di A. Molinari.
Da Sapere, Anno I, Volume II, N. 23, 15 Dicembre 1935.
“La produzione di cifre statistiche ha avuto in questi ultimi decenni uno sviluppo imponente in tutti i Paesi più civili. Il mondo moderno è insaziabile di statistiche e lo sarà ancor più in avvenire: conseguenza inevitabile dell’incessante progresso tecnico e scientifico; della complessità della moderna economia mondiale; dell’accresciuto livello intellettuale dei popoli, che li rende assetati di conoscenze; e, particolarmente, dell’intervento dello Stato — che si accentua sempre più in tutte le Nazioni — nel controllo o nella direzione della vita economica, nelle questioni demografiche, nei rapporti sociali, negli scambi.
Le cifre diventano, così, non solo elementi indispensabili di documentazione dei fatti e della loro dinamica, ma delicati e preziosi strumenti di comando, in un mondo che è divenuto un immenso laboratorio di grandiose esperienze tecniche, economiche e sociali.
Mai come oggi appaiono attuali le massime che ornano i frontoni dell’Istituto Centrale di Statistica, la più grande fucina nazionale delle cifre: numerus rerum omnium nodus; numerus reipublicae fundamentum.
E la statistica invade, ormai, ogni campo dell’attività umana; si può dire che nessun giornalista, nessun imprenditore, studioso, scienziato, uomo di governo, non sia oggi costretto a ricorrere alle copiose fonti delle cifre ufficiali, la cui massa si accresce ogni anno: la “produzione” annua dell’Istituto Centrale di Statistica da circa 5.000 pagine nel 1930 si avvia ora verso le 20.000!
Ultimo campo, in ordine di tempo, con il quale la statistica è venuta a contatto, è la cinematografia. Le prime realizzazioni in questa zona sono state fatte in Italia, da italiani, valendosi di una tecnica speciale (cfr. SAPERE n. 17 e n. 19), che si avvicina a quella dei cartoni animati, che tanto successo hanno avuto nel mondo. Sono così nuove prospettive, luminose… e sonore, che si schiudono alla statistica come mezzo di propaganda, di cultura e di educazione.
Se l’efficacia espressiva e l’eloquenza delle cifre sono ormai un luogo comune, il gran pubblico ignora quanto lavoro si celi dietro le tabelle che sintetizzano e condensano, in pochi numeri, fenomeni d’importanza capitale.
La preparazione e la pubblicazione delle statistiche si possono, oggi paragonare a una vera e propria azienda industriale con le sue materie prime, i suoi cicli e i suoi processi di lavorazione, i suoi operai specializzati, il suo imponente macchinario moderno, i suoi prodotti intermedi e finiti, i suoi consumatori.
Vediamo come si svolge nelle sue linee schematiche questa curiosa “industria” presso il nostro Istituto Centrale di Statistica, che è fra i più importanti e i più modernamente attrezzati uffici di statistica d’Europa (vedi contro il diagramma di lavoro).
La materia prima è costituita da immense quantità di moduli, fogli, schede, questionari, dei formati più diversi — i cosiddetti modelli di rilevazione — raccolti ordinatamente in grandiosi magazzini (fig. 1) che ne possono contenere alcune centinaia di milioni. Questi modelli — predisposti dopo pazienti studi in collaborazione con esperti e scienziati — portano la descrizione, più o meno dettagliata, di fenomeni relativi alla vita dei singoli e della nazione: nati, matrimoni, immigrati, emigrati, malati, morti; fogli dei censimenti demografici, delle aziende industriali, commerciali, agricole; produzione; importazione, esportazione; prezzi, consumi; ecc., ecc.
I modelli trasmessi, in bianco, dal centro alla periferia, vi ritornano compilati in base a norme che debbono essere rigorosamente rispettate. Questa materia grezza, prima di essere utilizzata subisce uno speciale “trattamento”, inteso ad assicurare l’attendibilità e l’esattezza delle notizie raccolte. I modelli, uno per uno, sono attentamente esaminati, per scartare quelli incompleti o contenenti notizie errate, o, come viene detto in gergo statistico, fra loro “incompatibili”. Questo oneroso lavoro — nonostante gli accorgimenti tecnici che consentono di rilevare con rapidità errori o lacune — assorbe talvolta fino al 30-40% della spesa. Questa fase, in cui domina ancora sovrano il lavoro dell’uomo,è la più delicata, ma anche la più necessaria, per non compromettere la bontà del prodotto finale. Oggi l’insegna della Statistica è quella che il Capo del Governo — da cui l’Istituto, da lui ideato e fondato nel 1926, direttamente dipende e che Egli segue, vigila, aiuta e sprona con interessamento quotidiano — ha dettato fin dall’epoca della fondazione: «il segno della statistica deve essere quello della piena verità, piacevole o spiacevole che sia».
