La preparazione e assistenza civile a Milano (1915)

di Adele Carnelli.
Da La Donna, Anno XI, N. 254, 20 luglio 1915.

“Eravamo agli ultimi di luglio: le dichiarazioni di guerra si succedevano fulminee: l’Europa sembrava corsa da un fremito di follìa; fermati i commerci, le industrie, il credito… solo gli eserciti mobilitavano…
L’Italia attonita, trepida, interrogava il suo governo e il governo rispondeva: neutralità.
I primi doveri erano segnati. Bisognava ristabilire il ritmo normale della vita, riprendere i lavori fecondi, vegliare ai pericoli che potessero sorgere, correre ai ripari. Fu tentato.
Le industrie regolarono con sagace previdenza la produzione, assicurandosi quanto fu possibile di materia prima e di combustibile, ordinando le maestranze con turni di lavoro, trasformando secondo i nuovi bisogni alcuni rami di produzione; le banche, malgrado i decreti di limitate erogazioni sui depositi concessero — quando lo credettero opportuno — fidi e agevolarono le operazioni di sconto; i partiti pur discutendo appassionatamente le opportunità della nostra condotta tentavano ogni via per far fronte alla crisi… Ma gli sguardi andavano più lontano, si figgevano acuti nel futuro, interrogavano i destini della patria.
Venne l’ora — e venne presto nella metropoli lombarda — in cui s’intese che la costrizione sarebbe diventata inedia, agonia se nella cerchia che strozzava la sua magnifica attività essa non avesse temprate le forze per aprirsi un varco.
Un palpito nuovo sommoveva l’Italia; l’avrebbe sospinta oltre i confini; bisognava spianarle le vie della gloria, prepararsi al cimento.
Già in agosto alcune voci femminili avevano chiamate le donne a raccolta. La Federazione femminile diramava da Roma una circolare alle figliali sparse nelle varie città italiane sollecitandone l’attività; a Milano sorgeva un Comitato nazionale femminile pel caso di guerra; ma in quei primi mesi il monito era più un intuito dei bisogni che presto si sarebbero fatti sentire che un programma d’azione. Quando l’azione s’ impose, se ne comprese subito la vastità e quindi l’opportunità di unificare tutte le forze.
La baronessa Carla Celesia Lavelli — presidente della figliale milanese della Federazione femminile – e la contessa Serdini De-Leva De-Mari — presidente del Comitato nazionale — fusero la loro propaganda in un unico Comitato al quale chiamarono le presidenze di tutte le associazioni femminili cittadine di qualsiasi natura.
Era un primo passo felice che doveva condurre lontano. In febbraio si costituiva l’Alleanza femminile italiana che nel bel nome fatidico aggruppando le energie muliebri sparse nel paese splendeva come un gran cuore vigile sul domani dei figli d’ Italia.
Un programma completo d’azione veniva tracciato, suddiviso, intrappreso con serio amore.

“Laboratorio di Via Conservatorio. (Fot. Paredi – Milano).”

In novembre era sorto a Milano anche un Comitato maschile per iniziativa di Renzo Sacchetti, del marchese Villani, del capitano Monticelli, comandante il battaglione dei volontari ciclisti, dell’avv. Edgardo Longoni, presidente della Federazione sports atletici, del maestro Perucci, presidente dell’ associazione, Ragazzi Esploratori, del dottor Banfi — direttore della Scuola Professionale Infermiere Victor De-Marchi. Anche nel campo maschile si chiamavano a coadiuvare tutte le istituzioni e tutte le associazioni; così al piccolo nucleo dei primi componenti altri nomi illustri si aggiungevano: i senatori Mangiagalli, De-Cristoforis, Albertini, Della Torre, Greppi, Pirelli, Salmoiraghi — i deputati: Agnelli, Borromeo, Cappa, Chiesa, De-Capitani, Gasparotto, Meda, Pavia, Valvassori, Peroni — e nasceva il Comitato Lombardo di Preparazione che riuniva più di cento associazioni aderenti, le femminili comprese.
Fin dalla sua prima seduta generale (11 gennaio) le signore poterono dimostrare come l’elemento femminile avesse prima di ogni istituto o associazione milanese intuito la necessità di questa previdenza e come già molto lavoro fosse iniziato e in quella prima seduta fu reso il dovuto omaggio alla solerte avanguardia: il Comitato di preparazione femminile si fuse col Comitato Lombardo.
La baronessa Lavelli fu assunta alla presidenza a fianco del sen. Ponti e del sen. Mangiagalli, la contessa Serdini fu nella Commissione tecnica insieme al marchese Villani e così in ogni Commissione e Sottocommissione le signore lavorarono accanto agli uomini con alacrità, con fervore; l’accordo fu fortemente e costantemente voluto e riuscì a superare le non piccole difficoltà di un lavoro immane che si tentava per la prima volta. Ogni competenza tecnica fu ricercata e offerta con entusiasmo: ogni esperienza, ogni consiglio, ogni buon volere utilizzato senza distinzione di classe, di partito, di religione.

