La donna pesce (1883)

Da La Scienza per Tutti, Anno III, N. 5, 3 febbraio 1883.

” ■ Miss Surlina, la Regina delle acque — così diceva il colossale avviso applicato sul baraccone — è uno dei singolari esempi di persone che possono restare sott’acqua per un lasso di tempo relativamente lungo senza pericolo d’asfissia.

■ Ordinariamente lo acquario in cui si mostra il fenomeno ha 5 metri di lunghezza sulla facciata più grande e 2 metri d’altezza, è formato da lastre di vetro e pieno d’acqua leggermente colorata in verde. Cinque o sei lampade ossidriche munite di riflettori l’illuminano fortemente per trasparenza.
■ La donna-pesce si immerge, nuota e mangia sott’acqua, passa attraverso le gambe di una seggiola ed eseguisce altri consimili esercizj.
■ Ad un dato istante, cessa la musica, la giovinetta fa alcune poderose inspirazioni, poi si lascia cadere sul fondo dell’acquario ove si inginocchia colle braccia in croce. Il suo espositore osserva un orologio e conta i cinque mezzi minuti che deve durare l’immersione battendo sui vetri con un martello. In mezzo al generale silenzio, interrotto soltanto dai colpi del martello, i minuti sembrano eterni, gli spettatori provano una specie d’ angoscia, e molti di essi sentono un vero sollievo allorché la donna risale alla superficie dell’acqua (vedi figura).
■ Per ben capire cosa sieno due minuti e mezzo trascorsi senza respirare, ognuno può farne l’esperimento sopra sé stesso, e trattenere la respirazione il maggior tempo possibile mentre osserva un orologio a secondi. Ben pochi saranno quelli che resisteranno un minuto, anzi per la massima parte dovranno respirare prima che sieno trascorsi quarantacinque secondi, e solo per eccezione e con estrema difficoltà qualcuno toccherà il minuto e un quarto.
■ I pescatori di spugne, di madreperla, di ostriche perlifere del Mediterraneo, del mare delle Indie e del golto del Messico, ordinariamente rimangono sott’acqua più dì due minuti. Esempi di immersioni volontarie più lunghe di tre minuti non furono mai autenticati coll’orologio alla mano, e la durata media di quelle che questi uomini impiegano pei loro lavori è di un minuto a un minuto e mezzo. Il mestiere del palombaro, anche in tali condizioni è penosissimo. Uscendo dall’acqua essi ordinariamente rimangono per qualche tempo immobili colla faccia congestionata, cogli occhi injettati, e di sovente si vedon recere sangue proveniente dalla rottura di qualche vaso sanguigno dei polmoni. Questi operai non campano molto, alle volte muojono colpiti d’apoplessia all’uscire dall’acqua, e non di rado perdono la vista per conseguenza della congestione dei vasi dell’occhio.
■ I palombari d’ acquario, uomini e donne che si mostrano al pubblico, corrono molti rischi di meno; prima di tutto non sopportano nessuna pressione risultante dallo spessore dello strato d’acqua sotto il quale si trovano, in secondo luogo rimangono immobili, mentre i palombari pescatori, appena immersi, devono occuparsi in un lavoro attivissimo che evidentemente contribuisce ad esaurire la quantità di ossigeno che tengono nei polmoni.
■ Gli esercizj eseguiti da questi pretesi fenomeni viventi sono presso a poco sempre gli stessi; nuotare, immergersi, sdrajarsi sul fondo dell’acquario, mangiare e rimanere sott’acqua il massimo possibile. L’uomo-pesce ne aggiungeva un altro sinsolarissimo. Egli fumava sott’acqua, ima senza emettere il fumo, poi si sdrajava sul fondo dell’acquario e soltanto allora usciva dalla sua bocca una colonna di bolle grigie che salivano alla superficie del liquido. La quantità di fumo emessa in tal guisa sembrava enorme. Se durante l’immersione di una persona non si guarda direttamente un orologio, difficilmente si può rendersi conto della durata della immersione, la quale sembra assai più lunga di quanto è realmente. Forse l’origine delle storie dei palombari prodigi è tutta riposta in questo fatto. Si narra, per esempio, che qualche tempo dopo la battaglia di Navarino (1827) nella quale colarono a fondo tanti legni, si fecero venire dei palombari jonii e siciliani per ricuperare gli oggetti preziosi giacenti in fondo al mare. Questi palombari, dice la leggenda, rimanevano sott’acqua da cinque a dicci minuti, e ce n’era uno che vi restava un quarto d’ora.
■ Evidentemente in questa istoria c’è molta esagerazione.
■ Ma d’onde proviene la facoltà che possiedono certe persone di poter rimanere senza respirare più a lungo delle altre? Gli antichi fisiologi l’attribuivano alla chiusura imperfetta del foro di Botal. Essi ragionavano così: “Se un palombaro può vivere un certo tempo senza il soccorso dei polmoni, ciò significa che il di lui cuore deve essere come quello del bambino prima della nascita, non deve aver chiuso il foro di Botal.” Il primo palombaro sottoposto all’autopsia dimostrò la falsità del ragionamento.
■ Si pretese parimenti che i palombari non si nutrissero che di vegetabili, alimentazione che dà un sangue meno ricco di globuli e per conseguenza meno avido di ossigeno. Finalmente sì è supposto che i giocolieri che si mostrano in pubblico prendessero la morfina coll’intento di rallentare la loro circolazione o la digitale per rallentare le palpitazioni del cuore.
■ Codesti espedienti non possono esser messi in pratica senza pericolo; piuttosto sembra probabile che la facoltà di sospendere per qualche tempo la respirazione debbasi ascrivere ad un grande sviluppo polmonare, a polmoni di grande volume e perfettamente sani.
■ La professione di palombaro sotto questo riguardo si avvicina a quella di corridore, di ginnasta ed anche a quella di cantante. Infatti alla massima parte di noi riuscirebbe impossibile così di correre per parecchi chilometri come fanno i corridori di professione, o di cantare a voce spiegata per parecchie ore di seguito come i cantanti nelle opere in musica, quanto di rimanere come miss Surlina ed i suoi confratelli per due minuti o due minuti e mezzo sott’acqua, e ciò per la medesima causa: l’insufficienza dello sviluppo dei nostri polmoni.”