Prima di iniziare il processo vero e proprio di trasformazione, la materia prima deve subire un altro “trattamento” importante: ogni indicazione descrittiva, contenuta nei modelli di rilevazione, deve essere numerata, con un numero convenzionale preventivamente fissato in base ai cosiddetti “piani di spoglio”: nell’officina delle cifre tutto deve essere trasformato in numeri! (fig. 2)
Solo quando la materia prima è stata così “confezionata” può entrare nel regno delle macchine. La lavorazione si compie con un macchinario speciale, oggi prevalentemente di invenzione americana, il cui principio informativo, quello delle cartoline perforate, è stato derivato dal telaio Jacquard. Il primo brevetto risale al 1889.
La prima macchina che entra in funzione è la cosiddetta “perforatrice” automatica (a funzionamento elettrico) che ha essenzialmente il compito di sostituire ai modelli di rilevazione — di qualsiasi formato e contenenti un qualsiasi numero di notizie — delle cartoline statistiche (fig. 2), del formato-tipo (di centimetri 18,7 x 8,8), più o meno perforate a seconda del numero delle notizie contenute nel modello di rilevazione. Sulla cartolina statistica sono stampate 45 (e talvolta fino a 90) colonne verticali di numeri: in ogni colonna sono stampati i numeri dall’1 al 12. Una cartolina a 45 colonne contiene, quindi, 540 numeri. Ad ognuno di questi numeri si può far corrispondere — in base ad un piano di numerazione convenzionale all’uopo predisposto — una delle notizie contenute nei modelli di rilevazione, per modo che ai numeri che si trovano nella stessa posizione (che occupano cioè nella stessa colonna lo stesso posto) corrispondano notizie identiche. Accorgimenti aritmetici consentono talvolta di riferire ai 540 numeri della cartolina statistica un numero di notizie molto maggiore.
La perforatrice (fig. 3) è munita di una tastiera di 12 tasti, che corrispondono ai 12 numeri di ciascuna colonna della cartolina; l’operatore batte sulla tastiera i numeri che si trovano scritti sul modello di rilevazione e la cartolina, immessa automaticamente nella macchina, viene perforata. (fig. 2) nella posizione dovuta e gettata in un serbatoio di raccolta. Gli operatori più esperti compiono questo lavoro con una velocità di 5-6 battute per secondo.
Occorre però accertarsi che l’operatore, nel perforare le cartoline non abbia commesso errori: è necessario, quindi, verificare, una per una le schede, ciò che oggi può essere fatto con apposite ingegnose macchine “controllatrici”, che hanno struttura e funzionamento analoghi a quelli delle perforatrici e che scattano automaticamente le cartoline errate.
Spetta ora alle macchine di assolvere il compito fondamentale, quello di separare, da tutta questa immensa massa di cartoline e di dati, le notizie e le caratteristiche comuni che interessa di mettere in evidenza per sommarle o classificarle secondo le combinazioni più espressive che dovranno figurare nelle pubblicazioni (ad es., per i nati, tutte le cartoline dei nati dello stesso ordine di generazione partoriti da madri della stessa età, nati da padri aventi la stessa professione, ecc., ecc.).