“Al Magazzeno dei profughi, nel cortile del Comitato di Preparazione, Via S. Sepolcro, 9. (Fot. Paredi – Milano).”

Si istituirono 6 Commissioni:
I. La Commissione di propaganda che nei primi tempi soprattutto dimostrò un’attività instancabile nel preparare l’opinione pubblica alla possibilità di una guerra, nello spiegarne le idealità e additare sull’esempio delle altre nazioni i mezzi di prevenirne e alleviarne gli inevitabili disagi.
Più di una volta in tutti i quartieri della città contemporaneamente si tennero conferenze e conferenze furono indette nei paesi vicini con lena rinnovantesi.
Bastava accennare all’opportunità della propaganda in un dato ambiente e gli oratori si improvvisavano a coppie, la signora Gwiss Adami e il cav. Stefano Cavazzoni, la signora Sofia Bisi Albini e Stefano Conio, il pubblicista Rossi e la contessa Vanna Piccini e RenzoSacchetti e Mario Panizza e la signorina Lina Brambilla e l’avvocato Antonio Silvestri.
Tempi lontani ormai! Solchi che hanno già data la loro messe. La Commissione che ha mirabilmente compiuto il suo incarico, ricorda adesso quelle prime ore di fatica e di fede, sa che il suo compito ha avuto una sosta, ma che non è finito.
Quando l’Italia vibrante d’entusiasmo ha rotto gli indugi è sorta in armi, ha mosso i suoi primi passi sicuri oltre le frontiere, ogni parola di commento sarebbe stata vana davanti a tanta eloquenza di fatti; se dovremo pazientare per meglio vincere, le voci generose e convinte che hanno parlato ai cuori la vigilia sapranno sostenerne le fedi, le energie. l’abnegazione nell’ora della prova.
Le altre 5 Commissioni furono:
I. Per la Difesa sussidiaria del paese con due branche quasi esclusivamente maschili di Volontari ciclisti e i Giovani esploratori — dico quasi perché l’ultima istituzione ha anche una sezione femminile — e due branche esclusivamente femminili: il Pacco del soldato e l’Ufficio notizie.
Quando ripensiamo ora alle prime sedute scomposte, ai programmi confusi, incerti che nella discussione si chiarivano, si delineavano mano mano più sicuri — alle difficoltà superate per avere le necessarie autorizzazioni, gli ambiti riconoscimenti — alle lacune e ai difetti di funzionamento negli inizii, alla costante pazienza per correggere, migliorare, perseverare non ci meravigliamo più che allo scoppiar della guerra alcuni servizii si sieno mostrati perfettamente organizzati. Così abbiamo visto i ragazzi esploratori, fanciulli di 12, 13, 14 anni prestare un utilissimo servizio di guardia e di staffetta al municipio e in tutti gli enti del Comitato di assistenza — il delicato funzionamento dell’Ufficlo notizie, sorto per iniziativa della contessa Cavazza di Bologna, riconosciuto e coordinato dall’autorità militare e da un editto luogotenenziale.
L’Assistenza ai Profughi, ai Rimpatriati, alle famiglie dei Richiamati fu considerata e studiata con quegli enti che per la loro natura potevano fornire dati preziosi, come la Pro Esercito, 1’Opera pia Bonomelliana, l’Umanitaria, la Lega del Lavoro, il Comizio Agrario, ecc., ecc.; ma si capì che seriamente non poteva essere assolta e vigilata che dall’autorità.
II. La Commissione sanitaria. A Milano già esistevano tre grandi organismi di sanità: la Croce rossa, la Sanità militare e l’Ufficio d’igiene municipale.
Senza intralciare l’opera di nessuno, il Comitato Lombardo cercò di preparare una riserva di personale pratico che avrebbe potuto rendersi utile a tutti in un periodo di straordinario bisogno: chiamò vecchi medici che furono ben lieti di rientrare nelle file, istruì con ripetuti corsi rapidi squadre di infermiere, le addestrò nella pratica ospitaliera, reclutò porta-barelle, disinfettatori, preparò rifugi per bambini, non trascurò di iscrivere guardarobiere, cucitrici, cuciniere. Milano può ora disporre di una così fitta e vasta rete di servizio sanitario da considerarsi pronta a qualunque evento.
III. Commissione per i pubblici servizii. Si avvertì subito anche qui che i varii servizii pubblici non potevano essere regolati che dalle competenti autorità che avrebbero militarizzati i più importanti.
L’opera del Comitato si rivolse particolarmente a quei servizii che svolgendosi a fianco di quelli pubblici ne facilitano il funzionamento, quali le banche, le casse di risparmio, il monte di pietà, ecc., ecc.
Un corso bancario e un corso di dattilografia frequentato da circa duecento alunne fu aperto presso la Scuola Tecnica Femminile, un altro presso il Circolo Filologico femminile. Fin dal febbraio la Commissione femminile poteva presentare ai maggiori istituti bancari, il Credito Italiano, la Banca Commerciale, ecc., un elenco di impiegate atte a sostituire provvisoriamente i soldati che venissero richiamati; l’elenco era così diligentemente vagliato e documentato che le direzioni iscrissero subito nei ruoli accanto al nome del probabile richiamato quello della contabile supplente, sì che al momento della mobilitazione la sostituzione avvenne con ordine e prontezza e gli istituti se ne congratularono ripetutamente e pubblicamente.

