Da La Scienza per Tutti, Anno XVI, N. 20, 15 novembre 1909.
Del prof. E. Molinari.
“■ E ormai accertato che dal giorno in cui si scoprì nei microbî la causa prima delle malattie infettive e della loro diffusione, l’igiene sociale ha fatto un grande progresso, combattendo o paralizzando l’azione di questi propagatori del male, mediante l’ausilio benefico della chimica, che indicò agli igienisti ed ai medici efficacissime sostanze medicinali per quei terribili microrganismi. Non oseremmo però affermare che le misure prese o che si prendono per la difesa sociale contro il pericolo della diffusione delle malattie infettive, siano tutte fruttuose, anzi potremmo asserire con tutta sicurezza che la lotta contro i bacterî patogeni è impostata in modo ancor quasi infantile.
■ Pochi microbî, che si trovino in ambiente adatto al loro sviluppo, si riproducono con una rapidità addirittura prodigiosa. Per semplice segmentazione, che può avvenire in pochi minuti o in poche ore, il loro numero cresce in proporzione geometrica: da due ne prendono origine quattro; da cento, duecento; da un milione, due milioni, ecc., sempre nella stessa unità di tempo; da ciò si comprende facilmente come tutte le specie di bacterî si trovino diffusissime in natura e possono moltiplicarsi in modo sorprendente non appena le condizioni di temperatura e di nutrizione siano favorevoli al loro sviluppo.
■ Sarebbe puerile quindi il credere di poter liberare il mondo da tutti i microbî patogeni, solo perché possediamo degli agenti microbicidi potentissimi. L’igiene moderna c’insegna che l’aiuto più efficace in questa lotta titanica di preservazione sociale, dovrebbe consistere nel contrapporre all’azione malefica dei bacterî, degli organismi umani resistenti, invulnerabili, capaci di creare in sé stessi, colle proprie forze naturali, gli antidoti (antitossine) ai veleni (tossine) che quei germi diffondono in questi organismi.
■ Ma in attesa che venga il giorno in cui le condizioni sociali permetteranno a tutti gli uomini di contrapporre ai morbi degli organismi non sfibrati dall’eccessivo lavoro e deboli per denutrizione o guasti dagli abusi e dai vizi, dovremo accontentarci di lottare colle poche ed uniche armi che la scienza oggi ci porge.
■ Non sputare in terra, non sollevar polvere, non toccare indumenti infetti, non avvicinare persone ammalate, non dimenticare la vaccinazione contro il vaiuolo, la difterite, il colera, la peste, la rabbia, non bere latte non bollito, non mangiare carni e verdure crude, non bere acqua di pozzo o di fiume, non baciare…, e tutto ciò per preservare o per l’illusione di preservare in parte la nostra incolumità organica, la nostra salute, per diminuire almeno le probabilità degli attacchi microbici. E allora se la nostra vita dev’essere tormentata da queste innumerevoli preoccupazioni, se il programma della nostra difesa non ci permette, oggi, altra tattica meno tormentosa, allora, non foss’altro che per rispetto alla logica, andiamo sino in fondo e difendiamoci anche dai probabili contagi che ci possono venire dai libri delle biblioteche che passarono per tante mani, che furono il conforto fuggevole di tanti ammalati, che consolarono le notti insonni e forse gli ultimi momenti di vita di poveri esseri, vittime della micidiale azione dei morbi che non perdonano.
■ Chi può dire quanti bacterî patogeni e quante infezioni sono diffuse dai libri delle biblioteche e specialmente da quelli più letti? E chi ha mai fatto delle indagini serie e sistematiche per stabilire sin dove e quanto i libri contribuiscono alla diffusione dei morbi?
■ Abbiamo alcune memorie di medici e di igienisti che studiarono da vicino alcuni casi particolari, che però sono molto sintomatici e di una portata assai grande per la possibilità, sempre sussistente, della loro generalizzazione. Così il dott. Josias cita il caso di una madre e d’una figlia che contrassero la scarlattina toccando dei libri appartenenti ad un’istitutrice congedata alcuni mesi prima e malata di quella malattia.
■ Infatti certi bacteri vivono sulla carta per dei mesi, magari senza moltiplicarsi troppo, ma conservando tutte le loro proprietà virulente che saranno domani fatali in altro ambiente più adatto alla loro prodigiosa riproduzione.
■ Il prof. Brouardel ricorda come si propagasse un’epidemia di tubercolosi fra gli scritturali addetti all’archivio dell’ospedale di Kharkoff in Russia, solamente perché uno degli Impiegati stessi, che si trovava tubercoloso al secondo stadio, aveva la cattiva abitudine di bagnare il dito per voltare le pagine dei registri.
■ I chirurghi militari francesi hanno scoperto i germi patogeni della tubercolosi negli archivi di varî ospedali militari; ed il dott. Knop di Nuova York, cita il caso di venti impiegati contaminati da tubercolosi in una casa di salute di quella città, maneggiandone i registri previamente toccati da un loro compagno infetto.
