Da La Scienza per Tutti, Anno XI, N. 3, marzo 1891.
” ■ La piroincisione è un nuovo sistema di incisione, essenzialmente francese nella sua origine e nel suo sviluppo e che, senza pretendere di sostituirsi a veruno dei metodi usati per l’adornamento, viene a mettere a disposizione delle arti decorative ed industriali nuovi spedienti e sì svariati che non si può per anco prevederne le moltiplici applicazioni. Questo metodo, dovuto a Manuel-Perrier, consiste nel tracciare mediante una punta incandescente, sul legno, sul cuojo, sull’osso, sull’avorio, sui tessuti, ecc., disegni che, variati di tono, di spessore, di sfumatura, per effetto di una carbonizzazione più o meno profonda, più o meno accentuata, producono sotto la mano dell’artista effetti straordinariamente svariati e notevoli. Questo metodo permette all’ artista di eseguire un lavoro decorativo incancellabile, personale e creato direttamente sull’oggetto da decorarsi.
■ I primi saggi del Manuel-Perrier rimontano al 1869. L’idea gli si destò nella mente vedendo imbarcare casse di vino marcate con impronte a fuoco. Egli si studiò di riprodurre col mezzo di attizzatoi arroventati, i toni di seppia prodotti dalla bruciatura dei ferri da improntare. Da principio non ottenne che traccie informi. I bottoni da fuoco a oliva usati sin dai tempi di Ambrogio Varè non diedero nemmeno essi risultati soddisfacenti, perché si raffreddavano molto presto e non permettevano di tracciare una linea eguale sia in profondità sia in colore.
■ Ottenne risultati migliori coi piccoli ferri per saldare a gas, e sopratutto con un filo di platino mantenuto incandescente dal passaggio di una corrente elettrica; ma all’epoca di questi esperimenti (1874) gli accumulatori appena si conoscevano, e Perrier non continuò i suoi esperimenti su questa via che in oggi potrebbe essere ribattuta con maggiori probabilità di successo.

■ Fu il termo-cauterio inventato nel 1875 dal dottore Paquelin, quello che recò a Perrier la vera soluzione del problema, consistente nel mantenere per un tempo indefinito e sempre alla medesima temperatura il tracciatore incandescente destinato a produrre la carbonizzazione dell’oggetto da decorarsi. Il principio del termo-cauterio Paquelin, d’un uso sì frequente in chirurgia, consiste nell’injettare in un tubo di platino aria carica di vapori di idro carburo. Se il tubo fu da prima portato ad una certa temperatura, l’aria e l’idrocarburo si combineranno entro al tubo e la combustione della miscela manterrà indefinitamente la temperatura, sin tanto che durerà l’injezione d’aria. Per le operazioni chirurgiche l’azione dell’apparecchio non dura che pochi minati, e l’injezione d’aria si fa per mezzo di una pera Richardson. Perrier ha modificato il termo-cauterio ed il modo di usarlo, per permettere di lavorare continuatamente per parecchie ore. Gli attrezzi del piroincisore creati dal Perrier constano di tre parti principali: il serbatojo d’aria, il carburatore ed il termo-tracciatore.
■ Il serbatajo d’aria è costituito da una campana di lamiera C (fig. 1) la cui parte inferiore pesca in un recipiente annulare AB coll’intento di alleggerire l’apparecchio. Questa campana, che si solleva per riempirla d’aria, ne contiene in quantità sufficiente per un lavoro di un’ora. Basta quindi sollevarla una volta per ora: il che si effettua senza grande sforzo. Durante il sollevamento l’aria si introduce nella campana dalla valvola E. La campana discende in virtù del proprio peso ed esercita sull’aria una pressione che si può far variare entro certi limiti caricandola di pesi più o meno grossi, secondo che si vuol dare al termo-tracciatore una temperatura più o meno elevata.