“«Ala materna» del Comitato Lombardo di preparazione.
Al Cenacolo di Via Monte di Pietà. (Fot. L. Paredi – Milano).”

Pure d’iniziativa della Commissione Femminile fu l’apertura di un grande laboratorio affidato alla direzione della signora Graziella Sonnino Carpi. La marchesa Zaccaria offrì un’ala del suo palazzo circondato da una verde frescura e nelle sale sontuose fasciate di tela affluirono le macchine regalate dalla Singer, offerte dalle signore, portate dalle operaie stesse — e affluì il lavoro concesso dal Commissariato militare sì che il laboratorio poté impegnarsi per la produzione di 500 capi di biancheria al giorno e il ricavo del lavoro va intero alle operaie. Un turno di signore vigila il laboratorio, delle signorine volontarie ne tengono la contabilità: su tutto veglia instancabile la signora Sonnino.
All’iniziativa maschile si deve la Commissione d’ingegneri e tecnici (fra cui anche una rappresentanza dei nostri pompieri), presieduta dall’ ingegnere Achille Manfredini, incaricata di provvedere al pronto riadattamento degli edifici che eventualmente venissero danneggiati da bombe, incendi, ecc.
Quando verso la metà di maggio il Comitato Lombardo di Preparazione, sentendosi in piena efficenza, curava la pubblicazione del suo Numero unico e lo lanciava col motto «Siam pronti!» la guerra veniva dichiarata. La preparazione era finita; si entrava nel periodo dell’azione.


Il Municipio con energica prontezza chiamava a sé tutte le iniziative private per un’opera di necessario coordinamento.
Con un nobile esempio di disciplina, vinte le prime ritrosie, le forze generose già tante volte aggruppate in nuclei sempre più poderosi si fusero un’ultima volta nel Grande Comitato di Assistenza per la guerra.
Se gli effetti della sottoscrizione sono così ragguardevoli, se quindi l’azione del Comitato potrà essere largamente benefica, fu solo perché a questo scopo patriottico ogni cittadino fece il sacrificio di qualche sua intransigenza d’idee. Nel Comitatone costituitosi per la raccolta dei fondi tutti i partiti sono rappresentati, come lo sono nella Commissione esecutiva e nei 5 uffici.
Non si può negare che nei primi giorni qualche latente diffidenza, qualche sorpresa fra Commissioni di lavoro formate da elementi tanto eterogenei ci fu; ma bastò che la realtà del bisogno s’affacciasse alle porte dei varii uflici perché quelle coscienze oneste trovassero un incrollabile punto d’intesa, l’urgente e assoluto dovere di provvedere — e nel calore di quest’opera, l’intesa non è più una compiacente tolleranza di principî, ma è sana e santa fratellanza di sentimenti e d’affetti.

