auditorio al quale vien applicato e si sostiene da se stesso, in modo da non produrre nè ingonibro nè incomodo e da lasciar interamente libere le mani del soggetto.
Il peso dell’apparecchio autonomo così ottenuto è assai ridotto, e quantunque possa essere impiegato per costituire un apparecchio unilaterale che non interessi se non un solo orecchio difettoso, permette di formare un apparecchio bilaterale, mediante l’accordo di due apparecchi similari indipendenti.
Giova notare quest’ultima disposizione bilaterale, perchè il suo uso determina un certo equilibrio fisiologico fra le sensazioni ricevute dai due orecchi, equilibrio che evita la fatica.
Vi ha di più: l’apparecchio bilaterale produce una specie d’effetto stereoscopico o di rilievo del suono, che dà al soggetto la sensazione dello spostamento del centro di emissione delle onde sonore se, anche quando egli non vede il suo interlocutore, questo si sposta parlando.
Insistiamo su questo punto che, nell’acufono bilaterale, composto in realtà di due acufoni unilaterali identici, ognuna delle due parti che li compongono porta il suo microfono: vi sono così due trasmettitori microfonici, mentre tutti gli apparecchi di questo genere creati finora si compongono di un solo trasmettitore che mette in azione uno o due telefoni ascoltatori posti alle orecchie.
Aggiungiamo che questo unico trasmettitore, collocato generalmente sul petto, è esposto agli urti, e perciò la lamella vibrante, è coperta di una guarnitura il più spesso di ebonite.
I suoni non giungono alla lamella che mediante aperture di numero forzatamente ristretto e tutti i costruttori si son visti obbligati di ricorrere a trasmettitori di grandissima dimensione, un po’ pesanti ed ingrombranti.
Nel nuovo dispositivo, il microfono essendo all’orecchio, potrebbe non essere in alcun modo protetto, e se l’autore ha creduto di coprirlo leggermente per farne un apparecchio più robusto, giova notare che le onde sonore arrivano in tutti i punti della superficie di cui i tre quinti almeno sono utilizzati. Del resto questa superficie utilizzata, già relativamente grande, si trova raddoppiata dalla bilateralità dell’apparecchio.
Dippiù, l’uno o l’altro microfono si trova sempre nella direzione dell’interlocutore.
Nello stesso tempo, il sistema dei fili conduttori è semplificato e non forma che un leggiero cordone che va direttamente dalla pila al piccolo blocco telemicrofonico.
La corrente elettrica è fornita da una piccola pila a secco da tasca creata specialmente per assicurare un funzionamento perfetto dell’apparecchio nelle migliori condizioni di rendimento e di durata, la quale è grandissima se si ha cura di non tenere il circuito chiuso che allorquando l’apparecchio debba essere usato, ciò che si fa facilmente mediante un interruttore applicato ad uno dei fili conduttori.
Questo interruttore è stato posto per evitare il grave inconveniente che presentano quasi sempre gli apparecchi di questo genere, nei quali l’amplificazione dei suoni mediante il microfono è accompagnata da rumori secondarî che sono molesti, che vengono dallo stesso apparecchio e che compromettono grandemente la purezza dei suoni: l’acufono magnetico riproduce la parola senza vibrazioni secondarie. Tale considerazione è importantissima, perchè se è utile produrre un vero massaggio dell’orecchio, questo massaggio continuo deve essere leggero e non brutale. Non è con lo stordire il malato che si migliora la sua dolorosa situazione. Ciò che importa soprattutto è che l’apparecchio, pur essendo poco voluminoso e leggerissimo, si mantenga solo all’orecchio ed amplifichi sufficientemente i suoni che devono essere uditi chiaramente. L’acufono magnetico bilaterale presenta tutte queste qualità.

“Una persona munita dell’acufono.”

Da notarsi ancora che, malgrado la sua bilateralità, esso può esser posto in opera facilmente senza per nulla scomporre la pettinatura e ciò è specialmente interessante per le signore.
Da tutti questi dettagli, nessuno dei quali è stato trascurato, risulta che questo nuovo dispositivo, presentato sotto una forma che grandemente differisce da quella che per solito mostrano gli apparecchi microfonici adottati finora per il trattamento della sordità, è per l’udito ciò che la lente correttrice è per la vista. Il sordo o duro d’orecchio si serve dell’acufono, come il miope o il presbite si servono della lente. E non è più malagevole di quest’ultima.
L’acufono magnetico educa di nuovo l’orecchio. — Forse è utile porre in guardia il lettore contro le affermazioni spesso esagerate di alcuni inventori i quali annunziano che col loro apparecchio le persone più sorde possono immediatamente ascoltare ogni conversazione, come se fossero dotate dell’udito più fino.
Una persona sorda cui si propone una di queste combina-zioni crede generalmente che l’apparecchio appena avvici-nato all’orecchio, permetta di sentire istantaneamente tutto ciò che si dice vicino ad essa, come accade per un orecchio normale, e se ciò non avviene, essa resta delusa e respinge l’apparecchio come oggetto senza valore, anche quando sia eccellente.
Lo stesso istrumento essendo adattato ad orecchi diversi, nelle stesse condizioni, i risultati son spesso assai differenti. A dir vero, tutti i sordi sentono bene il suono della voce; ma un certo numero soltanto di essi è capace di ripetere, fin dal principio, tutte le parole pronunciate. Vi sono delle parole che son percepite meglio che altre, quelle ove, ad esempio, dominano le vocali.
Ma il ritorno dell’udito è, il più spesso, possibile, ed un apparecchio, soprattutto di forma bilaterale, è il solo capace di produrre, e qualche volta rapidamente, questo ritorno.
L’azione dell’acufono è continua; essa si esercita pacatamente, progressivamente, e può anche diventare rapidamente efficace. In una parola, essa produce ciò che gli specialisti cercano ed ottengono nelle esperienze dei ritorni d’udito mediante il diapason o la sirena. Da questa incessante ginnastica auricolare, risulta un vero risveglio dell’udito e l’acuità uditiva si affina, come, del resto, si osserva nei telefonisti che fanno quotidianamente uso dell’apparecchio ascoltatore.
L’acufono magnetico bilaterale è dunque indicato per la cura dei casi di sordità dovuti, il più spesso, alla scherosi dell’orecchio, all’anchilosi degli ossicini, ed anche ad una perforazione del timpano.
È dunque con la massima fiducia nei suoi risultati che noi lo presentiamo ai nostri lettori, i quali troveranno nel suo uso i vantaggi dell’audizione dai due orecchi che si avvicinano sempre più alle condizioni normali.
Possa esso costituire un sollievo, forse un mezzo completo di guarigione, per coloro che soffrono di questa infermità tanto dolorosa: la sordità.”