Il tango sotto processo (1914)

Voce dalla rubrica “Varietà”, da Rivista Enciclopedica Contemporanea, 1914.

“Il tango è la nuova frenesia sociale, ed è giusto parlarne. Esso ha avuto i suoi giorni di trionfo e le ore avverse. L’Imperatore di Germania lo ha proibito agli ufficiali; il Re el a Regina d’Italia hanno fatto sapere che non intendono si balli il tango nelle feste in cui interverranno.
Un giornale di Londra volle fare una specie di inchiesta sopratutto nell’alta aristocrazia. Trasceriviamo le principali risposte raccolte.
La Duchessa di Norfolk: «…. il tango, sia per se stesso come per le censure cui va incontro, non si confà alla natura ed allo spirito degli inglesi».
La viscontessa «di Castlereagh : «Non l’ho mai veduto danzare in Inghilterra, ma si tratta certo di una mania passeggiera».
La viscontessa Templetown: «Spero molto che non lo vedrò ballar mai».
Lady Byron: «Il tango è una danza acrobatica, assai spesso senza grazia; ma è di moda, è ciò spiega perché ha tanti seguaci. Però è un ballo volgare, l’espressione materiale del tempo, il risultato di un’esuberanza indisciplinata, sfrenata, focosamente giovanile».
Lady Ilelmsley: «Abbastanza grazioso nella sua forma genuina. Sarebbe stato molto meglio però se si fosse lasciato alle persone di teatro».
Lady De Ramsev: «Disapprovo vivamente il tango, e non permetterò che si danzi in casa mia».
Il signor Laretta, ministro dell’Argentina a Parigi: «Il tango si balla specialmente a Buenos Aires, ma è una danza riservata alle case senza reputazione e alle taverne di infimo ordine. Gliuomini morigerati si guardano bene che le loro mogli danzino un ballo così indecente».
La duchessa di Bedford: «Il tango non l’ho mai veduto ballare, ne sento alcun bisogno di vederlo».
Lady Claverhouse Graham: «Sono della medesima opinione di quelli che combattono il tango».
Florence Lady Lacon: «Non si ritenga una danza graziosa, quantunque, se ballato bene, non gli si possa muovere nessuna accusa».
Lord Lonsdale: «So che qui c’è una corrente sfavorevole al tango. Esso può esser danzato con perfetta correttezza o con la più scorretta maniera. È bene ricordare che è stato importato dall’America del Sud, dove era danzato non solo alla presenza di signore e di gentiluomini, ma di persone di ogni classe… Io non credo che possa accrescere l’interesse delle sale da ballo, dove vi sono in genere molti istruttori i quali hanno ciascuno un’idea propria sul modo con cui dev’essere danzato. Il fatto che molte signore si sono portate seco degli istruttori in varie sale da ballo, ha sollevato un’infinità di commenti, creando ostilità alla stessa danza e un’opinione sfavorevole verso le signore che hanno agito in tal modo. Secondo me, si tratta puramente di una mania momentanea e che certamente sparirà quando il tango sarà ballato in pubbliche sale da ballo, nel modo con cui l’ho veduto danzare recentemente».
Lady Troubridge: «Al tango, secondo me, non si può muovere nessuna seria obbiezione quando è danzato con la correttezza con cui l’ho visto danzare in alcuni salotti di Londra. Esso è assai più raffinato delle molte altre danze moderne recentemente in voga. Indubbiamente, ciascuna signora è nel perfetto diritto di escludere dai suoi trattenimenti ogni danza che non le piaccia, ma mi sembra che non sia possibile censurare un ballo senza che lo si abbia visto danzare coi propri occhi. Né, d’altra parte, si può darne un giudizio sulla scorta di una o più fotografie». E dichiara che questa mania pel tango è «il risultato naturale delle tendenze della vita moderna» e che non si può perciò giudicare che da questo punto di vista. «Il tango non è certo sconveniente per le signore che vogliono danzarlo; può essere definito come una deliziosa, innocua rilassatezza di un’età che ha introdotto incredibili innovazioni sia nel lavoro come nei divertimenti».
Il barone di Forest: «Penso che il tango raggiungerà presto le ombre del passato».