“La distribuzione degli indumenti ai profughi nel cortile del Magazzeno Profughi.
(Foto L. Paredi – Milano).”

All’odio che si sferra in insidie ed assalti sui campi di battaglia, l’umanità inerme sente il bisogno di opporre una vasta trama di provvidenze su cui la pace possa un giorno agitare più sicura la sua bianca bandiera.
Ogni ufficio di assistenza ha alla presidenza un assessore. Questi uffici sono:
Ufficio IPres. Sindaco avv. CaldaraAssistenza economica alle famiglie bisognose dei militari. — Il lavoro è chiaramente indicato e limitato nelle sue attribuzioni. Le Commissioni mandamentali raccolgono e vagliano la domanda di sussidio, la passano poi all’Ufficio anagrafe per le opportune verifiche, poi alla Commissione che ne fissa l’entità secondo le norme generali.
Ufficio IIAssistenza alla fanciullezza. — Presidente Assessore Marangoni. È composto quasi esclusivamente di signore: la maestra e la gran dama, la pia signora e la socialista propagandista non sono che madri preoccupate della fragile puerizia ignara a cui l’immane fatalità ha tolto i naturali protettori. Nei Nidi ridenti di giovinezza (le custodi dei piccoli sono fanciulle) ideati dalla signora Sofia Bisi Albini, sotto le Ali Materne del Comitato di Preparazione, nelle altre istituzioni che vegliano alla fanciullezza, i piccoli sono custoditi, nudriti, vegliati con provvida e delicata tenerezza.
L’assistenza di quest’uflicio si estende in parecchi modi anche alle donne gestanti e alle puerpere.
Ufficio III — Presidente Assessore Giani.
Collocamento ai disoccupati e assistenza ai profughi.
E’ l’ufficio che ha il compito più vasto e svariato che ha necessariamente dovuto suddividere in varie branche.
a) Propaganda per l’azione diretta ad attenuare la riduzione del lavoro. È composta di industriali e proprietari di importanti opifici che studiano il modo di regolare la produzione e le maestranze pel meglio comune, tracciano progetti di nuove imprese, di trasformazioni d’industrie onde occupare la mano d’opera inerte.

“Châlet dove i bimbi passano le ore calde. «Ala materna» di Via Monte di Pietà.
(Fot. L. Paredi – Milano).”

b) Cooperazione agli uffici di collocamento per disoccupati. — Fu riconosciuto un solo ufficio di iscrizione disoccupati sia operai — impiegati — o piccoli commercianti falliti — l’Ufficio dell’Umanitaria vigilato da una rappresentanza della Camera di Commercio e del Comitato di Assistenza. A questo ufficio spetta vagliare la disoccupazione se reale, e classificarla.
Se il disoccupato non trova lavoro e chiede il sussidio, la pratica passa alle Commissioni mandamentali per l’accertamento dello stato di famiglia e corredata dalle osservazioni dei delegati ritorna alla Presidenza dell’Ufficio III che fissa l’entità del sussidio.
Il sussidio agli operai o impiegati che fanno parte di associazioni di previdenza o professionali — è concesso come sussidio di integrazione e lo ricevono in danaro a mezzo delle loro associazioni.
Ai non associati è corrisposto nella stessa misura, ma per ¾ in buoni di derrata e ¼ solo in danaro.
Agli adulti soli si dà in ragione di 0,90 giornalieri, 1,20 se 2 adulti conviventi, 40 centesimi per ciascuno ai ragazzi dai 12 ai 15 anni o anche quelli meno di un anno. Gli altri da 1 a 12 anni devono andare agli asili o alle scuole dove hanno 3 refezioni giornaliere, e ciò allo scopo di toglierli all’ozio e alla strada.
c) Laboratori. L’Unione Femminile e il Comitato Lombardo coordinarono al Comitato d’Assistenza i loro due laboratorii già esistenti, altri tre ne aprì l’ Ufficio in località diverse, fra cui uno vasto in Corso Italia nel palazzo Meroni.
Il signor Meroni offri il magnifico locale con macchinario elettrico e ricco mobilio nuovo messo a disposizione dalla ditta Singer. La cospicua offerta era stata fatta al Comitato Lombardo che la trasmise al Comitato d’Assistenza. Il lavoro per tutti i laboratori è già assicurato e si spera collocare così la copiosa mano d’opera principalmente di lavoranti sarti, sarte, cucitrici in biancheria ed affini.
d) Scuole pei disoccupati. Provvedono ad addestrare le maestranze non abbastanza abili pei laboratori, a ospitare i giovani sussidiati, i profughi, come si è detto più sopra.
e) Sussidi in derrate – cucine economiche – ristoranti popolari. — In queste prime settimane si sono messe in attività 5 cucine nei varii rioni della città.

