Da Rivista Enciclopedica Contemporanea, dispensa di agosto, 1913.
Di Piero Rebora.
“■ Si sta svolgendo da qualche anno in Inghilterra la fase acuta di un rivolgimento sociale lentamente maturato nel secolo scorso, che nessuno oramai può più considerare con indifferenza, e tanto meno con scherno, come si soleva fare sul principio.
■ Il movimento suffragista inglese è giunto a tal grado d’intensità da destare la più grande apprensione nei dirigenti e nella folla.
■ Quando persone sì fanno uccidere o sopportano sevizie e prigione per una loro causa qualunque, bisogna assolutamente pensare che nei moventi di tali volontà vibrino profonde ragioni di verità e di giustizia. Il capriccio o la moda si arrestano davanti alla morte.
■ Il Governo inglese si trova ora di fronte ad un problema che lo preoccupa e lo commuove vivamente. Un numero grandissimo di parlamentari è guadagnato alla causa del suffragio femminile e passati sono i tempi nei quali si discutevano tra le risa ed i frizzi i bills, presentati intorno a tale questione.
■ Il movimento assunse tale potere politico da soltanto sette od otto anni, quantunque l’agitazione organizzata esista da assai più tempo, da cioè una cinquantina di anni circa.
■ Chi è stata la iniziatrice della rivoluzione femminista? Con ragione si considera che la prima grande sostenitrice dei diritti della donna sia stata Lady Wollstonecraft Godwin ardente rivoluzionaria irlandese, amica di Talleyrand e madre della moglie di Shelley, che nel 1792 pubblicava una notevole opera, Vindication of the Rights of Woman. che si può considerare il primo importante documento del risveglio femminista.
■ Ma il movimento isolato latente per molti decenni non trova la sua concretezza e potenza d’espansione prima del 1866 quando cioè lo stesso Stuart Mill porta in Parlamento la questione presentano una petizione in favore del suffragio femminile.
■ Seguitarono in Parlamento l’azione di propaganda femminista parecchi illustri uomini di stato; basti ricordare Fawcett e Disraeli; mentre il movimento si svolgeva pacifico ed affidandosi al mezzi costituzionali: comizi, petizioni, pubblicazioni di propaganda. Il Parlamento per nessuna altra questione fu tanto interpellato e tempestato di petizioni, come per il suffragio femminile. Si calcola che dal 1870 al 1906 siano state presentate al Governo oltre tremila petizioni, con le quali tuttavia non si ottenne nulla.
■ La grande Womens Social and Political Union non riusciva con i mezzi legali ad imporsi né all’attenzione dei governanti, né all’interesse del pubblico.
■ Nel 1896 veniva presentata una formidabile petizione firmata da 257.000 donne.
■ Neppure questo appello riusciva ad interessare seriamente il Parlamento. La stampa esercitava uno stretto ostruzionismo con gli interessi femministi. Una vera congiura del silenzio boicottava le notizie e le comunicazioni della Womens Union.
■ D’altra parte le esigenze della classe femminile, e la necessità di una conclusione dei più gravi problemi morali e sociali presente diveniva ogni giorno più seriamente pressante.
■ Cause speciali dell’Inghilterra che determinarono lo sviluppo del movimento, sono l’enorme sproporzione numerica fra i due sessi, acuita dalla forte emigrazione maschile nelle colonie, cosicché la donna si trova costretta a concorrere con gli uomini nella feroce lotta per la vita che si combatte ogni giorno nel mondo.
■ D’altra parte esiste od esisteva una grande sperequazione di trattamento di fronte all’uomo; ed è in questo campo di business che le donne inglesi combattono sopratutto la loro battaglia. Gran parte di esse devono lottare giornalmente negli uffici, travolte nel mondo degli affari come gli uomini, senza peraltro avere di questi tutti i diritti, né le possibilità di farli valere. E comprensibilissimo e giusto che una donna che lavora da mattina a sera, per esempio, in una grande banca della City, essendo trattata maschilmente in quanto riguarda la triste asperità del lavoro, pretenda di avere del sesso maschile anche i vantaggi sociali ed economici, concessi. dall’esercizio delle professioni e dalla partecipazione alla vita pubblica.
■ Dato che la donna ha dovuto necessariamente mascolinizzarsi in quello che è durezza di lavoro e lotta per la vita, questa trasformazione deve essere completa, senza di che il presente sfruttamento delle energie femminili in balìa della potestà maschile, è una vera e propria schiavitù.
■ Le premesse teoriche però non bastavano certo a cambiar le cose.
■ Verso il 1905 le donne suffragiste, stanche di una propaganda puramente accademica, che non interessava né dava frutti, risolvettero di uscire dalle loro posizioni di difesa e di prendere una vigorosa iniziativa offensiva.
■ Ed anche in questo le donne riuscirono maravigliosamente. La loro violenza, i loro mezzi rivoluzionari, le loro azioni illegali, furono né più né meno che identiche di quelle usate dagli uomini nelle loro rivoluzioni. Questa è l’argomentazione di chi vuol scagionare le suffragette dai loro indiscutibili torti.
