La moda delle collane di diamanti; Per placare il mare; Pulcini elettrizzati (1914)

Tre voci della rubrica “Varietà” della Rivista Enciclopedica Contemporanea, 1914.

La moda delle collane di diamanti, delle grandi Broches di brillanti è tramontata ormai nei paesi di più raffinata civiltà; vive ancora nei paesi giovani, arricchiti da poco, desiderosi di far pompa di monili sontuosi. Là dove l’educazione artistica è più alta, si preferiscono gioielli più modesti e collane di perle. Questo non significa naturalmente che il diamante abbia perduto il valore, poiché è sempre la pietra fondamentale dell’arte del gioielliere.
Un tempo le sole miniere di diamanti conosciute erano quelle di Golconda nell’Indostan, e quelle del Brasile. La scoperta delle miniere del Capo ha turbato per qualche anno il commercio dei diamanti, e fatto diminuire sensibilmente il loro prezzo; ma poi la maggior parte delle miniere furono acquistate dalla compagnia De Beers, e questa è riuscita a regolare la vendita e i prezzi. Vi sono anche tre altre Compagnie, la Jagersfontein, la Premier e la Compagnia dell’Africa tedesca del Sud-est; è molto probabile che la De Beers finisca un giorno con l’acquistare le due miniere inglesi.
Da qualche anno i nuovi giacimenti diamantiferi del Camerun hanno nuovamente turbato il mercato dei diamanti: ma la loro produzione è relativamente limitata (circa 50000 carati all’anno) e le pietre sono sempre piccole; sono giacimenti superficiali e i diamanti sì trovano nella sabbia del fiume, ma la miniera non si è ancora scoperta.
Le due maggiori compagnie del mondo, la De Beers e la Jagersfontein vendono tutta la loro produzione al Sindacato dei diamanti di Londra, il quale a sua volta vende i diamanti grossi ai tagliatori di Anversa e di Amsterdam: scopo principale del Sindacato è di vendere quel tanto che basti al consumo mondiale, in modo da mantenere i prezzi fermi e da rendere il diamante oggetto di valore ben determinato. La vendita dei diamanti grezzi si fà a Londra; ogni lotto viene stimato e venduto a contanti ai tagliatori di diamanti secondo l’ordine di prenotazione; il gioielliere è obbligato di accettare il lotto che gli si offre se non vuol perdere il suo turno e lasciar gli operai senza lavoro. Importantissimi mercati di diamanti sono Anversa e Amsterdam; Anversa per le pietre grosse e Amsterdam per le piccole.
Il maggior acquirente è l’America del Nord, dove converge la metà della produzione mondiale: negli Stati Uniti i diamanti rappresentano un collocamento di denaro, tanto si ritiene certo l’aumento del loro valore, Nel 1910 furono portate negli Stati Uniti pietre preziose e perle per un valore di 44.885.057 dollari; nel 1911, di 38.374.891; nel 1919, di 39.445.825; nel 1913, di 48.783.997.
Il valore totale dei diamanti venduti nel 1912 dalla De Beers fu di 5.465.887 sterline, dalla Premier 2.004.943, dalla Jagersfontein di 1.116.432.”


Per placare il mare. — I giornali hanno già parlato della catastrofe del Volturno. Ricordiamo brevemente i fatti. Il 2 ottobre scorso, questa nave salpava da Rotterdam diretta al Canadà, con 647 persone. Il giorno 9 essa prende fuoco. Il telegrafo senza fili lancia i suoi appelli nello spazio sterminato. Un naviglio accorre, non ostante la tempesta, e in meno di tre ore è accanto al Volturno.
Ma non può dargli soccorso perché il mare è agitatissimo: il canotto di salvataggio messo in acqua deve tornare a bordo.
Il capitano Barr, del Carmania, invia radiotelegrammi informando tutte le navi dell’Atlantico e domandando se non si trovi nelle vicinanze qualche nave carica di petrolio. Per fortuna una nave petrolifera, il Narraganseit, riceve il messaggio e accorre in aiuto: appena giunta, getta in mare molte tonnellate di petrolio: l’effetto è meraviglioso: le acque si calmano: si posson mettere in mare i battelli e salvare 521 persone delle 647, Le altre 126 eran già morte bruciate o annegate nei canotti del Volturno.
Questo fatto dimostra ancora una volta l’efficacia dell’olio e del petrolio come pacificatori delle onde. Il fenomeno è noto fin dalla remota antichità, ma la sua spiegazione è recente. Il prof. Clerc-Rampal ce la dà nel suo interessante libro intitolato La mer.
L’olio (o il petrolio) agisce in due maniere.
Anzitutto esso diminuisce la presa del vento sull’acqua, il vento scivola sulla superficie oleata, e il sollevamento delle onde è diminuito. Inoltre, esso agisce per la sua tensione superficiale, maggiore di quella dell’acqua e che produce un effetto simile a quello di una membrana di caucciù, ostacolando la elevazione delle onde e, per così dire, schiacciandole.
Una cosa è sorprendente, in questo fenomeno: la sproporzione fra il sottilissimo strato dell’olio e l’effetto che esso produce. Infatti bastano pochi litri d’olio, versanti a poco a poco, per calmare il mare durante un paio d’ore.”


Pulcini elettrizzati. — I felici risultati ottenuti sullo sviluppo delle piante per mezzo della elettricità hanno indotto il prof. T. Thome Baker a cercare se le onde elettriche abbiano un eguale effetto sugli organismi animali. I suoi esperimenti si svolsero in un grandissimo stabilimento di pollicoltura, forse il più grande del mondo, che trovasi a Poole in Inghilterra.
Quattordicimila pulcini furono messi dentro gabbie circondate da fili di rame isolati, nei quali passava una corrente elettrica ad alta tensione. I pulcini erano tanto carichi di elettricità che, avvicinando un dito al loro becco, scattavano scintille.
Dopo cinque settimane di vita, i pulcini così trattati avevano un peso eguale a quello che normalmente hanno i pulcini di tre mesi. La loro mortalità era inferiore del 50 per cento a quella normale.
Il Baker spiega questo risultato col fatto che la corrente elettrica favorisce ed eccita la circolazione del sangue, poiché diminuisce la viscosità di questo, e da ciò deriva una maggior proficuità della funzione digestiva.
Non sappiamo se questo metodo ci darà pulcini di maggiori dimensioni definitive; ma, ad ogni modo, l’acceleramento dello sviluppo rappresenta praticamente un grande vantaggio perché nelle imprese industriali il tempo è denaro.”