■ Questi pochi esempi valgano a dimostrare quanto importante ed urgente sia la soluzione del problema della disinfezione dei libri in generale e di quelli delle biblioteche pubbliche in modo speciale. Per meglio comprendere la portata della questione, anche solo per l’Italia, basti riflettere che da noi si contano 40 grandi biblioteche governative che distribuiscono in lettura complessivamente 1800000 opere all’anno, a circa un milione di lettori (nel 1906), e precisamente 100000 opere circa vengono date in lettura a domicilio, il restante è consultato nelle sale stesse delle biblioteche. Ma ben più numerose sono le biblioteche comunali, provinciali, quelle annesse alle scuole, alle Camere di Commercio, ai Seminari, ecc., che complessivamente superano il migliaio, e a queste vanno aggiunte altre 500 biblioteche attivissime fondate da società private, gabinetti di lettura, biblioteche popolari e circolanti.
■ Il movimento dei libri delle benemerite biblioteche popolari va acquistando sempre maggiore importanza. E a Parigi nel 1874 esistevano solo 8 biblioteche popolari che possedevano 33000 volumi, nel 1904 se ne contavano 81 con 340000 volumi complessivamente. A Trieste nel 1908 le biblioteche popolari han dato in lettura 97000 volumi. Soltanto a Milano queste biblioteche, fondate e sussidiate in parte dalla Società Umanitaria, fecero circolare 156000 libri nel 1906 e 204640 nel 1908 (di cui 159220 a domicilio e 45420 nelle sedi). A Busto Arsizio 3933 volumi; ad Intra 10500. La Camera del Lavoro di Monza nel 1908 ha dato in lettura 1253 volumi, quella di Milano 26570.
■ Ma queste cifre dell’Italia sono cosa ben meschina confronto a quelle delle altre nazioni civili; basti ricordare gli Stati Uniti che contano circa 7000 biblioteche con più di 1000 volumi ciascuna e che complessivamente contano 60 milioni di volumi, e altre 10000 biblioteche con meno di 1900 volumi ciascuna e che complessivamente contano 8 milioni di volumi. La biblioteca pubblica di Boston fa circolare annualmente un milione e mezzo di volumi!
■ Per impedire la diffusione di malattie infettive mediante la circolazione dei libri si sono da tempo avanzate molte proposte, alcune delle quali assai radicali. In alcune città d’Inghilterra e della Scozia le biblioteche circolanti ricevono ogni giorno la lista dei casi di malattie infettive, ed esse controllano se quei malati hanno in lettura dei libri della biblioteca, nel qual caso predispongono per la disinfezione quando vengono restituiti, e in alcuni casi per la distruzione come si usa a Bradford, a Birkenhead ed in altre città. Quest’ultimo sistema non troverebbe certo dei seguaci in Italia, dove le biblioteche non hanno dei bilanci così pingui da permettere questa allegra distruzione di libri… bacteriologicamente sospetti o pericolosi.
■ Meno onerosa e più facile è certamente la disinfezione dei libri, di tutti i libri che le biblioteche danno in lettura. E però se tutti sono concordi sulla necessità della disinfezione, il disaccordo invece è ancora grande sul modo o sul processo per eseguire questa operazione.
ll Krauz propose l’azione di una corrente di vapor d’acqua a forte pressione sui libri da disinfettare, durante una quarantina di minuti. Le prove fatte furono in molti casi disastrose, specialmente per la legatura dei libri, sicché il processo non trovò molti seguaci.
■ Berlioz e Championnère consigliarono di lasciare per due ore i libri alla temperatura di 110° in presenza di vapori di aldeide formica. La disinfezione è sicura, anche pei microbî più virulenti e più resistenti, ma non lieve danno ne risentono le legature e certe carte o disegni, specialmente poi i colori.
■ Questo processo venne però perfezionato, in questi ultimi tempi, da Marsoulan, che lo applicò alla biblioteca delle scuole elementari di Montreuil, presso Parigi.
■ I libri vengono dapprima liberati dalla polvere sbattendoli in una cassa chiusa con delle aste mosse dall’esterno con una manovella, mentre funziona lateralmente un ventilatore che spinge la polvere sotto un fornello di carbone acceso, posto alla parete opposta; la polvere più pesante cade sul fondo dove si trova della segatura imbevuta di un energico antisettico.
■ Dopo ciò si rovesciano indietro le copertine del libro appendendole con pinze alle aste d’un telaio a cremagliera, che viene spinto su rotelle, nell’interno d’una stufa chiudibile ermeticamente. Nel centro della stufa si trova un serbatoio contenente la soluzione di aldeide formica (formalina), nella quale pesca un feltro movibile dall’esterno per facilitare l’evaporazione dell’aldeide quando la soluzione e la stufa sono scaldate, con tubi di vapore indiretto, sino alla temperatura di 60°. L’eccesso di vapori di aldeide formica, d’odore molto sgradevole e pungente, si sfoga da un apposito tubo-fumaiuolo (v. figg. 1 e 2) e allora si sospende il riscaldamento e si lasciano i libri nella stufa sino al giorno successivo, per essere poi levati perfettamente disinfettati.