La massa delle schede perforate viene, per così dire, versata in apposite macchine (meccaniche o elettriche) dette “classificatrici” o “selezionatrici” (fig. 4) dove, una per una, con una velocità di circa 25.000 e più schede all’ora, vengono fatte passare — con un apposito dispositivo — sotto un pettine dotato di un movimento dall’alto in basso. I denti del pettine sono costituiti da 12 aghi (corrispondenti ai 12 numeri delle colonne di ciascuna cartolina) che si abbassano sulle schede; se gli aghi incontrano, nella scheda; sottostante, un foro, lo attraversano e, a seconda della posizione del foro, la cartolina viene trasportata, da rulli in movimento, e gettata in un serbatoio (vi sono 12 serbatoi corrispondenti ai 12 numeri di ciascuna colonna della cartolina). Contemporaneamente, su appositi contatori, di cui sono muniti i serbatoi, viene contato il numero delle schede in essi versate. Nei serbatoi si raccolgono quindi solo le cartoline aventi eguali caratteristiche. Attraverso successivi passaggi delle cartoline, queste si possono classificare secondo tutte le combinazioni volute.
Le cifre indicate dai contatori vengono, via via, trascritte, a mano o automaticamente, su apposite tavole (tavole di macchina) che, dopo successivi riepiloghi e controlli (con il sussidio di diversissime macchine addizionatrici e calcolatrici ormai in uso in tutti gli uffici) sono quasi pronte per la pubblicazione: manca solo una rifinitura finale, compiuta da specialisti, affinché sia curata l’estetica delle tavole statistiche, estetica altamente apprezzata dai consumatori e dai tecnici e che affatica gli statistici ed… i tipografi.
Così da una massa gigantesca di modelli — che si susseguono in un ordine qualsiasi — vengono estratte tutte le schede che contengono le stesse notizie o combinazioni di notizie, come se speciali calamite fossero state immerse nella massa informe dei dati e ciascuna avesse attratto a sé le schede aventi determinate caratteristiche e solo quelle.
Le cartoline perforate — che costituiscono i “prodotti intermedi” della nostra industria — sono custodite in speciali mobili di ferro (fig. 1), pronte ad essere “spagliate” per nuove ricerche.
Il ciclo è così chiuso. Ma perché le fasi del lavoro siano mantenute, come debbono, rigorosamente in “parallelo”, la massa della materia prima, delle cartoline e dei prodotti intermedi deve essere in continuo e regolato movimento per smistarsi fra i 5 piani dell’Istituto — allo scopo di rifornire il personale e alimentare le voraci macchine — e per ricomporsi, a lavoro esaurito, nei magazzini.
A queste macchine, che possono chiamarsi fondamentali, altre ne ha aggiunte la tecnica moderna più recente. Così si hanno tabulatrici — macchine composte di più di 20.000 pezzi — che oltre a contare le cifre delle cartoline perforate le sommano e ne imprimono i risultati e altre — veramente prodigiose — che eseguono in uno stesso tempo somme, differenze, moltiplicazioni, divisioni selezionano e scrivono i risultati.
Accanto a queste moderne macchine automatiche complesse vivono ancora, con onore, le prime macchine classificatrici, costruite 36 anni or sono, e che per certi tipi di lavoro raggiungono ancora rendimenti elevati: si tratta delle cosiddette macchine March (fig. 5), dal nome dell’inventore (un eminente statistico francese da poco scomparso, che le costruì) che vanno ricordate anche perché 18 anni prima ne brevettò e ne costruì alcuni esemplari, in tutto analoghi alle March, un italiano: l’ing. Luigi Perozzo.
La rapida e progressiva meccanizzazione della fabbrica delle cifre non è solo dovuta alle ragioni tecniche, economiche e sociali che hanno dato così grande impulso alla diffusione della macchina in ogni campo, ma ad un principio che — con quello della esattezza — deve costituire la caratteristica fondamentale delle statistiche moderne: la rapida elaborazione e pubblicazione dei dati.
Un tempo le statistiche avevano essenzialmente il carattere di notizie “storiche”; oggi, per rispondere ai bisogni dei consumatori, esse. debbono essere “attuali” e ”immediate”…
In luogo dei modesti uffici statistici di un tempo, polverosi e poveri, confinati ai margini della vita amministrativa, troviamo oggi ampie sale luminose, razionalmente disposte e tecnicamente attrezzate, in un palazzo appositamente costruito e organizzato, nel quale si raccolgono fino a 2000 persone che lavorano con alti rendimenti, col sussidio di centinaia di macchine modernissime e costose.
È qui che viene scritta e documentata la storia in cifre della Nazione in tutti i suol più svariati aspetti, dall’insieme del Regno fino alle più minuscole cellule comunali.”