La provvidente opera di un’artista romana durante la guerra: Ida Magliocchetti (1918)

Da La donna, Anno, XIV, N. 308, 1 novembre 1918.
Di Fiducia.

” ■ Quando, su l’orizzonte sereno della «diva Roma», biechi fantasmi di guerra cominciarono ad apparire, una donna, materna di cuore e di pensiero, lanciò un grido di pietà ferita:
– I bambini! i bambini !
■ Profonda, nell’ansia pietosa del suo amore, ella accarezzava un’opera accesa della più vibrante umanità. Raccogliere, durante la guerra, i bimbi orfani, i bimbi soli, i bimbi sperduti: quelli che nello sguardo smarrito esprimono la nostalgia della madre morta, e cui la guerra strappa l’unico naturale sostegno, l’unico affetto superstite: il padre. Adunare queste acerbe sventure, che non possono errar per il mondo raminghe, e che saranno l’umanità di domani, i soldati, le madri di domani, le creature affannose votate, domani, a tutta la gioia, a tutto il dolore; e offrir loro una madre, un asilo, un letto, un focolare.
■ L’affettuoso grido fu sì forte che il Comitato Romano di Organizzazione Civile generosamente lo accolse, e nei primi giorni della nostra mobilitazione aprivasi in Roma quell’Asilo della Patria che oggi, fiorente e rigoglioso, primeggia tra le provvide istituzioni sorte con la guerra nella capitale.
■ La donna che ne lanciò l’idea e in brevissimo tempo lo creò, che anc’oggi, con miracolo d’attività, di tenacia e d’amore ne regge e tutela le sorti, ha un nome caro a quanti ammirano l’intelletto geniale disposato alla più squisita donnesca semplicità: Ida Magliocchetti.

“Ida Magliocchetti.”

■ Ella era già nota come pittrice d’impressione. La sua arte riflette l’anima sua, materiata di luce, di spazio, di poesia. Così le sue prime tele studiano il mare; vaste bonacce soffuse di luminosità; paranze che sfidano l’orizzonte aperto, movendo, gemelle, verso un comune ignoto; riso di cielo, vastità d’azzurro, fantasia d’infinito. L’occhio riposa e l’anima sogna.
■ Ma una malattia impedisce all’artista di continuare lo studio all’aperto, ed ella si dedica allora a un genere tutto personale, nel quale trova, tra gli amatori, largo consenso di plauso. Ed ecco una lunga serie di quadri nei quali ella profonde il suo spirito d’osservazione e il suo sentimento d’arte; ecco quegl’interni così intimi, così raccolti, così dolci di femminile armonia, che non ci si stanca di contemplarli.
■ Ma i nobili compensi che l’arte offriva alla Magliocchetti furono generosamente posti in disparte allo scoppio della guerra: dal suo luminoso studio, nell’elegante villino di via Cola di Rienzo, l’amabile signora passò a dar anima e vita diuturna all’antico silenzioso Convento dei Filippini, in via del Governo Vecchio, divenendo la buona fata d’una larga famiglia che ogni giorno l’aspetta con ansia gioiosa.


■ Così fu che il vecchio convento, divenuto dapprima ufficio pubblico e poi caserma, sgombrò i suoi locali; s’ammantò di bianco per riflettere il candore delle creature che doveva accogliere, spalancò al sole i tepenti cristalli, inondò ogni stanza di luce e di calore. Si allinearono i lettini candidi nelle camerate, cari piccoli letti, presso i quali nessuna madre indugia a deporre il bacio della preghiera e dell’augurio sulle fronti innocenti, ma su cui aleggia dolcemente vigile e assiduo lo spirito della donna che sa essere la madre di tutti! E cominciò il lavoro nella vasta cucina odorosa di cibi semplici e sani; si preparò il refettorio a radunate gioconde intorno alle piccole tavole numerose; s’aprirono le aule scolastiche, mentre il provvido Municipio di Roma concedeva le proprie insegnanti; si raccolsero le bimbe più grandicelle — le donnine — a rimendare calze e ad accomodare il bucato nella sala da lavoro; accorsero piccoli e grandi nel bel salone per la ginnastica, per il ballo, per i liberi giuochi; esulò qualcuno talvolta nell’infermeria, amorosamente preparata con la speranza che resti deserta. E dappertutto i fiori inviati dal Municipio portarono la loro nota gaia ce gentile, dappertutto il sole benedisse con la sua luce d’oro, dapperlutto giunse, previdente e fattiva, l’energia di Ida Magliocchetti, che, accolti il 9 giugno 1915 i primi cinque bambini nell’Asilo direttamente gestito dal Comitato Romano di Organizzazione Civile, oggi si vanta di accogliere intorno a sé più di duecentocinquanta ricoverati.