■ L’aria compressa dalla campana sfugge pel tubo J (fig. 1, n. 2) e si divide in due parti, una passa nel carburatore D composto di un recipiente che contiene una spugna imbevuta dell’idrocarburo (alcool, spirito di legno, benzina, essenza minerale, ecc.) ed esce in K per arrivare al termo tracciatore passando per un tubo di cauciù flessibilissimo; la seconda parte dell’aria va direttamente al tracciatore per raffreddarne il manico. A tal uopo, il termo-tracciatore è munito di un manico vuoto di legno intorno al quale circola l’aria scacciata direttamente dal serbatojo, e della quale si regola l’efflusso mediante un robinetto predisposto sopra il carburatore, in guisa da evitare lo spreco, pur assicurando un raffreddamento bastante.
■ Il termo-tracciatore è un semplice tubo metallico sul quale si attacca a vite il tubo di platino H portato all’incandescenza. La parte dilatata è munita di un foro pel quale sfuggono i prodotti della combustione che si è effettuata all’estremità della punta del tubo di platino. Secondo la natura del lavoro di piroincisione che si deve eseguire si possono attaccare tracciatori più o meno larghi e variare così gli effetti prodotti.
■ La figura 2 rappresenta un artista che sta eseguendo un lavoro di piroincisione. Si vede con quale facilità si maneggia il tracciatore, poco più grosso di una matita. I due tubi di cauciù che mettono capo alle sue estremità sono sì leggieri che non disturbano menomamente il maneggio. I risultati variano all’infinito secondo il gusto e la valentia del piroincisore, la natura della sostanza e dell’intonaco che la copre, la temperatura del tracciatore, ecc. Dopo aver descritto il modo di operare esaminiamo rapidamente le applicazioni alle quali questo procedimento si presta.

■ La piroincisione può essere usufruita come arte di piacere od anche come semplice passatempo dai giovani, dalle giovanette e dai dilettanti sappiano o no disegnare. In fatti basta aver riportato un disegno od un ornato con un metodo qualsiasi sopra una tavola per poi piroinciderlo colla massima facilità ed ottenere rapidamente risultati incoraggianti.
■ L’arte, la grande decorazione e l’ornamentazione industriale hanno nella piroincisione un mezzo nuovo e pratico di utilizzare il genio dell’artista o l’abilità dell’operajo. Abbiamo ammirato delle scatole da guanti e da fazzoletti, mensole, stipetti, tagliacarte, manichi d’ombrello e tanti altri ninnoli esposti dal Perrier nel palazzo dell’Industria.
■ C’era in quei lavori un’armonia di tinte graduate con tanta delicatezza che non si poteva a meno di rimanerne ammirati. I contorni, a linee ora marcate ora sottili come un filo, facevano spiccare la grazia del disegno e la valentìa dell’ornatista; e certo quegli oggetti figureranno assai sugli stipi e sulle tolette delle signore eleganti.
■ La piroincisione combinata coll’arte delle projezioni permette di riprodurre un dato disegno sopra una tavola di qualsiasi grandezza; dunque l’ebanista, l’intarsiatore, il tappezziere, per i cuoi da sedili e i paramenti delle stanze, troveranno nella piroincisione nuove ed interessanti risorse decorative.
■ Infine, l’industria stessa potrà trovare nella piroincisione, resa sì semplice e sì pratica dalle indagini perseveranti del Perrier, un concorso utile ed efficace per la fabbricazione di etichette indelebili su casse, oggetti d’arsenali, di strade ferrate, magazzini di equipaggiamento, piuoli d’orticoltura, botti, e mille altre applicazioni che si possono ideare, ma che sarebbe nojoso l’enumerare.
■ La piroincisione costituisce dunque un metodo ad un tempo dilettevole, artistico e industriale che ha già saputo conquistare in Francia ed all’estero ferventi adepti, e che noi siam ben lieti di aver fatto conoscere ai lettori della Scienza per tutti.”