“Altalena e giochi nell’ora di ricreazione nel Cenacolo in Via Monte di Pietà.
«Ala materna» del Comitato di Preparazione. (Fot. L. Paredi – Milano).”

La distribuzione delle minestre è salita rapidamente da 1000 a 4000 minestre giornaliere fra mattina e sera. I buoni sono distribuiti alle Commissioni mandamentali e ne hanno diritto tutti i sussidiati, disoccupati, profughi, ecc.
Delle signore vegliano per turno alla preparazione e alla distribuzione della minestra.
È allo studio un progetto di ristorante popolare a 60 o 70 centesimi per pasto.
f) Profughi. — È una Commissione che siede in permanenza, talora anche di notte e che col valido aiuto delle potenti organizzazioni dell’Opera pia bonomelliana, dell’Umanitaria, della Pro-Emigranti assiste il profugo dal suo arrivo alla stazione, lo rinfresca e lo rinfranca, lo aiuta nel cambio delle monete, lo avvia alla sua destinazione oppure gli offre asilo, vitto e indumenti e ove occorra suppellettili e casa. Naturalmente tutto questo è disciplinato da norme che sarebbe troppo lungo qui esporre.
L’Ufficio III si è messo in questi giorni d’accordo col Comitato Lombardo di Preparazione per il funzionamento d’un unico magazzeno di rifornimento pei profughi, dove faccia capo tutta l’offerta cittadina.
g) Assistenza agli artisti (pittori, scultori, architetti).
h) Assistenza agli artisti del teatro (musici, lirici, drammatici).
Anche per queste 2 ultime branche la misura del sussidio è conservata uguale a quella degli altri disoccupati, ma poiché si tratta di lavoratori speciali, la valutazione del caso e la forma del sussidio sono deferiti a una commissione di competenti speciali.
Ufficio IV. — Presid. :Avv. Sarteschi, assessore.
Tutela degli interessi personali ed economici dei militari. — Alcuni legali, fra cui anche una donna, la dott.a Paolina Tarugi siedono per turno, ricevono i postulanti, esaminano caso per caso, dànno gli opportuni consigli sulla validità o prorogabilità di impegni, contratti, scadenze, effetti, cambiali — assumono la tutela delle vedove e dei figli minorenni.
Ufficio V. — Pres.: Veratti dott. Luigi, assessore.
Assistenza morale ai feriti e convalescenti — Allaccia e coordina d’accordo coll’autorità militare le varie forme d’assistenza sanitaria sussidiaria, e cioè la corrispondenza tra gli infermi e le loro famiglie, le biblioteche pei soldati e convalescenti, cura letture e dizioni italiane e dialettali, piccoli spettacoli, monologhi, canzoni, concerti, cinematografie presso gli ospedali.
A questi 5 uffici 2 altri ne furono aggiunti, il VI per opere sussidiarie d’igiene e il VII pei sussidii d’affitto ai richiamati, profughi e disoccupati.

“La distribuzione degli indumenti ai profughi nel cortile del Magazzeno pei Profughi.
(Fot. L. Paredi – Milano).”

Accennata così la genesi e l’ossatura della grandiosa opera di assistenza milanese, ci proponiamo di coglierne il funzionamento fermando alcuni quadri di vita vissuta in quest’ora palpitante di strazi e di speranze.”