Il vecchio Weldom: «Io non sono e non posso essere un’autorità in fatto di tango. Non l’ho mai visto; ma, inventato nel Sud-America o altrove, le danze dei selvaggi, per quanto modificate, difficilmente possono essere trapiantate in una società cristiana civilizzata senza offendere il buon costume. La danza fu in molte nazioni una pratica religiosa. Così lo è nel Vecchio Testamento e lo è tutt’ora, credo, nella Cattedrale di Siviglia. Ma era una danza in cui ciascun sesso ballava da sé. Dacché gli uomini e le donne hanno cominciato a ballare insieme, il ballo è divenuto più sensuale e perciò più pericoloso».
«Sono lieto perciò che ogni danza la quale violi o tenti violare la moralità sia combattuta non solo dalla Chiesa, ma anche dalla Corte.
Sono sicuro che la moda del tango, come ogni altra moda, morirà presto».
Arthur Colline: «Il tango non è riprovevole, ma può divenirlo. Non v’è nulla di male in questa danza se è danzata come si deve».
Miss Marie Tempes: «Per me il tango è noioso…. Presi lezioni, ma appena provai di ballarlo, non trovai alcuno che lo sapesse danzare a mio modo. Non è in nessun modo indecente ma può diventarlo».
Miss Gertie Millar: «Sul teatro, il tango produce un effetto straordinario, tanto che io ne debbo dare due bis per sera! Ma esso non potrà mai diventare una danza da sala da ballo».
Anche in Francia si intraprese una vera battaglia contro il tango, specialmente da parte del clero. Mons. Chollet, vescovo di Verdun, lo ha denunciato pubblicamente e lo ha proibito nella sua diocesi. L’arcivescovo di Lione, Sevin, ha dichiarato in un giornale che «questa abbominevole danza uccide la virtù ed apre la via alle più basse passioni».
Molte persone dell’alta aristocrazia francese sono però di parere perfettamente opposto.
La principessa Luciana Murat ha detto: «Il tango mi piace, e lungi dal giudicarlo disonesto, penso che non vi è ballo più casto, purché lo si danzi con uno spagnolo o con un argentino.
Quanto a me, provo una specie di riposo quando danzo il tango».
Madame Merty, la nota cantante e moglie del pittore Giorgio Scott, dice che «quando è danzato secondo le regole, il tango è un ballo innocente come un altro e può essere anche attraente».
Invece per il commediografo Abel Hermont esso «è antipatico. Le madri che permettono alle loro figlie di danzarlo sono stupide o matte, forse l’una e l’altra cosa insieme».
André de Fouquières così si esprime: «Non disapprovo il tango in un salotto privato, perché può esser danzato con decenza e signorilità; ma preferisco il boston o anche l’one step.
II tango è una danza melanconica; questo — a mio avviso — è il suo principale difetto».
Una danzatrice, Regina Badet, è di parere che «non è affatto indecente. Non vedo perché — come si dice — se ne dovrebbe restare scandolezzati.
Naturalmente, come ogni altro ballo, può divenire immodesto, ma non è questa una buona ragione per condannarlo».
In America, il tango ha molti e validi sostenitori. Ecco, in proposito, alcuni giudizi.
La signora James Lees Laidlaw, una dei capi del movimento sociale di New York e socia dei celebri Four Hundren: «Sono molto sorpresa, scrive, che le signore di Londra vogliano boicottare il tango. Esse sono padronissime di non accoglierlo in casa loro, ma sono certa che esso sopravvivrà anche a Londra. Io sono molto amante del tango come di tutte le danze nuove, pur restando modesta come si conviene ad una donna. La critica del tango è per me scortese e ipocrita. Sono perciò sicura che non lo si sopraffarà».
Ines Bossevain, che fu già una delle più ardenti suffragette e che ora gode una posizione eminente, così si esprime: «Personalmente sono molto contraria al tango, e non mi piace che si balli in casa mia, o di vederlo danzato dalle mie giovani amiche. Ma io sono una ferma credente nella libertà, e se qualcuno vuole danzarlo, io per me non trovo nulla a ridire».
Preston Gibson, la moglie del noto commediografo: «Il tango può essere ballato con grazia e con decenza, ma anche in modo sconveniente. In questo secondo caso, lo si deve boicottare…».
Duncan Fletcher, moglie del senatore Fletcher, nella Florida: «Nei primi tempi il tango si prestò indiscutibilmente a critiche, ma ora, almeno in questo paese, è stato modificato. La buona società qui non danza nessuna specie di tango che possa offendere l’onestà».”