■ Per quanto questo processo rappresenti un notevole progresso in confronto ai sistemi di disinfezione basati sull’uso di sostanze liquide — nelle quali gli oggetti da disinfettare vengono immersi o colle quali vengono spruzzati senza la garanzia che il liquido antisettico sia arrivato in contatto colle parti più nascoste, più riparate — tuttavia a quel processo si può rimproverare l’eccessivo spreco di formalina e la lentezza della disinfezione completa.
■ È bensì vero che dove non arriva il liquido arriva sempre il gas disinfettante, perché le sue molecole libere, dotate di movimento e di grande velocità, come quelle di tutti i gas, arrivano nei punti più nascosti; ma è altresì vero che se in quei punti più nascosti vi è già rinchiuso un altro gas, l’aria, il disinfettante stenta a giungervi e a spostarlo per poter esercitare la sua azione.
■ Da qui la necessità di migliorare il processo eliminando sin da principio tutta l’aria, facendo cioè la disinfezione in recipienti nei quali si possa fare il vuoto.
■ E su questo principio si basa il processo del Desinfektionsapparatebauanstalt di Weimar, illustrato nelle figure 3 e 6. La sospensione dei libri potrebbe essere come quella descritta più sopra o si potrebbe usare anche la disposizione semplice di appoggiare i libri in costa coi cartoni allargati (fig. 4) o disponendoli sui graticci scorrevoli, come si vede nelle figg. 3 e 5. II processo si basa sul fatto sperimentalmente più volte dimostrato che la formalina mista a vapor d’acqua, alla temperatura di 60° a pressione ridotta, uccide entro un’ora tutti i bacteri e le corrispondenti spore anche più resistenti. Dopo introdotti i libri e chiusa ermeticamente la camera cilindrica, si comincia a scaldare l’ambiente interno per mezzo di vapore che passa nei tubi nervati disposti nella parte inferiore dell’apparecchio, poi si asporta l’aria per mezzo di una piccola pompa che fa il vuoto sino a 700 mm., allora si fa arrivare un getto di vapore d’acqua misto a formalina; il vapore che ha una temperatura superiore a 100° prima di entrare nell’apparecchio, lo abbassa, sino a 60-69 nell’espandersi nell’apparecchio, dove la pressione è ridotta a 1/10 di atmosfera. Si può asportare colla pompa una volta o due anche questi primi vapori, e poi si lascia il tutto in riposo, per 70-80 minuti. La disinfezione così è completa; si lascia allora entrare l’aria e si levano i libri completamente asciutti.
■ Questo apparecchio venne ripetutamente provato in Germania negli ospedali, nelle scuole, nell’esercito, ecc., e sempre con risultati soddisfacenti. Il consumo di formalina è inferiore a 1 litro per ogni metro cubo di volume dell’apparecchio.
■ Recentemente il professor A. Gärtner propose d’impiegare nel suddetto apparato, come sostanza disinfettante, una miscela di vapor d’acqua e di vapori d’alcool, mantenendo la temperatura a 55-60° e la pressione ridotta a 1/10 di atmosfera. In un’ora e mezza o due la disinfezione è perfetta ed i libri, dopo arieggiati, non conservano più alcun odore, il che talvolta non riesce colla formaldeide.
■ Pare però che le rilegature più delicate, in pelle ed oro, mentre resistono molto bene a quelle operazioni per alcune volte, finiscono poi col logorarsi alquanto, diventando fragili dopo numerose disinfezioni; perciò i bibliotecari devono in questi casi usare tutte le precauzioni, limitando la durata della disinfezione al minor tempo possibile (50-60 minuti) e dando in generale la preferenza, nelle nuove rilegature, a quelle in tela, che sono notevolmente più economiche di quelle in pelle.
■ È da augurarsi che le nostre grandi biblioteche pubbliche e specialmente quelle popolari, che sono destinate in avvenire ad un grande incremento, sappiano apprezzare la non lieve responsabilità che su esse pesa, lasciando circolare impunemente fra il pubblico dei libri che passarono per le mani di persone affette da malattie contagiose.
■ Né potrebbe valere come scusa la mancanza di mezzi finanziari, perché una volta che la Scienza ha stabilito le condizioni precise per arrivare alla sicura disinfezione, le biblioteche che non possono acquistare degli apparecchi troppo costosi, possono sceglierne dei più modesti, o possono anche, seguendo quelle prescrizioni, montare esse stesse dei congegni economici che soddisfino egualmente allo scopo. La soluzione di questo problema non è soltanto utile ma anche urgente!”