“La mamma ed una parte del piccolo mondo. (Fot. Evangelisti).”

■ I bimbi vivono come in una grande famiglia. — Nessuna disciplina — mi diceva soddisfatta la benefica signora — all’infuori di quella dell’amore. Non ho mai avuto occasione di pentirmene.
■ No, perché l’amore è anima del mondo. Quando Ida Magliocchetti va, di sala in sala, a far la sua visita mattutina ai «figliuoli», getta loro un saluto gioioso:
— Buongiorno!
■ Le risponde un coro d’amore, cui la grazia nativa dell’infanzia insegna garbo e moderazione; e i bimbi aspettano il cenno della signora per avvicinarsele, per ottenere l’ambito premio d’un bacio, per carezzarle il vestito, le mani, fuggevolmente. Negli occhi di tutti brilla una luce sfolgorante d’affettuosa riconoscenza che molte madri sarebbero liete ed orgogliose di veder lampeggiare nello sguardo dei figli proprii.

“Una classe. (Fot. Evangelisti).”

■ Alta e meritata soddisfazione è certo per Ida Magliocchetti veder così degnamente attuato il sogno dell’anima sua, come veder fiorire, oltre il complesso organismo interno dell’Asilo, anche l’attività spirituale del medesimo. Infatti le tre classi elementari funzionano regolarmente, sì che l’Ufficio scolastico municipale le ha ritenute degne di essere destinate a scuole di tirocinio per le nuove patentate maestre elementari. I bambini della quarta e quinta classe frequentano la vicina Scuola comunale, e le due bimbe maggiori hanno compiuto durante il recente anno scolastico — e con molta lode — la prima classe complementare della R. Scuola Normale «Giannina Milli». Né meno regolarmente funziona il Giardino d’Infanzia, mentre le cure igieniche rivolte ai locali e ai bambini danno i risultati più soddisfacenti sulle condizioni generali dei piccoli ricoverati.
■ Ma più alta soddisfazione deve provare il nobile cuore dell’abilissima organizzatrice per la certezza che l’opera da lei creata sopravviverà all’ora terribile che l’umanità con tanto travaglio sopporta e supera. Infatti il sindaco di Roma, don Prospero Colonna, in una solenne adunanza al teatro Argentina, leggendo la relazione sull’opera compiuta dall’Amministrazione comunale di Roma nel quadriennio 1914-18, pronunciava queste fervide e promettenti parole: «… quel mirabile Asilo della Patria, nido di gentilezza e di poesia, con cui Comune e Comitato intendono lasciare, a guerra finita, traccia duratura dell’opera spiegata a vantaggio dei nostri prodi». Non occorrono commenti.

“Il Refettorio. (Fot. Evangelisti).”

■ La maravigliosa attività sociale di Ida Magliocchetti non si limita all’Asilo della Patria. Una importantissima succursale di esso deve aprirsi in Civitavecchia, e a lei ne è affidata la fondazione.
■ A Roma, per iniziativa sua e di poche altre, hanno cominciato a funzionare di recente, appoggiati da Municipio e Società tramviarie, i Posti di ristoro per le tramviere, nell’intento di migliorare le sorti di queste lavoratrici. E, sempre a Roma, s’inaugurerà presto un’altra istituzione umanitaria importantissima: Vita e lavoro (incaricata di fondarla è Ida Magliocchetti, ispiratrice dell’opera) per l’assistenza morale e materiale delle ragazze-madri, che nel nuovo asilo saranno soccorse e assistite durante il primo anno di vita del bambino, lo allatteranno, saranno educate nel sentimento materno affinché riconoscano la propria creatura, e avranno infine un lavoro decoroso e rimunerativo, non dannoso alle loro speciali condizioni di nutrice.

“Nel Salone Ginnastica. (Fot. Evangelisti).”

■ L’iniziativa di tali istituzioni, così diverse per indole e per fini, è con umanitario fervore sostenuta da Ida Magliocchetti, cui enti e autorità appoggiano con ogni larghezza, avendo provato quale infaticabile e felice organizzatrice ella sia. E noi, additandola all’ammirazione del mondo femminile italiano, riconosciamo ancora una volta con legittimo orgoglio quanto possa intelletto di donna congiunto alla forza del volere, all’amore del bene, al sacro entusiasmo della vera carità.”