■ Ma sfortunatamente ognuno può osservare che il moto suffragista non è sostenuto da quella matura preparazione teoretica, né da quell’onnipotente motivo ideale che deve costituire la ragione di ogni atto di violenza. Non appare nemmeno purtroppo che le donne inglesi possano combattere con le armi formidabili delle idee e del sapere. Qualcheduno può osservare che potrebbero ad esempio bruciare meno case e rompere meno roba, ma imporsi più con la bellezza delle idee e con la forza del pensiero e dell’ingegno. Perché con tante donne risolute ed attive, non si legge mai un articolo od un libro seriamente pensato, né si vede nulla o ben poco di femminile e di grande nell’arte, nella scienza, negli studi?
■ Sarebbe questo l’unico serio mezzo di mostrare la necessità della loro partecipazione alla vita pubblica.
■ Comunque sia nel 1905 cominciarono i moti suffragisti.
■ Ognuno sa in che cosa sono consistiti.
■ Quasi tutti i membri del Parlamento sono stati assaliti e talora percossi; sì è tentato d’incendiare le case dei primi ministri, poi di chiunque altro cittadino, secondo capitasse un’occasione favorevole.
■ Si devastarono dipinti e oggetti d’arte nelle gallerie; si riempirono le cassette postali d’inchiostro o di fosforo.
■ Si tagliarono i fili del telefono e del telegrafo; si strapparono binari sulle linee ferroviarie e s’’incendiarono i vagoni; si posero bombe nelle chiese, nei caffè, nei teatri.
■ Ultimamente le suffragette presero di mira le feste sportive, e specialmente le corse dei cavalli.
■ Qualcheduna si fece uccidere o ferire nell’esercizio del loro ministerio di distruzione. Ed è questo che le salva dell’accusa di follia o peggio: la tenacia e lo spirito di sacrificio cioè con cui sopportano ogni pena, ogni conseguenza delle loro azioni.
■ La giustizia comincia a prendere serie, energiche misure contro le suffragette; ma esse sopportano ogni punizione con grande calma. Lo sciopero della fame che si erano imposte, è ora sventato dalla nutrizione forzata, la quale, si dice, è una vera e propria tortura.
■ Molte suffragette militanti passano oramai buona parte dell’anno in carcere.
■ Mrs. Pankhurst dopo essersi ridotta in fin di vita a furia di prigione e di digiuni deve emigrare all’estero con parecchie altre militanti.
■ Miss Davison lascia la vita gettandosi tra le zampe dei cavalli galoppanti nel Derby. Un’altra si fa percuotere dalla folla mentre tenta di assalire Lloyd George.
■ Tutto questo non può essere un mero capriccio, né una mania effimera. Vi sono troppi elementi di massima importanza che dànno al movimento una serietà grandissima. Perché anche non si potrebbe trovare il motivo di una ribellione morale in questi atti disperatamente violenti contro lo sfarzo, contro l’ostentazione del lusso e del superfluo, contro la gente che sciala delle somme indegnamente alle corse, con belle donnine cariche di denaro sotto forma di gioielli e di pizzi, mentre ogni giorno i tribunali devono punire donne ch’ hanno rubato del pane per i loro bambini?
■ Ma purtroppo pare che le suffragiste battano con troppo esclusivismo sulla questione del voto, senza per altro chiarire bene le modalità dell’eventuale suffragio.
■ Tutte le donne devono essere elettrici? O solo le zitelle e le vedove? E quale programma svolgeranno quando il voto sarà loro dato? Cosa sperano di ottenere con esso?
■ Le donne non ce lo dicono troppo chiaramente. I loro progetti, le loro idealità non sono definite, né unanimi. Ognuna di loro propone, avanza disegni con una impressionante inconsistenza e direttiva.
■ Le loro pubblicazioni, e sopratutto l’organo ufficiale della Women’s Union, il The Suffragette, diretto da Choristabel Pankhurst, mancano affatto di serio contenuto polemico e teoretico che s’imponga alle coscienze del pubblico e che ne nutra vitalmente il pensiero.
■ Le suffragette si limitano a discutere acremente, ad insolentire spesso con spirito Llovd George, Mr. Asquith, William Archer, o chiunque altro capiti loro acconcio di attaccare ma senza portare a sostegno del loro movimento pratico nessun serio contribuito di preparazione teorica.
■ Ma esse prendono delle rivoluzioni soltanto il lato esteriore, l’espressione attiva delle volontà, la violenza; sono esse sicure che dietro a questo parossismo di volere, ci sia veramente il prodotto ideale che s’impone?
■ Si dovrebbe sperarlo: e sarebbe notevole che fossero le donne ad esempio ad insorgere per prime in una crociata etica e sociale contro la perversità del lusso e contro l’esasperazione del benessere materiale; questa sarebbe la via più nobile e grande della loro redenzione, e questo potrebbe essere un contenuto ideale che solleverebbe il loro moto oltre i limiti di una semplice concorrenza di classe. Qualche atto recente delle suffragette inglesi potrebbe pur pensare probabile questo orientamento del problema, ma è difficile il dire quanto e fin dove la forza femminile potrà continuare con successo in tale via.
■ Le donne che sentono l’esigenza del problema sono anche in Inghilterra, ancora troppo poche. La grande maggioranza preferisce fare la donna alla maniera antica. E se parteggiano con le nuove idee, lo fanno per disperazione, per bizzarria, o per civetteria. Troppo poche, io sono convinto, lo fanno disinteressatamente per convinzione propria, per personali esigenze etiche, per ideali aspirazioni sociali.
■ Questo è il lato debole del movimento suffragista; a questo dovranno porre riparo le nobili e crescenti attività delle militanti d’Inghilterra, e fra poco potremo dire del mondo.”